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L'evento

ProWein 2017 chiude. Adesso testa proiettata al futuro: nuovi spazi e un giorno in più

22 Marzo 2017
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Prowein 2017. Una fiera che si allarga e che annuncia (minaccia?) di annettere altri due padiglioni e allungare di un giorno la sua durata. 

Di certo un palcoscenico sempre più globale dove confrontare le ambizioni dei produttori italiani che per l'occasione ritrovano unità di intenti e capacità progettuali spesso sconosciute in patria. Certo Prowein è sempre la fiera degli importatori e quindi chi lavora di più è sempre e comunque chi si muove per tempo e che ha saputo costruire relazioni commerciali nel corso degli anni. Tante piccole realtà distributive e di import partite da quasi solo un cliente in pochi anni si sono ritrovati con un portafoglio ricchissimo e sfaccettato mentre altre grandi cattedrali annaspano per un mercato frammentato e complicato come è quello tedesco.

Il fattore prezzi come sempre è critico e di difficile risoluzione con una corsa al ribasso verso i 2-3 euro a bottiglia dove la competizione è serratissima. Più in generale si assiste a Prowein più che allo scontro tra i grandi brand che non hanno bisogno della ribalta della fiera per portare avanti il loro prestigio e il loro mercato ad una lotta serrata sul prezzo che infatti vede la maggior parte delle trattative e discussioni sulla fascia “export price” tra i 3 e i 9 euro. Confrontando i listini italiani con quelli che andavano in fiera di certo c'è da non dormire proprio tranquilli e anche a livello di qualità non è che le zone storiche italiane riescano ad uscire con vini particolarmente competitivi in questo range.

Se parliamo invece dei vini top segnaliamo che c'è curiosità e voglia di scoprire e confrontarsi, ma soprattutto si riconoscono a molti produttori che hanno lavorato duramente i prezzi che certi vini meritano. Di fronte a grandi cru nostrani, a grandi Barolo, Brunello, Amarone (un beniamino dei tedeschi) c'è la voglia di regalarsi una grande emozione e il fattore prezzo passa quasi in secondo piano e lo stesso succede quando la qualità è davvero indiscutibile. Girando per la fiera si assiste a tante idee e motivazioni e un modo di vendere il vino che per molti versi avrebbe da insegnarci in termini di capacità di presentarsi uniti e uniformi (Austria, Sud Africa, Cile), per iniziative originali e sbarazzine (Spagna, Inghilterra) per le modalità di usare i grandi brand per trainare e svezzare i giovani (Portogallo) e tante iniziative dove la chiarezza e la praticità vince sulla competizione interna (Provenza).

Si lascia Düsseldorf con tante idee e tanto ottimismo, una bella iniezione di fiducia, ma anche con la convinzione che c'è da lavorare mirando molto più al sodo e alla cura delle relazione che agli effetti speciali in sè, non è più il tempo di stupire quanto quello di convincere sulla lunga distanza. Ma anche con la curiosità di vedere dove andrà questa fiera in crescita continua e alla quale Düsseldorf potrebbe anche restare stretta…ci lamentiamo di Vinitaly ma appena il numero di persone sale in città i disagi ci sono eccome anche qui! E senza il clima, il sole e i paesaggi di Verona a consolare i cuori…

C.d.G.