La scena è quasi sempre la stessa. Siamo in un ristorante. Siamo stati bene. Abbiamo mangiato bene. Abbiamo mangiato tutto con piacere. Chiediamo un caffè e poi il conto.
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La scena è quasi sempre la stessa. Siamo in un ristorante. Siamo stati bene. Abbiamo mangiato bene. Abbiamo mangiato tutto con piacere. Chiediamo un caffè e poi il conto.
Che sia uno dei terroir del momento non c'è dubbio. E che lo sarà ancora per un po' di tempo anche. Tuttavia sorge qui e là qualche dubbio. Parliamo di Etna un territorio che amiamo ed anche molto a cui dedichiamo risorse ed energie professionali e la pubblicazione di una Guida ai Vini giunta alla seconda edizione (clicca qui se ne vuoi una copia) e siamo già al lavoro per la terza edizione.
È una delle più antiche e dimenticate denominazioni siciliane. Incontro il 20 maggio alle 11 con i produttori nell'ambito di Vino & Olio. E sarà anche un'occasione per assaggiare...
È una delle più antiche denominazioni di origine controllate in Sicilia. Ma anche una delle più dimenticate. È la Doc Alcamo. Il nome è quella di una cittadina della provincia di Trapani.
di Daniele Cernilli, Doctor Wine
“Le guide cartacee non contano più niente, quest’anno neanche un visitatore della mia cantina è arrivato attraverso quelle”.
Continua il nostro "viaggio" alla scoperta dei decaloghi (semiseri) del buon cliente, buon maître, buono chef, buon sommelier e buon pizzaiolo.
Dopo aver scoperto con Alessandro Pipero le dieci regole per il cliente perfetto (leggi qui), ci affidiamo ad Enzo Vizzari, curatore delle Guide de L'Espresso e grandissimo esperto di ristorazione, per tracciare il decalogo, anche stavolta semiserio, del buon maître.
Il patron del locale stellato di Roma descrive gli avventori che tutti vorrebbero: "Già dalla telefonata per prenotare il posto capisci molto. E non guarda i prezzi dei vini che sceglie..."
(Alessandro Pipero)
Cosa fa di un cliente un buon cliente? E cosa un buon ristoratore? E un cuoco? O un pizzaiolo? Comincia oggi una nostra serie di articoli che elencano i dieci punti per riconoscere un buon cliente, un buono chef, un buon sommelier e un buon maître.
(Matilde Poggi, Leonildo Pieropan e Walter Massa)
di Fabrizio Carrera
Confesso che osservo con grande attenzione il lavoro della Fivi, la Federazione Vignaioli Indipendenti. Mi piace l'idea che sia un sodalizio che da otto anni raggruppa bravi artigiani, tanto appassionati quanto orgogliosi del loro lavoro, determinati e attenti a valorizzare i territori e i vini.
(Uno scorcio di Olbia)
Sono sei i parametri utilizzati dagli esperti del Sole 24 Ore per compilare la classifica delle 110 città capoluogo di provincia italiane per quel che riguarda la sezione “Tempo libero”.
(Il Duomo e il Colosseo, i simboli per eccellenza di Milano e Roma)
Ma si mangia e beve meglio a Roma, o a Milano? La classifica che mette insieme i 110 capoluoghi italiani per qualità della vita quest'anno mette Milano al secondo posto, mentre Roma è invece sedicesima.
(Il tartufo bianco d'Alba)
Ok, la lanciamo come una provocazione. Ma la questione è molto complessa. E merita di essere trattata ai piani alti. Tanto che, come confermato e come vi spiegheremo più avanti nell’articolo, se ne parlerà alla Camera entro la fine del mese.
Il racconto dell'intervento del produttore piemontese è l'occasione per riflettere sulle denominazioni. Tutto in un incontro nato a margine di Expo
"Io non produco vini col marchio Doc. E sai perchè? Perchè preferisco produrre vini buoni. Mi basta così. Non ho bisogno di marchi e di burocrazia".
(Eric Asimov, critico per The New York Times)
D'accordo. Il New York Times è il quotidiano più prestigioso al mondo. O se preferite tra i più prestigiosi. Ma il primato oltre che per i giornalisti vale anche per i suoi critici?
Qualche sera fa, Nord Italia. Parlo con uno chef stellato (non importa se una o due) che di certo non disdegnerebbe la terza stella. È bravo, talentuoso e creativo. E allora? Com'é questa storia delle stelle? Tre Stelle è il sogno? È il traguardo?
Il bulletto della scuola.
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