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L'azienda

Nel segno della tradizione secolare della distillazione: “Una nuova vita alle vinacce”

01 Aprile 2022
amaro amaro

di Giorgia Tabbita

Su una ridente collina ai piedi dell’Etna, non lontano dalla costa ionica, nel paese di Santa Venerina, sorge dal 1870 un laboratorio dove si pratica ancora l’antica arte dei maestri distillatori isolani: la Distelleria dell’Etna dei Fratelli Russo.

Anche se ottantenni, i fratelli Salvatore e Giuseppe Russo, ricordano bene ancora oggi i tanti sacrifici del padre Carmelo e l’arte da lui tramandata e che a loro volta hanno trasmesso alle nuove generazioni (ben cinque in tutto) che, con inventiva e creatività hanno fatto sì che le Distillerie, nel rispetto della tradizione, utilizzassero solo fonti di energia rinnovabile. Da pochissimo l’azienda etnea è entrata, come rappresentante della Sicilia, nel Consorzio Nazionale di Tutela della Grappa e, in questa circostanza, abbiamo conosciuto il titolare delle Distillerie Alessandro Russo e sua moglie Anna Maugeri, responsabile commerciale. Rispettivamente mente e cuore pulsante della stessa. “L’ingresso nel Consorzio è una tappa importante per la nostra azienda perché rappresenta il riconoscimento del ruolo che la Distilleria Fratelli Russo ha da 152 anni in Sicilia – racconta Anna Maugeri – ovvero l’unica azienda del settore attiva nella Sicilia Orientale con un impianto, composto da 7 colonne di distillazione, che può produrre circa 400 litri di alcool all’ora. Non possiamo che esserne orgogliosi”. Ma dietro questo riconoscimento, senz’altro importante, e dietro una storia ultracentenaria, si nasconde un mondo fatto di ricerche e obiettivi. “La fine del mondo del vino finisce con la grappa – sostiene la Maugeri – noi produciamo undici grappe monovitigno e andiamo di volta in volta in luoghi sperduti della Sicilia a raccogliere le vinacce che diversamente andrebbero buttate se non conferite in una distilleria”.

Nerello Mascalese, Catarratto, Nerello Cappuccio, ma anche Nero d’Avola, Moscato di Pantelleria e Malvasia delle Lipari. “Provo a fare innamorare i consumatori della mia azienda come se la guardessero con i miei occhi – spiega – e credo dovrebbe essere impegno di tutto il comparto della ristorazione siciliana prediligere eccellenze locali, dando loro risalto affinchè vengano conosciute e diffuse in tutto il mondo attivandone la domanda. Se dietro ad un prodotto c’è una grande storia, diventa unico nel suo genere non come prodotto in sè, ma per la sua storia”. Vincitrici dell’Alambicco d’Oro con la grappa dell’Etna, le Distillerie Russo si fondano su una ricerca accurata delle materie prime locali. Limone Igp dell’Etna per il limoncello e succo 100% di fico d’india per la loro Acquavite di fico d’india. C’è poi Zagaro, loro amaro di punta, realizzato grazie all’infusione in alcol di Arance di Ribera Dop ed erbe dell’Etna, che può essere gustato sia da solo o personalizzato con la loro linea di prodotti InVento. Diciotto aromi spray che dalla cucina gourmet al banco di un bartender vengono utilizzati per personalizzare cocktails, dolci e pietanze dividendosi in note: fruttate, floreali e speziate.

“InVento è un prodotto trasversale – prosegue la Maugeri – Se ti manca del basilico da aggiungere ai tuoi piatti dai una spruzzata et voilà, il gioco è fatto”. Ma Anna Maugeri, donna assolutamente “vulcanica”, non si è fermata, realizzando in parallelo alle Distillerie anche una linea di detergenti realizzati interamente con alcol puro alimentare, e totalmente privi di denaturanti chimici: la Russosan. “Nel mondo del vino ormai la figura della donna è più che affermata – dice – ma quello dei distillati sembra ancora appartenere alla figura maschile. Per questo ho deciso di voler rivoluzionare un’azienda storica che assolutamente deve sì ricordare le sue tradizioni, ma con un’occhio al futuro”. E tra gli obiettivi futuri, oltre quello di inserirsi a breve nella grande distribuzione, Anna Maugeri Russo sentenzia: “Voglio riportare l’Amaro Averna a Caltanissetta prima di morire. Inizialmente mi hanno presa tutti per pazza quando l’ho detto – sottolinea – ma poi ho visto che è un desiderio comune, ed è la condivisione di un sogno che muove poi tutto”.