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Scenari

L’Italia rimane leader mondiale nella produzione di vino: prodotti 55 milioni di ettolitri

29 Marzo 2019
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di Maria Giulia Franco

Un brindisi a un nuovo record: l'Italia del vino conferma il suo ruolo di leader mondiale nella produzione e consolida la sua posizione di esportatore. 

Ecco i numeri che chiudono il 2018: 55 milioni di ettolitri prodotti, in aumento del 29% su base annua, di cui quasi 20 milioni venduti all'estero. E ancora un valore dell'export di 6,2 miliardi, cresciuto del 3,3% nel 2018, mantenendo il secondo gradino del podio dei maggiori fornitori mondiali, alle spalle della Francia. A fotografare il settore è l'Ismea, che mette in evidenza un trend di crescita del 70% in valore delle esportazioni dal 2008 allo scorso anno. A trainare le esportazioni del settore nel 2018, precisa Ismea, sono stati i vini Dop, con un aumento del 13% in volume e del 12% in valore, a fronte di una battuta d'arresto degli Igp (-23% le quantità e -15% il giro d'affari), e di volumi inferiori per i vini comuni (-22%).

Anche sul fronte dei consumi interni, i vini e soprattutto gli spumanti fanno registrare un andamento positivo; sono stati tra i pochi prodotti che hanno mostrato lo scorso anno un deciso segno più negli acquisti delle famiglie, con +5,4% per quanto riguarda la spesa per gli spumanti e +4,6% per quella dei vini fermi. Un'annata estremamente positiva sulla quale però, tiene a sottolineare l'analisi dell'Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, pesa la prospettiva di una Brexit senza accordo. Il Regno Unito, infatti, è un mercato molto importante per il settore, sopratutto per le cantine del Nord Est. Secondo Ismea, con 336 milioni di euro e una quota del 47% del mercato, prosecco e spumante tricolore hanno scalzato nel Regno Unito lo champagne francese, posizionandosi al primo posto tra le bollicine acquistate oltre Manica. Sui vini fermi l'Italia è, invece, al secondo posto tra i principali Paesi fornitori, ma in questo caso il divario tra la sua quota di mercato e quella detenuta dai produttori extra europei, come Nuova Zelanda, Cile e Australia, è meno netto e potrebbe alimentare un effetto-sostituzione. Ma c'è sempre tempo per scalare questa altra classifica.