Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Eventi e iniziative

“Svitati”, che tasting al Vinitaly: “Tappo a vite? Elisir di lunga vita”

14 Aprile 2024
Foto di gruppo degli Foto di gruppo degli "Svitati"

Il tema fa discutere e divide, tra apocalittici e integrati, per citare Umberto Eco. Tra chi non li utilizzerebbe mai e chi ha una visione ottimistica sull’argomento. Eppure, per il gruppo degli Svitati non ci sono dubbi: il tappo a vite è il futuro. Il gruppo di produttori di vino, che ha creato il club dal nome goliardico, è stato protagonista all’apertura del Vinitaly di una masterclass organizzata in collaborazione con Cronache di Gusto e con Guala Closurers, azienda leader della produzione di tappi a vite e che da qualche tempo sta dedicando grande attenzione al mondo del vino. Al momento sono sei le cantine sparse per l’Italia che credono molto in questa chiusura che strizza l’occhio ai nuovi trend di consumo. “Ed è solo l’inizio”, dicono gli Svitati.

“Il mondo sta evolvendo e sta ragionando col tappo a vite e lo accetta. Perché l’uomo no? Non abbiamo più tempo da perdere – dice Walter Massa – Oggi chi va a cavallo?  Il cavallo sta al sughero come la macchina sta al tappo a vite. Il mondo del vino ci sta credendo. Ed ora è arrivata anche la Borgogna. Il vino poi crea amicizia, lega. Siamo tutti ragazzi degli anni ’50 e siamo obbligati a rimanere giovani”. Decisivo anche Graziano Prà: “Ho fatto una scelta radicale in cantina. Non circolano più cavatappi. Ero stufo di assaggiare vini da buttare dopo qualche anno. La chiusura a vite l’ho scoperta per la prima volta negli Stati Uniti negli anni Duemila. Un produttore neozelandese aveva sdoganato i vini di qualità col tappo a vite. La leggerissima ossidazione, presente nel tappo a vite, ti permette di assaporarlo in tutte le sue fasi, nel tempo, senza incorrere in rischi”. “Abbiamo 33 stabilimenti e produciamo 18 miliardi di chiusure, questo ci rende autorevoli per affiancare il mondo del vino – dice Emanuele Sansone, direttore generale Business Unit Italia di Guala Closures -. Siamo un’azienda sostenibile da ancor prima che il concetto divenisse di moda. Il tappo a vite è l’elisir di lunga vita per i vini e abbiamo l’obbligo di scardinare l’idea polverosa secondo cui non possa andar bene per vini da lungo affinamento. Il tappo a vite non è cheap. Costa poco sì, ma ciò non determina il suo valore. Ed è sostenibile”.

La masterclass è condotta dal giornalista Daniele Cernilli. “Interi Paesi stanno utilizzando esclusivamente i tappi a vite. In Nuova Zelanda e anche in Australia si va in questa direzione”. Precisa Massa, anticipando futuri attacchi: “I vini col tappo a vite non sono vini imbalsamati. Ma il vino deve essere pulito, sapere di buono”. Chiude Cernilli prima di passare alla degustazione: “Sperimentiamo. Non demonizziamo per partito preso”

LA DEGUSTAZIONE

I vini degustati e il confronto tra tappo a vite e in sughero

Andrea Felici – Vigna Il Cantico della Figura 2018
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Doc Tappo a vite

Andrea Felici – Vigna Il Cantico della Figura 2018
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Docg | Tappo in sughero

La distinzione appare netta già dal colore. Il primo, a vite, al naso preserva i profumi di pietra focaia. L’acidità è ben presente e facilita la salivazione. Il secondo è più maturo, già perfetto nel punto di evoluzione olfattiva; l’acidità è presente ma meno evidente.

Planeta – Eruzione 1614 Carricante 2018, Sicilia Doc | Tappo a vite

Planeta – Eruzione 1614 Carricante 2018, Sicilia Doc | Tappo in sughero

Qui il Carricante cambia il suo colore al calice, dorato più intenso nel secondo caso. Nel primo si notano i toni agrumati, di cedro, al palato acidità spinta con una nota più fenolica in bocca. Equilibrio tra astringenza e acidità, che dà complessità al gusto. Nel secondo, col sughero, il colore è più carico. I profumi sono già più maturi e l’evoluzione è più evidente. La nota fenolica è più presente, non ha un retrogusto amarognolo ma la parte di acidità ed astringenza è più slegata. Il primo è più difeso dall’evoluzione ossidativa.

Ettore Germano – Hérzu 2016, Langhe Doc Riesling | Tappo a vite

Ettore Germano – Hérzu 2016, Langhe Doc Riesling | Tappo in sughero

Nel primo si distinguono nettamente le note di idrocarburo. In bocca si sente l’acidità tipica del Riesling, in equilibrio. Se si dovesse bere al momento, tuttavia, si potrebbe considerare più pronto il secondo, col sughero. Suona il jazz il primo e il rock il secondo, citando Cernilli.

Jermann – Vintage Tunina 2013, Venezia Giulia Igt | Tappo a vite

Jermann – Vintage Tunina 2013, Venezia Giulia Igt | Tappo in sughero

Il primo all’inizio aveva un problema di riduzione che poi ha perso e ha ripreso il suo frutto. Un vino complesso, più giovanile rispetto al secondo, più maturo e con un frutto un po’ più dolce (albicocca). Nel secondo una lieve nota ammandorlata sul finale. Più integro il primo.

Graziano Prà – Otto 2012, Doc Soave Classico | Tappo a vite

Graziano Prà – Otto 2012, Doc Soave Classico | Tappo in sughero

Il primo, tappo a vite, è proprio una meraviglia. Inizia a cedere il secondo con note più ossidative.

Vigneti Massa – Monleale 2016, Colli Tortonesi Doc | Tappo a vite

Vigneti Massa – Monleale 2016, Colli Tortonesi Doc | Tappo in sughero

Il colore della Barbera è abbastanza simile, con un’unghia lievemente diversa. Il secondo è più evoluto. Il primo è più integro e con un frutto più espressivo.

Franz Haas – Schweitzer Selezione 2015
Alto Adige Pinot Nero | Tappo a Vite

Franz Haas – Schweitzer Selezione 2015
Alto Adige Pinot Nero Tappo in sughero

In questo caso, forse unico, i vini sono più vicini. Entrambi buonissimi, non esprimono grandi differenze. Il colore vira su toni più granati nel secondo; profumi leggermente più integri nel secondo, ma nulla di più da rilevare.