Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

“Stiamo ripartendo ma dobbiamo rinegoziare le assicurazioni”

25 Maggio 2012


Leo Bertozzi, direttore del Consorzio Parmigiano Reggiano 

Sono 299.700 le forme di parmigiano crollate a terra (il 50% della produzione totale danneggiata), 28 milioni e mezzo di euro i danni stimati dal Consorzio, 13 magazzini colpiti dal cedimento delle galere.

Questi i numeri del Parmigiano, che – oggi – corre gravi pericoli. Il terremoto oltre a colpire al cuore il Rinascimento italiano con i suoi palazzi e le sue torri, ha seriamente danneggiato la produzione del parmigiano reggiano. I danni al settore agroalimentare potrebbero rivelarsi superiori ai 200 milioni di euro. Cifre da capogiro.

Tra i comuni di Ferrara, Modena, Mantova e Rovigo – le zone più colpite dal sisma –  operano oltre 10.000 aziende agricole e alcune centinaia di strutture di trasformazione, lavorazione e magazzinaggio di prodotti agroalimentari. A tal proposito il danno maggiore riguarda i magazzini di conservazione del formaggio Dop Parmigiano Reggiano.Il parmigiano non nasce dal cuore della terra, ma dalla cultura dell’uomo. Dal latte di vacche nutrite con foraggi di zona selezionati e dalla sapiente abilità dei casari: la produzione del latte è, dunque, fondamentale e non così ovvia come potrebbe sembrare.

Nella zona colpita dal terremoto le aziende agricole sono il fulcro di un sistema produttivo della cosiddetta “food valley italiana”, dalla quale partono le più prestigiose produzioni agroalimentari nazionali, dal parmigiano reggiano all’aceto balsamico di Modena, dal prosciutto di Parma fino al lambrusco e che nelle sole province di Ferrara, Modena e Mantova realizza il 5% del valore della produzione agricola nazionale.

In questi giorni frenetici e di grande lavoro siamo riusciti a raggiungere telefonicamente Leo Bertozzi, direttore del Consorzio Parmigiano Reggiano, il quale – attraverso un vero lavoro di squadra – sta cercando di riportare ordine nel caos, regolarità laddove c’è anomalia.  

Sono stati censiti 13 magazzini colpiti con il crollo a terra delle scalere, altri danni riguardano perdite di prodotto in strutture di lavorazione e trasformazione. Ci può fare un commento alla luce di questi dati? Pensa che le stime siano destinate ad aumentare?
“Questi dati sono precisi e aggiornati. Ciò che adesso stiamo perfezionando è la suddivisione tra il formaggio che ha subìto danni, il quale deve essere utilizzato in tempi brevi e quello la cui stagionatura può ancora continuare. Le forme di parmigiano che sono crollate a terra sono in totale 299.700. Noi stimiamo che il 50% delle forme di parmigiano sia stato danneggiato: non può quindi continuare la stagionatura. E’ poi andato perso il 70% del parmigiano che ha fino a tre mesi di stagionatura, il 50%  che ha fino a nove mesi e il 40% del formaggio che ha fino a dodici mesi. Secondo le nostre stime per quanto riguarda le forme del parmigiano, escludendo i danni alle strutture, il danno che abbiamo quantificato ammonta 28 milioni e 500 mila euro”.  

Che tipo di umore ha riscontrato presso i consorziati?
Coscienti di quello che è successo, non piangiamo sul latte versato. Abbiamo una grande voglia di fare, di muoverci subito. I problemi ci sono, ma noi andiamo avanti anche perché la produzione non si è mai fermata neanche nei caseifici dichiarati inagibili. Il latte in questi casi è stato dirottato in altri caseifici. Dopo aver fatto il censimento delle forme andate perse e di quelle da salvare, abbiamo fatto il censimento delle strutture danneggiate e di quelle che potevano accogliere le forme ancora da conservare. E da qui siamo immediatamente ripartiti”.

Anche le mucche stanno risentendo dello sciame sismico e producono meno latte. La produzione è calata del 10%. Che tipo di soluzioni intravede per risolvere questo problema?
“La produzione del latte è influenzata anche dalle condizioni meteorologiche. Consideri che ieri abbiamo avuto una escursione di quasi 20° e questo influisce anche sugli animali. Certamente questi effetti del terremoto sugli animali rappresentano un fenomeno che dobbiamo valutare e studiare bene. Quello che posso dire è che anche nelle stalle danneggiate gli animali continuano ad essere alimentati come prima: il latte continua comunque ad essere prodotto e portato presso il caseificio. Stiamo cercando la collocazione più adeguata, evitando fenomeni di speculazioni. Il parmigiano per noi non è soltanto un prodotto, ma è il frutto del patrimonio. Il terremoto è stato grave perché oltre a provocare il crollo dei monumenti ha provocato anche il crollo del patrimonio agricolo, ma questo patrimonio continua perché la nostra attività, come le dicevo, non si è mai fermata. Ciò che è veramente perso per sempre sono le vite umane, che non hanno prezzo. Immagini cosa sarebbe successo se il terremoto invece che alle quattro del mattino si fosse manifestato alle nove, in piena attività lavorativa, sarebbero morte almeno trenta persone a magazzino. E’ questa una cosa che non riesco neanche a immaginare. Poteva quindi andare peggio”.        
         
Quale situazione economica grava nell’immediato sui caseifici?
“Questa è una domanda alla quale tengo molto. C’è una grande solidarietà da parte delle persone. Tantissimi privati, attraverso face book, si stanno proponendo ai caseifici per acquistare il formaggio danneggiato. E’ una cosa che rinfranca. C’è poi il problema delle assicurazioni, di questo si parla poco. Pochissimi caseifici sono assicurati, moltissime forme – stipate in alcuni magazzini e messe a stagionare –  rappresentavano per le banche delle garanzie a fronte di prestiti erogati a questi stessi caseifici. Le somme erogate sono state date in anticipo a fronte di queste garanzie. Adesso bisognerà rinegoziare questi prestiti perché questa garanzia del prodotto è andata persa. E’ un ulteriore problema da affrontare urgentemente e con grande spirito di solidarietà”.

Rosa Russo