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L'iniziativa

Salina e i suoi prodotti in un documentario firmato DonPasta e Giovanna Taviani

09 Febbraio 2023
DonPasta e Giovanna Taviani DonPasta e Giovanna Taviani

di Stefania Petrotta

Alzi la mano chi non associa l’isola di Salina all’estate, al mare e al sole…

Ma la più lussureggiante delle isole dell’arcipelago delle Eolie, in provincia di Messina, l’isola verde per eccellenza fisicamente e concettualmente, rimanda anche ai suoi prodotti tipici, ai capperi, alla malvasia, alle granite, alle conserve, al pesce e agli ortaggi. Dissociare Salina dalle sue eccellenze enogastronomiche è impossibile e sarebbe un delitto. Lo sa bene Giovanna Taviani, regista, saggista e critica letteraria, figlia e nipote dei notissimi fratelli Taviani registi che qui girarono il loro “Kaos” e al quale anche lei bambina partecipò. Ed è proprio da questo amore viscerale per l’isola che nasce l’idea di mettere in piedi “Tradizione e innovazione nelle produzioni eno-gastronomiche eoliane”, un progetto ambizioso che si articola in un viaggio a tappe, di cui Salina è appunto la prima, che punta a coinvolgere, anno dopo anno, l’intero arcipelago. Giovanna Taviani, anima e direttrice artistica del SalinaDocFest, il festival internazionale del documentario narrativo che si svolge annualmente nell’isola dal 2007, ha così deciso di raccontare Salina attraverso la realizzazione di un documentario realizzato con la collaborazione di Daniele De Michele, in arte Donpasta, e con il sostegno dell’Assessorato delle Attività Produttive della Regione Sicilia, un racconto corale attraverso le storie di produttori e trasformatori eroici simboli delle eccellenze territoriali.

“L’idea – spiega lei stessa – mi è venuta per due motivi. Da un lato c’è il festival che, sebbene abbia ormai un grande seguito, non riesce ancora a vedere tra il proprio pubblico la partecipazione degli isolani. Dall’altro lato c’è la mia scoperta, tramutata poi in amicizia, di Donpasta, che aveva già partecipato come regista al festival. Il suo lavoro coniuga le mie passioni, il documentario e il cibo, di cui Daniele è un teorico sempre a caccia di persone che conservino la memoria delle tradizioni antiche regionali e che il New York Times ha definito uno dei più inventivi attivisti del cibo. Insieme a lui, devo ricordare la sensibilità di Carmelo Frittitta e di Maria Pia Bottino, rispettivamente dirigente generale e funzionario responsabile alle Attività produttiva, senza i quali difficilmente avremmo potuto realizzare questo lavoro. Volevamo raccontare le eccellenze dell’isola a partire dai prodotti e, in particolare, dai produttori che spiccassero per aver rinnovato con varie metodologie il prodotto tradizionale”

Il fine era quello di portare il documentario in giro per il mondo, un’importante opportunità di esportarsi per i produttori, che poi era lo stesso fine dell’Assessorato. La seconda tappa sarà Lipari, dove le riprese saranno effettuate a maggio e la proiezione del documentario per intero avverrà in anteprima mondiale alla XVII edizione del SalinaDocFest i prossimi 13-17 settembre. Il progetto “Tradizione e innovazione nelle produzioni eno-gastronomiche eoliane” ha già vinto il Travel Food Award per la migliore campagna di marketing di turismo enogastronomico, l’ambito premio assegnato ogni anno dal Gist, gruppo italiano stampa turistica al Ttg di Rimini, importante fiera internazionale per la promozione turistica e territoriale. Nel documentario “Donpasta alle Eolie – Capitolo primo – Salina“ (di cui si può vedere il trailer qui>) le storie dei piccoli produttori dell’isola vengono narrate attraverso uno sguardo attento ai saperi e alle antiche memorie, ma che punta a far emergere affascinanti sviluppi contemporanei dei prodotti tradizionali. Una vetrina d’eccezione e un’occasione di visibilità unica per le eccellenze del territorio che hanno saputo innovarsi e rendersi interessanti attraverso nuovi linguaggi o inaspettate trasformazioni.

“Per me – spiega Donpasta – è stato incredibilmente sorprendente il fatto che un festival di cinema internazionale e un assessorato potessero decidere una strategia comune di marketing territoriale, mostrando così quanto l’arte possa essere un supporto importante. La trovo una cosa bellissima che mi ha fatto innamorare subito del progetto, anche grazie alle figure di Giovanna e di Marzia Beninati, isolana doc e attenta conoscitrice delle produzioni alimentari delle Eolie, che cura la direzione organizzativa del SalinaDocFest. Marzia è molto amata e quindi sono stato accolto da tutti come se fossi di famiglia e questo era importante perché, da regista, dovevo entrare nelle case della gente con la telecamera ed era fondamentale che le persone si sentissero a proprio agio. A quel punto il lavoro è stato facile perché tutti i produttori intervistati mi hanno regalato grande umanità e si sono raccontati con grande generosità. Io ho dovuto solo trasferire tutto nel documentario. E poi tutti i produttori sono persone semplici, non costruiti da una narrazione trita e ritrita: il mondo del food oggi è esperto di comunicazione, quindi in genere quando parli con gli interpreti sanno sempre cosa dire. In questo caso, invece, Salina è davvero un’isola verde a livello concettuale, oltre che paesaggistico, qui le pratiche agricole sono sempre state secolarmente sostenibili e oggi sono perfettamente calate nel contemporaneo, e quindi mi sono interfacciato con uomini e donne fieri di far parte di un’isola protetta. Sono innovativi proprio perché profondamente radicati, che non significa tradizione immobile, ma consapevolezza della magia di Salina e della voglia di crescere proteggendola. Io normalmente lavoro per il patrimonio culturale italiano, narro la cucina popolare familiare, non parlo di eccellenze ma parlo con le nonne, cerco di portare all’attenzione un mondo da proteggere, subalterno ai media che parlano solo di grandi cuochi e grandi prodotti. Il fatto che a Salina gli isolani conservino il loro vissuto proteggendo così automaticamente l’isola, ti fa sentire la loro partecipazione alla comunità e alla loro cultura. Non vedo l’ora, quindi, di passare ai capitoli successivi per approfondire”.

Sono state tredici le aziende di produzioni agroalimentari e vitivinicole coinvolte:

  • Da Alfredo (Lingua, Santa Marina Salina)
  • Hauner Carlo Azienda Agricola (Lingua, Santa Marina Salina)
  • Azienda Agrobiologica Salvatore d’Amico (Leni)
  • Al belvedere Salina residence Hotel (Leni)
  • Azienda agricola Roberto Rossello (Pollara, Malfa)
  • Azienda agricola Michele Oliva (Pollara, Malfa)
  • La Rosa Bianca (Malfa)
  • Tenuta Capofaro (Malfa)
  • Cantine Colosi (Malfa)i
  • Azienda Agricola Biologica Antonino Caravaglio (Malfa)
  • Azienda Agricola Daniela Virgona (Malfa)
  • Azienda Agricola Fenech (Malfa)
  • Azienda agricola Barbanacoli (Malfa)

La Taviani sottolinea che il progetto non era sulla ristorazione, ma coinvolgeva solo aziende riconosciute e che legassero la tradizione all’innovazione. Si dispiace dunque di non aver potuto coinvolgere tutti ma, dice, “chissà che, per l’amore che porto per l’isola, non mi inventi qualcosa in futuro”.