Una parola per dare il benvenuto al nuovo anno.
Un sostantivo per affrontare il 2014. Che sia di augurio o che sia una sorta di password poco importa. E non è necessario che sia legata per forza al mondo del cibo o del vino. E poi le parole esprimono soprattutto un ragionamento e una grande forza e di entrambe le cose crediamo che ne abbiamo bisogno un po' tutti. Ecco le nostre parole. E le vostre?
La parola per il 2014 di Fabrizio Carrera è: resilienza
È una parola che rubo al gergo psicologico. E che viene dal latino: significa più o meno saltare indietro, rimbalzare. Perchè resilienti sono quei soggetti che, secondo la psicologia, riescono a superare momenti difficili grazie a grande forza di volontà e a forti motivazioni a tal punto da creare addirittura opportunità dalle avversità. Penso a questa parola pensando a chi ha inventato la spumantizzazione in Champagne dove l'uva non maturava bene e ha creato così un grandissimo vino. Avversità uguale opportunità. E oggi all'alba del nuovo anno la parola resilienza è rivolta a tutti quegli addetti ai lavori che vivono di vino e di cibo in un momento tra i più difficili dal punto di vista economico che la civiltà occidentale abbia conosciuto. Se non c'è improvvisazione e c'è passione si può davvero diventare resilienti.
La parola per il 2014 di Manuela Laiacona è: sottrazione
Certo è una parola marchiata dal segno meno, abitualmente intesa e usata nella sua accezione negativa, sinonimo di privazione, compare poi come voce di reato nel codice penale, ma in qualche modo la parola sottrazione suona anche rivoluzionaria, nel senso più positivo del termine, e foriera di arricchimento. L'ho scelta come paradigma del cambiamento per il 2014. Mi piace l'idea di assumere questa operazione aritmetica come formula di un progredire che si lascia dietro inutili orpelli, come rotta da seguire per raggiungere l'essenzialità, evoluzione che può arrivare a risolversi (forse utopico) nel levare la maschera, agli altri e a sé stessi. Andare per sottrazione, togliere, ridurre, eliminare, alleggerire può innescare la riscoperta dell'autentico, nelle relazioni come nei piatti stessi, nei vini, nelle cose che assaporiamo ogni giorno. In un certo senso, proprio nel campo del gusto, è diventata una tendenza di questi ultimi tempi. Chef e produttori dell'agroalimentare hanno cominciato a lavorare per sottrazione, hanno intuito i benefici, intervenendo il meno possibile, lasciando che il territorio parli sì attraverso loro, ma in prima persona. Per tutti noi, per il nostro vivere quotidiano, è poi quanto di più terapeutico, e aggiungo, di necessario si possa fare, un po' come sistemare di volta in volta l'armadio del proprio vissuto predisponendo gli spazi per le cose più care, importanti e vere.
La parola per il 2014 di Lucrezia Balducci è: originalità
Originalità, nella sua accezione di “qualità di ciò che è autentico”. Questa è la parola che ho scelto per dare avvio al 2014. Dopo un anno in cui le cronache hanno dibattuto troppo spesso sulla contraffazione dei prodotti enogastronomici italiani, dentro e fuori i confini nazionali, guardo al nuovo anno come alla “battaglia” risolutiva che riscatti ciò e chi è originale, vero, di sostanza. Da dove nasce tutto questo? Dall'origine, appunto. Valorizzare sia i territori ed i prodotti locali perché irriproducibili altrove, sia i saperi ed i mestieri che determinano quel particolare gusto. Se l'Italia è leader mondiale per numero di prodotti di origine certificata (261 per l'esattezza), si deve guardare al locale e alle piccole produzioni come chiave di volta di questa battaglia condotta dagli uomini e dalle donne che vogliono salvaguardare i nostri prodotti e della nostra originalità, in Italia e nel mondo.
La parola per il 2014 di Simona Barbera è: decantazione
Ho pensato subito a questa parola così suggestiva e carica di significato. La decantazione è uno dei momenti più poetici nell’arte del servizio dei vini ed è una pratica molto importante per la degustazione del vino stesso. Si decanta il vino per ossigenarlo, in modo che possa sprigionare le note di profumo che si sono create nel tempo, ma che sono rimaste intrappolate all’interno della bottiglia; si decanta il vino per migliorarne le sue caratteristiche organolettiche, eliminando i depositi formati nell’arco del tempo e accumulati sul fondo. Il mio augurio per il nuovo anno è che ognuno di noi, un po’ come avviene nel processo di decantazione, possa operare una sorta di purificazione nella propria vita, epurando la propria anima dalle scorie che nel tempo si sono depositate su di essa, rendendola talvolta dura e impenetrabile. Prendiamo dunque un po’ di ossigeno, rigeneriamoci e assaporiamo questo nuovo anno sprigionando tutte le nostre potenzialità che spesso invece siamo soliti celare.
La parola per il 2014 di Roberto Chifari è: crack
Ser un Crack. È un modo di dire che prendo dallo spagnolo. Possiede varie accezioni, la più comune, e la più conosciuta in America Latina, è riferita alle persone che in un determinato ambito lavorativo si distinguono per competenza e talento.
Perché chi impegna la propria vita per migliorare e migliorarsi può essere mosso solo dalla passione e dalla disponibilità a sacrificarsi per raggiungere un determinato obiettivo. Penso alle difficoltà che si incontrano quotidianamente nel nostro cammino e che solo con la forza di volontà si possono superare. Ma Crack, è anche una generazione di giovani narratori messicani, che attraverso l'utilizzo delle parole hanno cercato di promuovere il territorio e il bello, e così come per la letteratura, anche per il vino mi auguro che il 2014 sia l'anno del rilancio.
