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L'iniziativa

Pino Cuttaia a Pechino per rappresentare la Sicilia e studiare la cucina cinese

08 Ottobre 2012
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È  la Cina la prossima meta di Pino Cuttaia (nella foto), lo chef  bistellato del ristorante La Madia di Licata, in provincia di Agrigento.

La sua cucina sarà infatti la protagonista di Galleria Illy, in programma dal 27 ottobre al 2 dicembre all’interno di Parkview Green FangCao di Pechino, exhibition annuale itinerante sull'enogastronomia italiana, promossa dall'azienda triestina, che riunisce designer e artisti di tutto il mondo, con protagonisti gli chef stellati del Bel Paese. Perteciperanno personaggi come Liu Wei, il fotografo Sebastião Salgado, l'artista Lin Tianmiao e Lü Peng, uno dei massimi curatori e studiosi dell’arte cinese contemporanea. Alcuni studenti del Cafa, China Central Academy of Fine Arts di Pechino, si esibiranno invece in una performance artistica attorno a grandi tazze Illy.

Si tratta di un'occasione importante per lo chef siciliano che porterà così la sua cucina nella capitale del Sol Levante, cercando di trovare quei punti d'incontro tra la tradizione siciliana e quella cinese. 

“Sarà un modo – dice Cuttaia – per far conoscere un po’ di Sicilia al vasto mercato dei consumatori cinesi che potranno apprezzare i profumi ed i sapori della nostra terra. Inoltre ho cercato di pensare un menu, in vista dell'evento, che potesse collegare i nostri sapori a quelli dell'Oriente, anche perché penso che al di là della lontananza geografica, ci siano molte similitudini. Molti gesti che ci appartengono li abbiamo, in fondo, ereditati da loro,  proprio per il fatto che la  nostra terra è un crogiolo di culture –  continua Cuttaia-.  Ho pensato di proporre al pubblico cinese l'arancino, perché può rappresentare al meglio la nostra tradizione, fatta con una delle materie prime cardine della gastronomia cinese, piatto base della loro alimentazione quotidiana. Ma di punti di contatto ce ne sono tanti altri. Per esempio, un altro sapore che  richiama molto la loro tradizione e deriva da una loro “contaminazione” è quello dell'agrodolce, che  utilizzerò a Pechino per qualche altra ricetta. Proporrò anche il re della nostra pasticceria: il cannolo siciliano. E sono sicuro che lo apprezzeranno. Le scorze di cannolo fritte, a parer mio, si sposano benissimo con lo lo stile della cucina cinese, incontrano il loro gusto”.

Esprimendo  così  tutto il suo entusiasmo e la voglia di entrare in questa nuova dimensione, lo chef ci confessa di non aver ancora apprezzato la cucina cinese vera e propria.” Sono sempre stato affascinato dall'Oriente – ammette – dalle loro tradizioni culinarie. Sarà la giusta occasione per poterle apprezzare da vicino, per poterla studiare. Una fonte ricchissima dalla quale potere attingere idee per creare fusioni interessanti tra le nostre tradizioni e le loro. Purtroppo in Italia non c'è la possibilità di degustare realmente la cucina cinese. Quella offerta dai tanti locali che spopolano nelle nostre città italiane non è la veritiera, è un surrogato di quella originale. Solo andando lì potrò realmente entrare in contatto con la loro cultura”, conclude Cuttaia.

M.A.P.