Per alcuni di loro l’esperienza formativa si è trasformata in un contratto a tempo indeterminato.
Per altri il tirocinio continua e promette bene. È un bilancio tutto in attivo quello delle Botteghe di mestiere Alcamo Doc, un progetto, realizzato dall’Associazione Strada del Vino Alcamo Doc e Italialavoro spa, che ha coinvolto venti giovani che hanno svolto un apprendistato direttamente in cantina e 10 aziende vinicole dell’alcamese.
Il programma del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha come obiettivo quello di trasferire conoscenze e competenze per la qualificazione professionale di agricoltori e operai agricoli specializzati nel settore agroalimentare, in particolare, nella conduzione del vigneto e nella gestione della cantina. Un modo concreto per dare una mano ad un mestiere antico che ha poco appeal sui giovani e che può, invece, facilitarne l’inserimento professionale, strizzando l’occhio anche alla loro capacità auto-imprenditoriale.
Durante il tirocinio i ragazzi, tutti al di sotto dei trent’anni, hanno acquisito, sviluppato, consolidato e applicato competenze tecnico-operative specifiche del settore vitivinicolo, partecipando al processo produttivo delle aziende. Questo inserimento in strutture consolidate ha dato loro l’opportunità di mettersi alla prova, orientare le proprie scelte, acquisire una esperienza pratica certificata che arricchisce il curriculum ma anche la possibilità di farsi notare per impegno e volontà. E per due di loro è arrivato un contratto a tempo indeterminato. I risultati del programma “Botteghe di Mestiere Alcamo doc” sono stati illustrati ad Alcamo nel corso di un convegno voluto dagli organizzatori proprio per raccontare un’esperienza virtuosa.
“Siamo molto soddisfatti di come è andata – dice il presidente dall’Associazione Strada del Vino Alcamo Doc,Vincenzo Cusumano -. Progetti come questi sono un’occasione di sviluppo e di crescita del territorio perché ci consentono di fare un passo avanti nella riscoperta di un settore che rappresenta il volano di una economia che nei secoli ha connotato le nostre zone e che, ancora oggi, è una risorsa”. I primi imprenditori che si sono fatti avanti presentando, nero su bianco, un contratto ai tirocinanti sono stati Antonello Cassarà e Vito Vallone. “In azienda abbiamo apprezzato molto questa iniziativa – dice Cassarà – perché consente ai giovani di colmare il gap tra la fine degli anni di studio e l’inizio delle esperienze lavorative. È giusto che i ragazzi facciano esperienza sul campo ed è giusto gratificare chi lavora bene e si impegna. Per le aziende l’investimento più difficile è quello sulle risorse umane ma noi abbiamo voluto scommettere su questi giovani”.
Il modello Botteghe di Mestiere è stato apprezzato anche dall’assessore regionale alla Formazione Nelli Scilabra, presente al convegno, che non ha escluso la possibilità di trasferirlo anche ad altre iniziative.
CM