La parola per il 2014 di Daniela Corso è: empatia
In un mondo sempre più caratterizzato da relazioni ed espressioni virtuali mi piace affidare all’empatia le speranze per il nuovo anno. Un’emozione da riscoprire, dal greco empatéia (en, “dentro” e pathos, “sentimento”), che ci cattura quando percepiamo la realtà esterna con la volontà e l’intelligenza di parteciparla intimamente e non ci lasciamo semplicemente attraversare dalla vita che scorre. Un antidoto alla superficialità ed alla banalità – e non semplice immedesimazione nei bisogni degli altri – che trasmette fiducia e dà valore tanto ai gesti quanto alle parole. Che un benevolo contagio di questo sentimento spontaneo coinvolga tutti coloro che si occupano di enogastronomia, dai produttori ai cuochi passando per noi giornalisti, in un circolo di pensieri ed azioni da abbracciare con lo stomaco e con il cuore prima che con il freddo intelletto.
La parola per il 2014 di Stefania Giuffrè è: serenità
Serenità siginfica stare in pace con se stessi e con il mondo, serenità intesa non come traguardo ma come lo spirito con cui affrontare il viaggio. Penso alla parola serenità e penso ad una buona tavola, alla famiglia, al buon vino, alle risate, agli amici. Penso alla leggerezza con cui affrontare la vita senza per questo prendere sotto gamba le difficoltà, le responsabilità, la vita stessa. Penso alla parola serenità e vedo una vigna al tramonto, la pace dopo una giornata intensa di lavoro.
La parola per il 2014 di Valentina Gravina è: novello
C’entra il vino, ma non solo. Il novello, per molti sinonimo di “non vino”, è stato bistrattato e sottovalutato al punto tale da generare una crescente disaffezione dei consumatori e un calo drammatico della produzione. La responsabilità è di tutti: consorzi, produttori, enologi, marketing, ristorazione e sommelier. Mi auguro un 2014 intenso come il colore rosso del novello e molto più leggero rispetto alla pesantezza che ha contraddistinto quello passato. Ma penso a questa parola anche perché sono i giovani, i novelli, che oggi rappresentano il tessuto produttivo, creativo e coinvolgente di questo Paese. Novelli e novizi che ritrovano nella terra opportunità, futuro e passione. Come fu dei nostri nonni. Che il 2014 sia l’anno dei novelli, in tutti i sensi.
La parola 2014 di Clara Minissale è: concentrazione
Concentrazione è la parola che ho scelto per il 2014 perché indica l’azione di radunare, di far convergere in un punto o in una zona ristretta più persone, più cose o elementi della stessa natura, per riunire ciò che prima era disperso o diffuso. Penso alla concentrazione di forze, di idee, ma anche di persone che credono negli stessi principi ispiratori. Penso alla concentrazione necessaria per inseguire, raggiungere e centrare un obiettivo. Ma la concentrazione indica anche la quantità di un componente in una miscela, può essere aumentata o diminuita fino ad ottenere quella soluzione che per noi rappresenta la perfezione, quella miscela che è la sintesi, l’equilibrio assoluto del gusto.
La parola per l'anno 2014 di Maria Antonietta Pioppo è: discrezione
Oggi si parla tanto di recupero delle tradizioni. Perché dunque non recuperare una qualità, la discrezione, in un mondo dove l'apparenza e l'eccentricità sono diventati elementi distintivi del nostro modus vivendi? L'essere discreti, nei piccoli come nei grandi gesti, è una dote che appartiene a pochi, ma mi auguro possa diventare la nuova “tendenza” latu sensu, in una prospettiva di crescita interiore ed esteriore.
La parola per il 2014 di Rossella Russo è: virtù
E' una qualità dell'anima. Indica la forza (dal latino vir) soprattutto d'animo che l'uomo acquisisce con l'operare. Una parola amatissima da Dante che ritroviamo anche nel dizionario di Bacco. Il vino, infatti, è ricco di virtù. Nettare curativo, simbolo cristiano, racchiude in sé tutta la fatica silenziosa del lavoro del vignaiolo al quale ricorda che il suo nascere e divenire è metafora dell'esistenza umana. Una bevanda immaginifica in grado di sostenerci, di metterci in contatto con la parte più spirituale della personalità. E che ci rende orgogliosi del nostro Bel Paese nonostante la crisi. Lo stesso Tom Stevenson, l'autorità mondiale nel mondo delle bollicine, ha ammesso per la prima volta che i nostri vini nelle strade del mondo hanno fatto passi da gigante.Il nuovo riconoscimento di questo successo tutto italiano è racchiuso nelle pagine della guida mondiale appena pubblicata da una nota casa d'aste sugli Champagne e gli sprikling wine. Dostoevskij diceva che il mondo lo salverà la bellezza. Insieme magari a delle bollicine tutte italiane in grado di lasciarci finalmente trasformati, ammaestrati, stupiti e sopratutto virtuosi.
La parola per il 2014 di Francesco Sicilia è: eteroreferenzialità
Ho scritto questa parola e il correttore ortografico me la segna in rosso. Ho fatto una ricerca su Google e qualcuno la utilizza. Consentitemi questo termine non proprio ortodosso dal punto di vista lessicale. Lo considero il contrario di autoreferenzialità. Il 2013 è stato l'anno del selfie. Di gente che si autoscatta le foto e le pubblica su Instagram, Facebook e chi più ne ha più ne metta. Di persone che si autocelebrano, di produttori che dicono quanto sono buone le loro cose. Basta. Credo che nel 2014 bisognerebbe guardare un po' gli altri. Per crescere, per imparare. Ma anche per evitare errori. E perché poi i migliori complimenti sono quelli che si ricevono da soggetti disinteressati. E per chiudere, in maniera semigastronomica, chi si loda s'imbroda.