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L'iniziativa

Le bellezze e le bontà dell’area di Asiago: “Qui non c’è solo il celebre formaggio”

13 Luglio 2021
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di Maristella Vita

È possibile ipotizzare un viaggio nell’altopiano più alto d’Europa, alla scoperta dei suoi luoghi, la sua storia anche dolorosa e i sapori della montagna attraverso innovativi finger food ideati dai suoi chef con gli ingredienti del luogo?

Certo, infatti quale miglior modo di assaporare l’Altopiano di Asiago ed i suoi 7 comuni grazie a 7 tappe, ognuna delle quali con l’assaggio di 5 finger food e un drink a tema; più una sosta speciale, quella al famoso Osservatorio astronomico di Asiago, per vedere le stelle, ovviamente accompagnati dai “finger” di chef stellati altopianesi. Ecco “Asiago Sette Comuni in Punta di Dita”, nata dalla sinergia di tante realtà coordinate da Confcommercio Vicenza, con la collaborazione di Confartigianato e Coldiretti ed il sostegno della Camera di Commercio, i comuni di Asiago, Foza, Lusiana Conco e Roana, e che ha visto la partecipazione speciale di ben 34 chef di altrettanti ristoranti, malghe, rifugi e pasticcerie pronti ed entusiasti di lavorare insieme. Artefice della formazione degli chef – molti di esperienza e altri giovani promesse della cucina italiana – sull’arte del gusto in un sol boccone, Gianluca Tomasi, General Manager della Nic Nazionale Italiana Cuochi e da anni grande esperto di finger food; assieme allo chef presentatore Marco Valletta e Massimo Spallino, Fipe e Portavoce dei Ristoratori del Mandamento dell’Altopiano di Asiago, promotore del progetto e catalizzatore dei tanti colleghi che hanno accettato questa innovativa sfida.

“Sono stati abbattuti i muri delle nostre cucine – esordisce chef Spallino – non era facile, abbiamo creato un bel gruppo. I lunghi tempi di fermo causa Covid sono stati duri ma utili per imparare a lavorare insieme”. Quali i prodotti locali? Il principe è il Formaggio Asiago Dop reinterpretato spesso nelle ricette, ma anche il reinterpretato quasi centenario Kranebet (Distilleria Rossi D’Asiago) amaro bianco ottenuto dalla distillazione di bacche di ginepro, per non dire del miele e marmellate (Rigoni di Asiago). Difficile poi nominare tutte le realtà che hanno fornito un importante contributo all’evento, sia dal punto di vista organizzativo, logistico e d’immagine. Indichiamo però le 7 tappe, partite da Rotzo, località famosa per le sue patate, dal preistorico sito del Bostel, dove è stata ricostruita la vita d’un tempo, finanche la cucina archeologica nella capanna dell’età del ferro. Via poi verso Roana, che fu sede della “Cattedra”, dove tra le due guerre si insegnavano le arti e i mestieri, ora Biodistretto di Comunità, presidente Andrea Rigoni (Ad, Rigoni di Asiago). L’Osservatorio di Asiago – inaugurato nel 1942, perfettamente funzionante, il più grande d’Italia -, ha ospitato le Stelle tra le Stelle, ovvero gli cef Alessandro Dal Degan (Tana Gourmet) e Alessio Longhini (Stube Gourmet dell’Hotel Europa), che hanno proposto il primo la Zolla di Muschio con funghi porcini secchi e fiori di timo e il secondo Per-Corso Asiago, cartelletta con caciotta al cumino, finferli, patè di fegatini di animali da cortile e gelatini al Torcolato, il tutto degustato insieme alla novità dell’estate asiaghese la freschissima Kranebet Tonic al ginepro di Rossi D’Asiago. La quarta tappa ha avuto sede a Lusiana-Conco presso il bel Museo Etnografico Palazzon. Quindi Gallio, anche qui con i finger food di cinque chef locali che hanno magistralmente utilizzato la Kasatella Pennar (dell’omonimo caseificio), o la melata d’abete, carne secca, fragole dell’altopiano, mostarda alla cipolla, ricotta, farinelle, baccalà, soppressa, polenta, spinaci, per indicare alcuni dei mille ingredienti locali e tradizionali che hanno composto questi straordinari bocconcini di montagna.

Tra i tanti, l’Altopiano di Asiago ha un record, ospita la più alta densità di Malghe dell’arco alpino: 28, con le casare da abitare, quelle per la lavorazione dei formaggi e lo stallone per gli animali e 12 agrituristiche; un patrimonio culturale, storico e architettonico, elementi importanti per la biodiversità e la tutela ad esempio della razza della mucca Burlina, messa al bando da Mussolini perché poco produttiva ora simbolo di questi monti. Ed infatti il viaggio ci porta ad una Malga, “7 Caliere Valmaron” a Enego, anche qui con i cinque finger e l’assaggio dei formaggi partendo da quelli freschi per arrivare ai più sapidi stagionati di Asiago Dop. A dissetare, la leggera e gustosa Birra Cimbra Bio, realizzata da giovani produttori ricordando la cultura e le tradizioni cimbre di questo altopiano. A Foza scopriamo un altro capo dall’allevamento che ha particolarmente caratterizzato queste montagne vicentine: la pecora, anzi la Pecora di Foza; il museo aiuta a non dimenticare un recente passato fatto di lane pregiate esportate in tutto il mondo. I finger sono qui accompagnati dal piacevole Vino Teti dei Vini Tonello. Ultima tappa, Asiago, la più piccola e luminosa città d’Italia come la definì Gabriele D’Annunzio, con le sue piazze e le sue vie. Qui godendosi il tramonto e le prime luci della sera i finger food richiamano il verde delle montagne e le sue emozioni. Un percorso per vivere appieno i piccoli borghi, i prati, i boschi e le eccellenze del territorio. E la storia, soprattutto quella dolorosa ed epica della prima guerra mondiale, che qui ha visto scontri ma anche incontri, incontri che possono continuare…