Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'evento

Dom Pérignon presenta a Roma P2 2000: “Oltre il concetto di champagne”

14 Giugno 2017
Richard_Geoffroy_Dom Richard_Geoffroy_Dom


(Richard Geoffrey)

di Fabiola Pulieri

Lunedì sera eleganza ed emozione si sono fuse in una festa unica e magica in cui, tra un aperitivo, la registrazione delle emozioni provate durante la degustazione attraverso le immagini e una cena firmata Roscioli, alla Casa dei Cavalieri di Rodi, nella spettacolare terrazza che affaccia direttamente sui Fori Imperiali, è stato presentato il Dom Perignon P2 2000. 

A rivelare tutti i segreti di Deuxieme plenitude è stato direttamente Richard Geoffroy, chef de cave di Dom Pérignon che, senza mai sottrarsi a fotografie, interviste e brindisi, ha raccontato: “Tutti mi domandano perché per questa presentazione ho scelto Roma e la mia risposta è semplice: una delle particolarità di Dom Perignon è il tempo e la città eterna è il simbolo del tempo. Roma ha superato indenne millenni e ha conservato bellezza e fascino e quello con Roma è un legame e un rapporto particolare con l'eternità, come particolare e lunga è l'elaborazione necessaria perché si arrivi alla maturazione di un P2”. 


(Il Dom Pérignon P2 2000)

In casa Dom Perignon ogni millesimato nasce esclusivamente dalle migliori uve di un'unica annata. La vendemmia diventa una sfida per lo chef de Cave che è chiamato a seguire l'evoluzione del vino nel corso degli anni ed esercitare il suo potere di creazione attraverso le plenitude. Queste finestre di espressione rivelano l'identità del vino in maniera chiara e precisa e sono solitamente tre, di cui la P2 è il risultato di sedici anni di elaborazione durante un riposo energizzante che rende il vino intenso e vivace. La premiere plenitude si compie infatti dopo circa otto anni di elaborazione, a seconda dei vini ed è anche detta P1 la Plenitude dell'Armonia; la deuxieme plenitude si ottiene invece dopo oltre sedici anni di elaborazione in cui il vino raggiunge il suo apice di energia come nel caso del Dom Perignon P2, ed è appunto l'età dell'energia. Infine c'è la troisieme plenitude cioè la plenitude della complessità e a tal proposito Geoffroy ha scherzato dicendo che “il Dom Perignon a 40 anni non è neppure alla metà della sua pienezza e forse un giorno si deciderà di mettere in circolazione una bottiglia che si chiamerà “dopo il P3” e ha proseguito: “Le plenitude sono incontri successivi con lo stesso vino. Dopo aver assaggiato il primo si può vedere una prospettiva nel guardarlo al futuro e magari cambiarlo. Per esempio nel caso del Dom Perignon P2 2000, nel periodo della maturazione delle uve abbiamo avuto un mese di agosto piuttosto brutto a cui è seguito un evento miracoloso che è stato il tempo molto bello alla fine della maturazione e al momento della vendemmia. Quando è uscito il vino la prima volta lo abbiamo paragonato a Giano Bifronte in cui se ne vede una prospettiva e poi subito un'altra e questa seconda plenitude del 2000 ha raggiunto una maggiore consapevolezza. È come un passo di danza che avvolge”.


(La terrazza sui Fori Imperiali)

Durante la cena diversi sono stati i momenti in cui Geoffroy si è avvicinato ai tavoli a conversare con gli ospiti, ha ascoltato le impressioni sullo champagne ed ha espresso anche considerazioni sul senso profondo e sulla ricercatezza che c'è dietro ad ogni annata. A tal proposito ha detto: “Non a caso ci troviamo a Roma che è una città ispirata e che ispira. Sono convinto che l'ispirazione sia la vera identità di Dom Perignon e la sua qualità più importante è la visione, la capacità di guardare al futuro e avventurarsi nei sentieri più impervi e più marginali. La prima e principale avventura per Dom Perignon è la capacità di essere testimone che esprime tutto il gusto, tutto il carattere delle stagioni e la totalità delle esperienze vissute nelle vigne e nelle cantine, i dubbi, i successi e tutto ciò che accade. In un attimo di grande generosità Dom Perignon dona tutto ciò che ha, a tutti, con il suo champagne”.

Geoffroy ha poi proseguito: “L'intensità è un'emozione e l'emozione è memoria. La vedo come la spirale del Dna in cui il passato può continuare a nutrire il presente. Il termine plenitude sta per pienezza in senso lato e si rivolge a molti aspetti della vita. Segna quel momento nella vita in cui raggiungiamo la capacità di irradiare qualcosa oltre noi. La maturazione di Dom Perignon è il tempo che passa ed è tutto il tempo passato nella cantina di Dom Perignon a definirne la plenitudine”. Come ha detto un giornalista americano a Geoffroy durante un'intervista seguita ad una degustazione “questo champagne è beyonde and beyonde” cioè è oltre lo champagne e ancora oltre.