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Scenari

Masi, “terremoto” nel Cda: lascia Renzo Rosso: “Non coinvolto nei processi decisionali”

10 Marzo 2023
Sandro Boscaini presidente Masi Agricola e Renzo Rosso fondatore Diesel Sandro Boscaini presidente Masi Agricola e Renzo Rosso fondatore Diesel

di Emanuele Scarci

Masi Agricola chiude un 2022 sostanzialmente positivo mentre Renzo Rosso ha rassegnato le dimissioni dal consiglio di amministrazione della cantina della Valpolicella.

Probabilmente un passo che anticipa la cessione del pacchetto del 10% che detiene tramite Red Circle Investments in Masi Agricola. Nel 2022 Masi ha realizzato ricavi consolidati per 74,7 milioni di euro (+12,6%), un Margine operativo lordo di 13,2 milioni (12,9 milioni l’esercizio precedente) e un utile netto di 4,5 milioni. L’indebitamento finanziario netto è di 7,7 milioni contro 2,7 del 2021. Per il presidente Sandro Boscaini, “il 2022 è stato positivo, per quanto influenzato da elementi poco controllabili e più contingenti che strutturali. Tra essi la tendenza della clientela, soprattutto estera, ad approvvigionarsi in abbondanza o ad alleggerirsi, i pesanti aumenti dei costi, sia di prodotto che operativi in generale. Dopo la pandemia e con la guerra in Europa abbiamo assistito a trend disarmonici nei vari canali distributivi e nei Paesi in cui operiamo, fattispecie che conferma l’importanza della nostra strategia di omnicanalità, ai fini sia del posizionamento di marca che di mitigazione del rischio di business”.

Le dimissioni di Rosso
Le motivazioni addotte da Mr Diesel sono “di una perdita di interesse nel rivestire la carica non essendo riuscito ad apportare un contributo professionale e innovativo ai processi gestori” e lamentando, al contempo, che il governo societario di Masi non è “in linea con gli standard di riferimento di società con azioni negoziate sui mercati di capitali”. Masi ha replicato che a Rosso “non è mai stata negata l’opportunità di esprimere le proprie valutazioni nell’ambito del dibattito consiliare, anche con riferimento al governo societario, ricordando peraltro le recenti dichiarazioni a un quotidiano nelle quali sottolinea che Masi è un’azienda ben strutturata”. In realtà Mr Diesel sembra patire la frustrazione conseguente al suo tentativo fallito di rafforzarsi in Masi, quando i risultati della cantina puntavano verso il basso, ma l’arrocco dei tre fratelli Boscaini e un patto parasociale triennale (con impegni di consultazione e voto per la nomina del cda e diritti di prelazione e covendita in caso di trasferimento delle partecipazioni sindacate) per un totale del 73,5% del capitale di Masi ha confinato Rosso in un angolo. L’imprenditore del fashion ha subito alzato la sua quota dal 7,5% al 10% (con un costo complessivo intorno ai 9 milioni di euro) per evitare ogni tentazione di delisting della società, ma oramai la partita era persa.

Rosso deve poi aver deciso di monetizzare alla prima occasione il pacchetto di azioni (ha una plusvalenza rispetto al valore di carico), infatti difficilmente pagherebbe ingaggiare una guerriglia con i soci di maggioranza di Masi, come accade nel 2019/20 con i soci di maggioranza di EcorNaturaSì. Recentemente Mr Diesel ha fondato la Brave Wine Holding e ha rilevato il 40% di Benanti e il controllo della piccola cantina barolista Vezza.

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