Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'evento

Ecco come le donne vedono lo Champagne

16 Ottobre 2012
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Un paio di volte all’anno e anche più il Telimar di Mondello diventa il locale della “Palermo bere”.

 Così ribattezzato per via dei sempre più numerosi eventi legati al vino di alto “ceto”, Champagne compreso. E lì infatti si è celebrata domenica la quinta edizione di Panelle&Champagne. L'evento ha registrato unaa crescente partecipazionne del pubblico competente, e soprattutto una presenza femminile maggioritaria, dominante, colta e raffinata, accorsa a celebrare le tentazioni del “Diavolo Biondo”. Fatta questa premessa-considerazione, che ne apre una seconda, quella che stabilisce che il piacere sensoriale è accessibile ad ogni livello d’istruzione, mentre quello estetico viene dalla conoscenza , dal confronto e dalla cultura, ecco che la nostra ambizione è stata quella di rastrellare da questo mondo femminile  alcune  intriganti interpretazioni. In fondo anche lo Champagne ha il carattere del bel sesso. E infatti in Francia lo si pronunzia con l’articolo al femminile.


Un momento della degustazione

Ecco le prime due colte al volo: “Lo Champagne sta al vino come la seduzione all’amore”. E ancora: “E’ il solo vino che lascia la donna ancor bella anche dopo aver bevuto”. Forse già sentite, ma poco conta e non intacca  il loro livello di fantasia né l’eleganza né la disinvoltura e nemmeno la classe quando le cogli col cono di carta paglia in mano, pieno di fritturine e panelle saporitissime da leccarsi persino le dita. Donne che testano, meditano, prendono appunti. Per il gusto di confrontarsi, di mettersi in gioco e votare il loro miglior Champagne al concorso, svoltosi durante la serata.  “Vota il preferito”. Ma si è originali quando si afferma che lo Champagne “ha il fascino segreto del non percepito. Ci trovo tutto il carattere di Dom Pérignon, quel monaco benedettino che sembra abbia trovato in questo miracolo dello champagne la chiave di contaminazione claustrale che gli ha permesso di  evadervi” dice Ines Demma insegnante di storia che in classe ha tenuto pure una lezione sullo Champagne. Valentina Lombardo trova invece connotazioni  astrologiche col suo stesso segno del Sagittario che caratterizza chi vi appartiene  “con  la fiducia, felicità e molto schiettezza”. Sintetizzano Valeria Iacona: “ il suo perlage è simbolo della volubilità della donna ma anche dell’ eleganza e della dolcezza. “Lo trovo adatto anche col il panino farcito di salame, ma se dovessi definirlo con  un solo aggettivo direi che rappresenta la fuggevolezza” come la sua che subito ci volta le spalle e scappa via gridando “mi chiamo Barbara Pezzano”.


Patrizia Di Benedetto

Ma sulla fuggevolezza dello Champagne Patrizia Di Benedetto chef e proprietaria dello stellato Bye Bye Blues di Palermo, aggiunge prerogative filosofiche “col gas carbonico che sale, si arrampica sulle narici e si insinua nella tua mente dove, forse, lì sta racchiusa la vera anima. Ma questa sua fuggevolezza è sinonimo di classe e di calma, paradigma di quell’arte  tutta francese  di assemblare i vini”. Tra gli esperti di assemblaggio-vino scopriamo Laura Orsi, enologo della “Tasca d’Almerita”: “Le bollicine? Ci inebriano, sono adatte ad ogni situazione,  lo Champagne è il mio più grande ispiratore. La tipologia che ho travato più vicina alle mie corde è quella del Breton, ci ho  trovato il calore della Sicilia e anche alcuni tratti del mio carattere perché mi sento  energica, estroversa come lui. E il trasalire delle sue bollicine ha una movenza in sintonia con la mia vivace allegria. A cui si oppone anche il carattere, duro  e morbido insieme, tutto manifestato nella sua rotondità”.


Laura Orsi

Ma ecco che dal coro si alza una voce maschile, quella di Sebastiano Torcivia, docente di economia all’Università di Palermo e direttore del Masv: “Panelle e Champagne? Perfetto binomio. Non so chi dei due  nobiliti di più l’altro. In sintesi posso affermare che questo evento pare voglia abbattere certe barriere, e forse, sembra che ci sia riuscito molto bene”.  Un’affermazione ammantata di ottimismo quasi di esaltazione, quella che ha dominato l’intera serata.  

In tanta lussuosa euforia alla fine ci è rimasto il peso di un permanente paradosso. La parola Champagne evoca, nel suo lemma, significati e simboli equiparati a campo, campagna, ruvido sapore rurale. Quest’ultimo non privo di un’ impervia fatica pregna di acri odori di sangue e di sudore.

Stefano Gurrera