(La bolla doganale di Pancalieri del 1517)
Sono pochi i vini che possono vantare testimonianze antiche come quelle della Freisa, storico vitigno piemontese che, proprio in questi giorni, ha chiuso le celebrazioni per i suoi 500 anni.
Risale infatti al 1517 la bolla doganale di Pancalieri, documento in cui la Freisa è citata per la prima volta, alla stregua di un vino di qualità, dal costo superiore rispetto a quello comune. E ha festeggiato in grande stile con l’evento “Freisa d’Asti: una Denominazione lunga 500 anni”, organizzato dal Consorzio di tutela Barbera d’Asti e vini del Monferrato in collaborazione con quello del Freisa di Chieri e collina torinese, nella suggestiva cornice del Castello di Pino d’Asti, gioiello incastonato proprio nelle colline culla di questo rosso piemontese. Un incontro che ha offerto ai presenti, in primis ai produttori, l’opportunità di confrontarsi sul futuro delle due denominazioni gemellate in questo viaggio sinergico, che ha come obiettivo finale quello di imporre le etichette del territorio sui mercati nazionali e internazionali.
(Castello di Pino d'Asti)
“Le celebrazioni per i suoi 500 anni non potevano che concludersi sulle colline dove la Freisa è da sempre coltivata – ha dichiarato Filippo Mobrici, Presidente del Consorzio di tutela Barbera d’Asti e vini del Monferrato – E’ stato un anno impegnativo, durante il quale abbiamo dato a questo vitigno la visibilità che merita. Lo abbiamo fatto grazie alla fattiva collaborazione del Consorzio della Freisa di Chieri e della regione Piemonte, insostituibili partner in questo percorso. Insieme abbiamo voluto ribadire l’importanza della Freisa che, con gli altri vitigni autoctoni, caratterizza l’enologia piemontese, rendendola unica e irripetibile. Un particolare ringraziamento ai veri protagonisti di questo evento, ovvero i produttori di Freisa, che con il loro quotidiano impegno sono i veri custodi di queste meravigliose colline”.
(Freisa)
Vitigno a bacca rossa, fortemente imparentato con il Nebbiolo con cui condivide oltre l’85% del patrimonio genetico, capace di esprimere le sue qualità sia nella versione ferma che in quella vivace, la Freisa può certamente rappresentare un asset importante anche per il territorio.“La prossima sfida è fare proprio di queste colline e degli splendidi borghi della zona un punto di riferimento per i tanti amanti del turismo enogastronomico – ha concluso il presidente Mobrici – Ed è evidente che un vino con oltre mezzo millennio di storia può giocare, in tal senso, un ruolo fondamentale, con uno straordinario appeal anche e soprattutto per i winelover internazionali”.
C.d.G.