Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'azienda

Un luppoleto in Brianza per produrre la propria birra artigianale: il progetto di Hibu

14 Novembre 2016
il_locale il_locale

di Michele Pizzillo

Una volta consolidata la coltivazione dell’orzo coltivato in Basilicata (15 ettari) – dove c’è anche la più grande malteria d’Europa – e in Brianza, nei 23 ettari che circondano il birrificio di Burago di Molgora, adesso la birreria artigianale e agricola Hibu mira all’utilizzo di luppoli autoctoni autoprodotti. 

E, per raggiungere tale obiettivo, un anno fa i tre fondatori della birreria agricola – Raimondo Cetani, insieme a Tommaso Norsa e Lorenzo Rocca – hanno commissionato un progetto di filiera al Dipartimento di Scienze Alimentari dell’Università di Parma. Lo studio dell’ateneo parmense sarà presentato oggi presso Palazzo Pirelli di Milano, sede del Consiglio regionale della Lombardia. Tema del convegno voluto dalla stessa Regione Lombardia e promosso dal birrificio brianzolo, è “Selezione di luppolo autoctono in Lombardia”. Ne parleranno l’Assessore regionale all’agricoltura Gianni Fava, Tommaso Ganino dell’Università di Parma che sarà affiancato della dottoranda Margherita Rodolfi e, infine, il mastro birraio Raimondo Cetani insieme a Tommaso Norsa.
“La novità assoluta del progetto è quella di recuperare luppoli geneticamente nati in Lombardia – spiega Cetani -. Il luppolo è una pianta che cresce spontaneamente in tutta Italia. Nonostante ciò, sino ad oggi è coltivato solo da piccoli produttori, per altro in specie note e tipicamente estere. Ma la pianta presenta un’ampia varietà genetica sconosciuta per quanto riguarda gli ecotipi italiani che potrebbero invece presentare caratteristiche uniche e di pregio, requisiti particolarmente interessanti nell’ottica di una tipicizzazione delle birre”.


(Gianni Fava)

E, considerato che la strategia di Hibu è quella di coltivare direttamente gli ingredienti della birra che produce, costituendo una filiera integrata che possa fornire a clienti e consumatori garanzia di qualità e unicità di gusto. In questo contesto si inserisce il progetto di ricerca e coltivazione di luppolo autoctono lombardo che avrà a disposizione un luppoleto ricavato da una parte dei circa 23 ettari di terreno adiacenti lo stabilimento di Hibu. Un progetto che interessa non solo la Lombardia visto lo sviluppo dei birrifici artigianali nati negli ultimi anni e ormai presenti in tutte le regioni italiane. Tant’è che oltre il 50% di queste produzione viene esportata in tutte Europa e, quindi, in paesi grandi produttori di birra.

Uno dei tanti esempi viene proprio da Hibu che ha avuto l’ardire, è il caso di sottolinearlo, di aprire nel centro di Copenaghen la sua prima birreria all’estero. Si chiama “Il locale” – con 60 posti a sedere –  ed è stato inaugurato il 25 giugno in una delle principali arterie della capitale danese, Aboulevard 50. Un locale dall’atmosfera “di tipico luogo italiano in cui ci si incontra per socializzare bevendo ottima birra, con un angolo relax in comode sedute di design e arredo portato in Danimarca dall’Italia” sottolinea Cetani. Una scelta, questa apertura, “conseguente alla continua richiesta della nostra birra dall’estero – dice il mastro birraio brianzolo –. L’idea si è concretizzata dopo il trasferimento a Copenaghen di Alessandro Di Benedetto che ha alle spalle esperienza di gestione pub e un sogno nel cassetto, quello di aprirne uno a Copenaghen. Beh, dato che condividevamo un sogno, abbiamo deciso di presentarci partendo, appunto, dal nord Europa”. Dalla casa madre arrivano tutte le birre del campionario Hibu in bottiglia e sei etichette alla spina, alle quali se ne aggiungono periodicamente altre sei prodotti di altri marchi italiani.


(Raimondo Cetani)

Dopo le parole del convegno, si passerà ai fatti. Cioè, alla degustazione dell’ultima nata in casa Hibu, “Surprise Hop”, birra ottenuta con luppolo fresco coltivato in provincia di Modena. In attesa di proporre altre varietà prodotte con luppolo fresco coltivato in Lombardia, anche per fare “felice” l’assessore Fava, convinto sostenitore del made in Italy ma, anche, orgoglioso di poter elogiare l’innovazione degli imprenditori lombardi in un settore, l’agroalimentare, che è il primo in Italia.