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Il premio

Bocuse d’Or, niente finale mondiale per l’Italia: lo chef Acquaroli si arrende a Budapest

13 Maggio 2016
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(Lo chef Marco Acquaroli)

Marco Acquaroli, Marco Leandri e Fabio Tacchella non ce l’hanno fatta. I tre, rispettivamente chef in gara, commis e coach, non sono riusciti a passare il turno nella finale del Bocuse d’Or.

Il primo posto è andato allo chef ungherese, il paese che ha ospitato l’evento; al secondo posto la Norvegia, terzo posto per la Svezia.
I tre italiani si sono allenati duramente ad Alba, nelle Langhe, dentro ad una cucina allestita di tutto punto. Lo chef ha potuto contare sull’aiuto di Giancarlo Perbellini, Presidente del Bocuse d’Or Italia, Fabio Tacchella che è stato il Coach Ufficiale, Luciano Tona come coordinatore, Enrico Crippa e Paolo Lopriore supervisor strategist delle ricette. Sull’altro fronte, quello creativo, Paolo Barichella, food designer di fama nazionale, ha ideato il vassoio, mentre Luca Govoni docente di Storia e cultura della cucina italiana ad Alma, ha dato il suo contributo per la ricerca iconografica e storica della cucina.

Nel corso di oltre tre mesi hanno provano il piatto di pesce e il piatto di carne (storione di Calvisius e cervo fornito da Metro Cash&Carry). Erano questi i due temi obbligatori di gara imposti dall’organizzazione Bocuse, che hanno arricchito con numerose guarnizioni di alto contenuto tecnico e il secondo, il piatto a base di cervo, è stato assemblato in modo scenografico su uno spettacolare vassoio che intendeva rappresentare al meglio la nostra cultura gastronomica e il nostro stile nazionale.

La finale europea di Budapest si è svolta nell’ambito della manifestazione Sirha Hungexpò. Le nazioni in gara erano 20 di cui 11 che hanno passato il turno e avranno accesso alla Finale Mondiale di Lione, a gennaio 2017: Ungheria, Norvegia, Svezia, Francia, Islanda, Finlandia, Olanda, Svizzera, Belgio, Danimarca, Estonia.
L’Italia nelle precedenti edizioni non è mai riuscita a superare questo scoglio ed è approdata alla finale mondiale solo grazie al ripescaggio con la “wild card”, fatta salva la menzione per il Miglior Piatto di Pesce nell’edizione 1999 di Paolo Lopriore.

C.d.G.