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L'iniziativa

La Liguria dei vini che sorprende. A Camogli un successo la rassegna “Vinidamare”

11 Maggio 2015
camogli camogli

da Camogli, Francesca Landolina

A ponente del monte di Portofino, il borgo marinaro di Camogli, la piccolissima città dei mille bianchi velieri è stata teatro della XII edizione di “Vinidamare”, evento organizzato dalla Regione Liguria, città di Camogli e Unioncamere Liguria. 

La kermesse, che si è svolta al Cenobio dei Dogi Hotel, ha raccontato i vini liguri permettendo al pubblico di assaporare il gusto di un terroir unico al mondo e dono di una terra, tanto bella quanto difficile da coltivare.

(Fratelli Neri, dell'azienda Il Monticello)

Fare vino in Liguria non è certo un gioco da ragazzi. Tutt’altro. È un’impresa ardua. I terreni su cui si estendono i vigneti sono frazionati, scendono ripidi dalle montagne al mare, terrazzati e faticosi. Al convegno dedicato alla viticoltura ligure, che si è svolto nel corso della manifestazione lo scorso 4 maggio, qualche viticoltore ha preferito definirsi con l’appellativo di etico piuttosto che eroico, perché se non esistesse il lavoro del vignaiolo in quelle terre, le frane e le alluvioni distruggerebbero quei paesaggi così impervi e affascinanti. Che siano etici o eroici, in realtà la storia e il fascino della viticoltura ligure non cambiano e devono molto a questi uomini. Tradizione, storia e qualità dell’enologia fanno della regione la “piccola” Italia del vino sartoriale. Basta considerare i numeri per rendersene conto. La superficie viticola totale è di circa 2.400 ettari. Ma i vigneti sono dislocati per l’81 per cento in collina, e in molti casi possono arrivare a pendenze fino al 90 per cento. Basta questo per fare una considerazione: se non c’è eroismo in questa viticoltura, allora non ce n’è da nessun’altra parte al mondo. Continuando con i numeri più esemplificativi, il 70 per cento delle aziende ha meno di un ettaro di vigna. Tra Doc, Dop, Igt e Igp, le bottiglie prodotte sono appena 4.555.024, secondo i dati produttivi relativi all’anno 2012 – 2013. Otto i marchi Doc e Dop (Rossese di Dolceacqua, Ormeasco di Pornassio, Riviera ligure di Ponente, Val polcevera, Golfo del Tigullio Portofino, Colline di Levanto, Cinque Terre, Colli di Luni) e 4 gli Igt e Igp (Terrazze dell’Imperiese, Colline Savonesi, Colline del Genovesato, Liguria di Levante). 


(Laura Angelici di Pietra del Focolare)

I vini liguri sono soprattutto bianchi. E i principali vitigni a bacca bianca sono: Vermentino, Pigato, Bosco, Albarola, Trebbiano  e Lumassina. Poi ci sono quelli a bacca rossa, tra i quali il Rossese di Dolceacqua, l’Ormeasco, il Ciliegiolo. Se da una parte è il Vermentino, il vino più diffuso, lungo tutta la regione, dall’altra c’è lo Sciachetrà, un vino dolce e rarissimo, da uve Bosco, Albarola e Vermentino. Viene considerato il protagonista indiscusso nel panorama ligure, il fiore all’occhiello, e rappresenta il vino più antico e al tempo stesso più pregiato della regione. Sono così poche le bottiglie prodotte che riuscire a berne un sorso è un piacere impagabile.


(Luciano Cappellini, produttore)

Questa, in numeri, la panoramica della piccola Cenerentola del vino italiano. Lavora tanto e con gran fatica ma è così bella che non può non far innamorare. Peccato che i vini liguri siano così pochi da non essere per tutti. I più fortunati sono i consumatori locali. Il mercato del vino ligure infatti è soprattutto regionalizzato. Supera i suoi confini sono in piccolissima parte per approdare in qualche città vicina, come Milano e Roma per fare qualche esempio.  Le difficoltà produttive, la frammentazione delle piccole aziende, la complessità nel fare rete fanno sì che il mercato sia difficile da affrontare o organizzare. Di certo il vino si vende e va via presto, ma i  viticoltori non riescono a promuoverne l’immagine al mondo come si dovrebbe, perché devono dedicarsi a troppe attività, agricole e no. Ad oggi manca la capacità di comunicare insieme, in Rete soprattutto, quella bellezza e unicità che la Liguria del Vino possiede. Il turismo, e in particolare quello gastronomico, contribuisce alla vendita dei vini in loco. Ma adesso c’è la voglia di fare di più. Grazie alle opportunità del nuovo Programma di Sviluppo Rurale 2014 – 2020 la regione ligure avrà la possibilità di un finanziamento di circa 314 milioni di euro. Ma come spendere? Ci si è chiesti, nel corso del convegno, se c’è bisogno di promuovere un vino che gode di tanto prestigio e che va a ruba. La risposta? Sì. Ce n’è bisogno e come.


