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L'iniziativa

Raffale Librandi a Wine Moment: “La svolta per Cirò. Chiesta la Docg”

10 Giugno 2020
Wine_Moment_-_Librandi Wine_Moment_-_Librandi

Raffaele Librandi, titolare dell’omonima cantina che si trova a Cirò Marina, in provincia di Crotone, in Calabria, è stato il protagonista del nostro Wine Moment, approdato questa settimana sulla nostra pagina Facebook e condotto dal direttore di Cronache di Gusto Fabrizio Carrera.

Con Librandi abbiamo fatto una gita alla scoperta del territorio vitivinicolo della Calabria e di quella che da quattro generazioni è tra le più importanti e rinomate cantine della Calabria. Ma abbiamo anche parlato della Doc Cirò, perché Raffaele Librandi è anche presidente del consorzio. “Abbiamo dei progetti in cantiere – dice – soprattutto per far conoscere il vino calabrese, e il Cirò in particolare, anche all’interno della stessa Italia. Abbiamo già proposto un disciplinare nuovo in regione, bloccato per il momento, che prevede una sola tipologia di Docg ovvero il Rosso Classico Superiore Riserva. Classico in riferimento alla zona classica della Doc Cirò, Superiore perché oltre il 13,5% di alcol e abbiamo proposto 36 mesi con l’utilizzo del legno per la Riserva”. Insomma la prima bottiglia potrebbe vedere la luce tra il 2024 e il 2025.

Poi Raffale ci racconta la sua cantina. “L’azienda nasce con mio nonno negli anni ’50 nella zona di Cirò, con pochissime bottiglie – racconta – Poi con mio padre e mio zio è cresciuta molto, fino ad oggi che conta circa 300 ettari, la maggior parte a Cirò. Produciamo 2,5 milioni di bottiglie circa. Con il lockdown abbiamo sicuramente vissuto uno choc, come tutti quelli del nostro settore. Tutti i nostri canali di vendita si sono bloccati. Quindi i primi giorni sono stati davvero bui. Poi piano piano si sono iniziati a muovere i primi passi, agevolati anche dall’online. Ad oggi l’export per noi conta il 50%, siamo presenti in 30 paesi, quindi è decisamente una parte importante”. E parlando di azienda storica, si parla anche di vitigni storici. “Il Gravello è stato un progetto degli anni ’80 e resta ad oggi il vino simbolo dell’azienda – spiega – accanto a Magno Megonio, la cui prima annata è del ’95. Era quasi scomparso in Calabria, l’abbiamo riscoperto e ad oggi è una riserva importantissima dell’azienda”.

Differenze tra Gaglioppo e Magliocco? “Sono due vitigni completamente diversi, entrambi molto longevi e con una buona struttura – spiega Raffaele – Il Gaglioppo è un vitigno più rustico e si adatta moltissimo col cibo calabrese, prettamente piccante. E’ un vitigno scarico di colore, difficile da vinificare, ma che si presta molto bene alla vinificazione del rosato. Ha una buccia abbastanza sottile. Il Magliocco invece ha più colore, è più elegante, più fruttato. Il vino da Magliocco è fresco, con un colore più intenso, va a coprire dei gusti completamenti diversi dal Gaglioppo. Cinque-sei anni fa la Calabria aveva un clima abbastanza stabile, quindi non c’erano particolari differenze tra una vendemmia e un’altra. Adesso ogni vendemmia ha dei fattori a sé che derivano dai cambiamenti climatici. Sono diventate vigne ingestibili, non tanto per il caldo, ma per l’imprevedibilità. Noi abbiamo visto per la prima volta le gelate circa 3 anni fa, un fenomeno mai visto prima. Delle ultime annate per entrambe le varietà la 2015 è stata una buona annata”.

E sui bianchi? “Fino a 20 anni fa più del 50% della Doc era rosso – racconta Raffaele – anche se il nostro rosso era un po’ rosato. