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Il personaggio

“Vorrei che il Marsala rinascesse”

07 Aprile 2011
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Jancis Robinson del Financial Times e curatrice di un blog famoso: “Il vino del futuro? Bianco e poco alcolico”

Da vent’anni scrive di vino nelle pagine del Financial Times, mappa tutti vini del mondo nella prestigiosa edizione di The World Atlas of Wine, oggi cura uno dei blog più seguiti al mondo (jancisrobinson.com)

, il doppio femminile di Robert Parker, Jancis Robinson, regala a Cronache di Gusto il suo punto di vista sui vini siciliani e del sud Italia. Per l’icona europea della critica del vino la Sicilia rappresenterebbe la nuova frontiera enologica d’Italia, l’Etna il territorio più interessante,mentre quello che si augura di vedere rinascere, è il territorio del Marsala. La giornalista individua il successo dei vini del Sud nel mercato anglosassone nei vitigni autoctoni e in un rapporto qualità prezzo che incoraggia i consumatori. Traccia poi il profilo del vino del futuro, che vede sempre più bianco, poco alcolico, ottenuto da cultivar indigene, sempre meno frutto di trattamenti in vigna e manipolazioni in cantina.

Qual è la posizione del Sud Italia nello scenario internazionale del vino, soprattutto nei mercati statunitensi e britannici? Avverte un consolidamento?
“Penso che i consumatori dell’Inghilterra e degli Usa abbiano una percezione positiva del vino che proviene dal Sud Italia. E infatti credo che gli inglesi, che reputo essere più informati sul vino italiano in generale rispetto agli statunitensi si sentano più predisposti e più vicini ai vini del sud che a quelli del nord poiché sembrano al palato meno complessi. Il sud Italia ha meno Doc e porta in etichetta varietà che sono più familiari ai bevitori anglosassoni, e poi sono anche meno cari in generale”.

Cosa pensa della Sicilia del vino?
“Trovo che i vini siciliani siano estremamente dinamici e sorprendenti e credo che molti amanti del vino inglesi ed americani condividano questa opinione. Il Nero d’Avola e i vini della parte occidentale dell’Isola hanno cominciato a mostrare il loro fascino dieci anni fa,da allora però i vini della parte orientale e quelli dell’Etna in particolare hanno lavorato per ottenere maggiore impatto all’estero. E abbiamo visto una netta differenza rispetto alla qualità inferiore dell’immagine dei vini siciliani degli anni‘80.Poi è interessante che qualcuno possa dire che Planeta abbia fatto un buon lavoro inserendo la Sicilia nella mappa del vino con vitigni internazionali di alta qualità, relegando le varietà autoctone nelle etichette meno costose. Ma invece è successo che i riflettori si siano accesi proprio sui vitigni siciliani e anche su altre varietà importate dal sud Italia come il Fiano che è diventato abbastanza famoso nel panorama internazionale. Non avrei certo mai pensato di vederlo importato addirittura in Australia o comparire nella linea di vini, con proprio marchio, della più grande catena britannica, parlo di Tesco, con il Tesco Finest Fiano!”

Pensa che i vini siciliani abbiano lo stesso fascino che il brand della Toscana ha esercitato all’estero?
“No, non trovo similarità tra le due regioni. La Toscana si è sempre costituita di tenute gestite da gente proveniente da fuori, invece in Sicilia hanno giocato il loro ruolo le cooperative. Sono due storie differenti. L’immagine della Sicilia oggi è quella della nuova frontiera del Sud Italia sempre con nuovi vini emergenti, che si fondano su terroir antichi che sono stati riscoperti e su varietà locali,Vini molto caratterizzati e con sapori molto vividi”.

Quale terroir e denominazione trova al momento più interessanti in Sicilia?
“Sono molto incuriosita dallo sviluppo che sto vedendo sull’Etna e che non vedo in altre parti della Sicilia che ho visitato. Ho trovato vini come quelli di Cos molto interessanti, e sono sicura che la storia non finisce qua.Voglio anche aggiungere che sono terribilmente addolorata per la morte di Marco De Bartoli e spero tanto che la sua eredità possa fiorire e che si possa ritornare a vedere la grande fama del territorio del Marsala rinascere”.

Pensa che i contraccolpi della crisi economica mondiale sulla produzione del vino siano finiti?
“Ci è parso di vedere i prezzi dei vini italiani piùmoderati e forse è questo che sta stimolando ultimamente la domanda”.

Quali saranno le tendenze del vino del futuro?
“Vedo un cambiamento di varietà indigene, locali, autoctone, verso una minore manipolazione in cantina.Molti meno interventi chimici nel vigneto. Meno legno. Meno alcol. Vini più trasparenti che hanno storie da raccontare e credo che l’epoca dei vini rossi sia finita.Noto più interesse verso i vini bianchi che sempre di più presenziano nella top quality proposta dai ristoranti di tutto il mondo”.

Manuela Laiacona