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L'iniziativa

Che festa Al Bicerin di Torino: sarà preparato un maxi gianduiotto da 5 chili

04 Gennaio 2020
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di Maria Giulia Franco

Una dolce sorpresa: sarà un gianduiotto gigante da 5 chili a riempire la calza dei torinesi il 6 gennaio nel giorno dell'Epifania. 

Lo storico Caffè al Bicerin di Torino, per festeggiare la Befana e la chiusura dei brindisi per i 256 anni di attività, offrirà alla cittadinanza, come da tradizione, la golosità dolciaria in misura extra-large. L'evento è previsto alle ore 15. Il locale, affacciato su piazza della Consolata, di fronte al Santuario, è noto per le cioccolaterie ottocentesche e per una storica bevanda torinese, composta da cioccolata, caffè e crema di latte, servita in piccoli bicchieri senza manico. E' ritenuto che l'origine e il nome della bevanda sia dovuta allo storico locale Caffè Al Bicerin, aperto nel 1763 dall'acquacedratario Giuseppe Dentis. Il Caffè, oggi gestito dalla famiglia di Maritè Costa che, in più di 30 anni di gestione, si impegnò – spiega una nota- “perché il suo valore venisse riconosciuto a livello nazionale e internazionale”, è stato punto di riferimento di grandi personalità: da Cavour a Pellico, da Puccini a Nietzsche, dalla Osiris a Calvino fino ad arrivare alla regina Maria Josè e Umberto II, solo per citarne alcuni. Il locale è stato trasformato spesso in set cinematografico per molte produzioni nazionali e internazionali ed è stato protagonista di una pagina della narrativa italiana: il filosofo e scrittore Umberto Eco ha ambientato alcuni passi del romanzo “Il Cimitero di Praga”. 

“Mi ero spinto sino a uno dei luoghi leggendari della Torino d'allora. Vestito da gesuita, e godendo con malizia dello stupore che suscitavo, mi recavo al Caffè Al Bicerin, – scriveva Eco – vicino alla Consolata, a prendere quel bicchiere, odoroso di latte, cacao, caffè e altri aromi. Non sapevo ancora che del bicerin avrebbe scritto persino Alexandre Dumas, uno dei miei eroi, qualche anno dopo, ma nel corso di due o tre scorribande in quel luogo magico avevo appreso tutto su quel nettare… La beatitudine di quell'ambiente dalla cornice esterna in ferro, i pannelli pubblicitari ai lati, le colonnine e i capitelli in ghisa, le boiseries interne di legno decorate da specchi e i tavolini di marmo, il bancone dietro al quale spuntavano i vasi, dal profumo di mandorla, di quaranta tipi diversi di confetti… Mi piaceva pormi in osservazione in particolare la domenica, perché la bevanda era il nettare di chi, avendo digiunato per prepararsi alla comunione, cercava conforto uscendo dalla Consolata – e il bicerin era ricercato in tempo di digiuno quaresimale perché la cioccolata calda non era considerato cibo. Ipocriti. Ma, piaceri del caffè e del cioccolato a parte, ciò che mi dava soddisfazione era apparire un altro: il fatto che la gente non sapesse chi ero davvero mi dava un senso di superiorità. Possedevo un segreto”.

Nel 2019 la Guida dei Bar d'Italia del Gambero Rosso ha attribuito al Caffè il punteggio di “3 tazzine e 2 chicchi”. Il Risorgimento e l'Unità d'Italia si dice siano passati da questo locale con il Conte Camillo Benso di Cavour. Secondo la leggenda, sembra che il Conte, liberale, laico e anticlericale, anziché accompagnare la famiglia reale al santuario, ne attendesse l'uscita comodamente seduto al tavolino sotto l'orologio, controllando da dietro le tendine l'ingresso della Consolata. E anche Giacomo Puccini racconta nelle sue memorie che ogni tanto faceva quattro passi per venire al caffè: abitava nella vicinissima via Sant'Agostino in una soffitta che egli stesso ammette di aver usato come modello per La Bohème. La regina Maria Josè e il re Umberto II passarono da qui prima di ritirarsi in esilio nel 1946. Una lettera di ringraziamento dell'ex sovrano è esposta nei locali. Questo è anche un luogo amato dagli artisti. La cosa non stupisce perché la sua atmosfera raccolta favorisce la riflessione e la concentrazione. Fra gli scrittori sono stati clienti i grandi Guido Gozzano, Italo Calvino e Mario Soldati che fu anche importante regista cinematografico e televisivo.