Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'iniziativa

La Provola dei Nebrodi presenta il consorzio: “Ora puntiamo tutto sulla Dop”

31 Ottobre 2016
provola_5 provola_5

Chiedere la Dop per la Provola dei Nebrodi.

Con questo obiettivo si è tenuto a Floresta, in provincia di Messina, il convegno che prima ha presentato il neo “Consorzio del formaggio- Provola dei Nebrodi”, ma anche la “Pro Nebrodi Ats”, l'associazione di comuni a supporto di produttori determinati a far riconoscere nel mondo la qualità dei loro formaggi.
Al convegno, moderato dal nostro direttore Fabrizio Carrera, erano presenti tra gli altri, l'assessore all'agricoltura per la regione siciliana Antonello Cracolici,, il Sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura Giuseppe Castiglione e  Giovanni La Via, europarlamentare e presidente Commissione per l'ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare.

La volontà di tutti dell’ottenimento della Dop per la provola dei Nebrodi è molto concreta. Sono dieci i comuni che quest’anno hanno sottoscritto la nascita dell’associazione temporanea di scopo per la tutela del formaggio: Floresta (comune capofila), Randazzo, Maniace, Roccella Valdemone, San Teodoro, Castell'Umberto, Sinagra, Tortorici, Castel di Lucio, Basicò.

Trenta produttori, con il supporto e la guida del  responsabile scientifico e tecnico Giuseppe Licitra,  docente di Zootecnica speciale presso il dipartimento Agricoltura, Alimentazione e Ambiente dell'Università di Catania, hanno deciso di intraprendere il percorso la cui prima tappa è l'attuazione del disciplinare di produzione. La provola dei Nebrodi avrà tre gradi di stagionatura: fresca (fino ad un massimo di 30 giorni); semi-stagionata (con una maturazione tra i 60 ed i 120 giorni); stagionata a pasta dura (viene sottoposta ad una maturazione che va oltre i 120 giorni. A volte anche per oltre un anno). Oltre alla intera forma, è prevista la commercializzazione anche per il porzionato ed il grattugiato. La provola, inoltre, potrebbe fregiarsi in etichetta del titolo dei “Prodotti della Montagna” poichè il latte proviene da stalle che si trovano a 600 metri di altezza.

E’ chiaro che in questa operazione l’Ats ha un ruolo chiave fondamentale, visto che potrà accedere ai finanziamenti previsti dal Piano di Sviluppo Rurale 2014/2020, l'unica strada percorribile per avviare un processo che abbia ripercussioni positive in termini economici sul territorio.Ma non solo, perché obiettivo sarà anche la rivalutazione del territorio: i sindaci infatti dovranno occuparsi dello sviluppo e del rinnovamento dei villaggi rurali e della riqualificazione del patrimonio naturale, creando infrastrutture su piccola scala.
Ciò al servizio di tutte quelle piccole realtà che hanno voglia di emergere, di portare fuori dal  territorio il valore di ogni singolo elemento che si sintetizza nell'odore e nel sapore del formaggio: il latte delle vacche, l'erba di montagna, gli arnesi di legno utilizzati per la trasformazione, la tradizione e la conoscenza tramandate.

Federica Genovese