Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Il personaggio

Montalcino, un enologo campano alla corte di Re Brunello

25 Febbraio 2014
image image


Lionel Cousin e Vincenzo Mercurio

di Francesca Ciancio

Lionel Cousin è un francese di Cognac.

La sua seconda vita è fatta di Brunello a Montalcino con l'azienda Cupano. Nella prima era un direttore della fotografia per il cinema, con collaborazioni con personaggi del calibro di Peter Greenway. L'ultimo suo viaggio di lavoro è stato in Antartico, poi ha deciso di dedicarsi interamente al Sangiovese grosso. Diventare vignaiolo a 50 anni non deve essere stato semplice, ma Lionel è sempre andato in cerca di consigli più che di consulenze. Il suo ultimo “consigliere” si chiama Vincenzo Mercurio, enologo campano, bravo e ambizioso, con belle cantine nel suo portfolio (Luigi Tecce, I Favati, San Paolo, tra le altre). S'incontrano per la prima volta a Napoli due anni fa e si piacciono: in comune hanno il grande amore per la Borgogna. La stretta di mano che sancisce l'inizio della collaborazione invece è allo scorso Vinitaly. Nel luglio scorso iniziano a lavorare.

Vincenzo dice di Lionel: l'approccio è molto stimolante, innanzitutto perché comunichiamo in francese e condividiamo gli stessi miti in Borgogna. Poi la sua terra è fantastica: è un ex bosco che non ha mai visto pesticidi. Lavorare su un terroir è esattamente questo e quello di Cupano ha una forza intrinseca potente, fatto di un terreno molto ciottoloso. Lui non ha bisogno di un enologo, Lionel rimane il direttore di orchestra, ma da uomo intelligente qual è, sente la necessità di un confronto tra persone appassionate. Riguardo a me sono contentissimo di lavorare con un'uva come il Sangiovese, aggiungo un altro tassello alla mia esperienza, che ha una matrice comune, la ricerca della qualità. Ovunque io lavori.

Lionel dice di Vincenzo: sentivo l'esigenza di allargare la mia visuale, i miei parametri. Vivo in un mondo chiuso da quando ho scelto di fare vino, ma il lavoro che faccio ha bisogno di sguardi più aperti. Di Vincenzo mi piace la sua matrice meridionale, il suo lavorare con uve in territori caldi, ottenendone vini non pesanti. Ho cominciato a riflettere seriamente sui cambiamenti climatici e credo che la scelta di un tecnico del Sud possa offrirmi nuovi approcci. Amo questo mestiere perché c'è sempre da imparare.