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Il personaggio

La nuova invenzione di Pietro Di Noto: un box a temperatura di -20° senza alimentatore

21 Gennaio 2018
Di_Noto Di_Noto

Per trasportare alimenti, ma anche farmaci. E nella seconda versione, raggiunge la temperatura di -50° con un'autonomia di 36 ore: ideale per il trasporto degli organi

di Manuela Zanni

Nella sede del vecchio oleificio della famiglia Di Noto a Castel di Tusa, in provincia di Messina, è stato presentato il brevetto internazionale “BoxGelina”, frutto di quattro anni di studi e sperimentazioni di Pietro Di Noto. 

Si tratta di una vaschetta riutilizzabile, realizzata in polietilene, che permette di trasportare prodotti alimentari e farmaceutici ad una temperatura costante di meno 20 gradi, per circa 7 ore, senza alimentatore. Abbassando ulteriormente la temperatura a meno 50 gradi, Gelina, sarà, invece, adatta al trasporto, in tutte le parti del mondo, di alimenti facilmente deperibili, perchè la sua autonomia é di 36 ore, il che la rende idonea anche al trasporto di organi per i trapianti. Il brevetto è stato realizzato grazie agli investimenti di 8 persone, che hanno creduto nel progetto costituendo  la società “Majora”, con sede a Castel di Tusa. La garanzia del box è di due anni, alla scadenza dei quali può essere rinviato in laboratorio per essere rigenerato. Il brevetto sarà presentato al Sigep di Rimini che è in corso. In questo suo ambizioso progetto, Pietro Di Noto è coadiuvato dal suo socio collaboratore Stefano Russo. Ma di Noto non è nuovo al mondo dei brevetti. Oltre a “Gelina”, infatti, ha realizzato altre due invenzioni: la prima si chiama “Mosè ” nel 1988 e fu venduta ad una società spagnola sulla produzione di energia elettrica dagli oli vegetali di scarto e non; la seconda il “Brikone” nel 2012 consistente in una miscela liquida completa surgelata per produrre un gelato naturale al 100% senza bisogno di particolare professionalità e di un laboratorio. Dal 1990 ad oggi ha realizzato oltre 50 punti vendita sparsi per il mondo tra bar, ristoranti, gelaterie e pasticcerie dei quali almeno il 90% sono ancora in piena attività generando nel tempo oltre 500 posti di lavoro.