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Il personaggio

Alessandro Grassi: Londra è la piazza migliore dove comunicare il vino italiano

23 Febbraio 2012
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Alessandro Grassi (nella foto), managing director della Grassi+ Partners PR, consulente per aziende nel panorama vitivinicolo siciliano, esprime la sua sul vino italiano e in particolare su quello siciliano.

Ribadendo che non si rietine uno specialista, ma soltanto un osservatore, un consumatore e comunicatore, sostiene che il vino non si debba trattare come argomento tecnico, piuttosto come un segno del Made in Italy, dell’Italia dell’eccellenza, “Bisogna comunicare l’eccellenza italiana – dice – anche se spesso è difficile come suonare bene uno strumento”.

“Ciò che manca all’Italia –riferisce Grassi – è proprio un sistema vino Italia che deve far parlare di sé come altri settori. Cosa che i Francesi riescono a fare. Bisognerebbe comunicare meglio il brand Italia, ma anche il brand Sicilia in maniera più diretta, creando anche delle sinergie con altri settori che abbiano lo stesso richiamo all’estero”.

E proprio su uno dei mercati più importanti come quello degli Stati Uniti, dice: “Sono stato a New York, pochi giorni fa e mi sono accorto di quanto la percezione dell’Italia all’estero fosse alquanto limitata riguardo al riconoscimento della regioni vitivinicole del nostro Paese, mentre tutti sanno dove si trova la Borgogna. Occorre migliorare la comunicazione e la promozione”.

E sulle aziende italiane, afferma che ce ne sono 150 che possono essere annoverate tra le migliori del mondo: “Non abbiamo nulla da invidiare ai francesi, dobbiamo solo imparare a comunicare, a fare sistema, cosa in cui loro riescono benissimo: questa potrebbe fare da  apripista  nella comunicazione di un prodotto che rappresenti la nostra tradizione e la nostra cultura. Ci vorrebbe un’azione mirata anche da parte dei consorzi. In Sicilia si  stenta  a comunicare i vini  anche se Assovini Sicilia, si sta già movendo nella direzione giusta.  C’è una grande opportunità adesso per l’Italia, con l’utilizzo degli OCM, circa 341 milioni di euro da utilizzare per creare delle azioni. Sicuramente il vino ha bisogno di essere comunicato in modo più easy, lasciando  da parte i tecnicismi,  ragionando invece di più sui servizi, sul food, utilizzando di più la creatività. In questo senso il web è un ottimo anticipatore di ciò che il consumatore deve portare con sé. Il futuro delle aree del vino è dunque nella comunicazione, ma anche in azioni di sistema”.

E individua in Londra una piazza importante per quelle aziende che possano far crescere l’interesse nel vino italiano attraverso un lavoro sinergico tra settori. “Ci sono le potenzialità, e facendo una campagna internazionale, con un dispendio economico minimo, si potrebbero raggiungere ottimi risultati. La cucina italiana è molto apprezzata a Londra, mentre i vini italiani ancora devono trovare il loro spazio”.

Ragionando su queste possibilità Alessandro Grassi conclude: “Londra dovrebbe essere adottata dagli Italiani e rappresentare così la porta di accesso per un maggiore riconoscimento a livello internazionale”.

Maria Antonietta Pioppo