(Luigi Grillo dell'azienda Buranco)

E c’è da lavorare insieme in primo luogo, facendo rete e sfruttando tutte le opportunità che si offrono, dal recupero di vigneti alla sperimentazione, dai progetti di educazione alimentare nelle scuole al recupero di vitigni dimenticati. A fare da collante in questa impresa, che lancia alla Liguria la sfida della competitività in un mercato sempre più aggressivo, c’è l’Enoteca Regionale. Nata da pochi anni conta già 120 associati. L’Ente si candida per mettere insieme tutte le aziende e per riuscire a superare uno dei grandi timori: sedersi come un grande giocatore, che godendo dei successi passati, pensa di aver concluso la sua carriera. Seppur difficile mettere d’accordo i piccoli produttori, poco abituati alle dinamiche del marketing promozionale e impegnati in una produzione difficile che fagocita tutto il tempo a loro disposizione, l’obbiettivo è quello di far sì che la “piccola” Cenerentola del vino italiano non si fermi ai cento metri, ma incominci la maratona, posizionandosi nel posto e nel ruolo che le spetta nel panorama vinicolo italiano e internazionale. Attualmente molte sono le aziende che non sono presenti in rete con un sito Internet. E come far conoscere ai consumatori non liguri quei vini? Anche se poi questi ultimi resteranno pochi e non saranno per tutti, viste le piccole produzioni, sono da promuovere e bisognerà farlo bene, perché rappresentano un gioiello da possedere e a cui riconoscere il giusto valore.


(Patrizia Perazzi della Fisar e Maria Antonella Pino, dell'azienda Gino Pino)

Ecco infine alcuni vini degustati, disquisendo con produttori liguri, durante Vinidamare.
Solarancio Pietra del Focolare 2013Vermentino in purezza Colli di Luni Doc. A produrlo è una donna, Laura Angelini, insieme al marito. Inutile dire che i due si occupano di tutto, e seguono tutta la filiera, dalla campagna alla vigna. Solarancio è prodotto nella zona di Castelnuovo Magra. Un bianco di grande piacevolezza. Porta con sé i profumi dei fiori e di una terra calda di sole. Di bella acidità. Colpiscono le sfumature iodate.

Sciacchetrà Cinque Terre Buranco. Un’emozione, in ogni senso. Lo Sciacchetrà nasce dall'appassimento di tre particolari vitigni: bosco (80%), vermentino (15%) e albarola (5%). Il bosco, tipico nelle Cinque Terre, ama il sole, il riverbero del mare. È considerato “un vitigno bianco dall'anima rossa”. Da qui, la sua forza un po' selvatica. E questo del produttore Luigi Grillo è una sfida alla perfezione. Ricco nella sua complessità di frutta esotica, con eleganti nuance erbacee e balsamiche. Al gusto per nulla stucchevole. Cremoso, di bella mineralità e lunghezza.

Moscato Golfo del Tigullio 2013 Gino Pino. Anche in questo caso a produrre è una donna tenace, Maria Antonella Pino,che si dedica alla difesa della viticoltura “eroica” nei ripidi vigneti terrazzati dell´Alta Val Petronio. Il vino è il moscato di più lunga tradizione prodotto in Liguria, coltivato in terreni scelti sin dal XVI secolo dai monaci benedettini. Ha un profumo intensamente aromatico e fruttato e una bella mineralità. Prodotto anche in questo caso in quantità limitate.

Missanto Gino Pino. Un vino elegante. Si produce, in piccole quantità, con uve di Bianchetto e Vermentino, colte all’apice della maturazione. E solo nelle annate di qualità eccezionale. Superbo in abbinamento a piatti di pesce.

Sciachetrà Cinque Terre 2012 Cappellini. Nel vino possono trovarsi note aromatiche e profumi affascinanti, ma la più bella sorpresa è l’emozione. Questo vino, solo 400 le bottiglie prodotte, dal colore ambrato intenso è la chicca dell’azienda Cappellini. Un vino testimone della bellezza del tempo che passa.

Cinque Terre 2013 Cappellini.Da vitigni autoctoni di Bosco(75%), Albarola (5%) e Vermentino (20%). Un bianco sincero e tagliente, come le rocce liguri. Dal colore giallo tenue, fruttato con note aromatiche di salvia. Piacevole al palato, sapido e fresco.

Terre di Reggimonti Vermenting. Da uve Vermentino, Albarola e Bosco. Dal colore giallo paglierino brillante. Intenso e floreale al naso, con sentori di fiori selvatici e ginestre. Fresco e sapido, dal gusto caldo. Di buona persistenza.

Passito dei Neri Il Monticello. Nella Liguria di Levante a Sarzana, i Fratelli Neri, Davide e Alessandro, producono con tanta tenacia ottimi vini. Tra questi il Passito dei Neri, un vino dal colore ambrato che profuma di albicocche e fichi secchi, uva passa, miele di tiglio e camomilla. In bocca dolce ma non stucchevole. Equilibrato con note fresche e sapide.

Pigato Colline del Genovesato Bianco Bisson. Un ligure al 100 per cento. Da uve Pigato in purezza, il vino ha un colore giallo paglierino brillante.  Al naso note fruttate con particolare aroma di albicocca e salvia. Sapore secco, pieno e morbido con piacevole persistenza.

Vermentino doc Etichetta Nera Colli di Luni cantine LVNAE. Un Vermentino in purezza. Un bianco elegante e di grande fascino. Colore giallo paglierino intenso. Profumi di fiori di campo, erbe aromatiche e spezie. In bocca sapido, armonico, persistente.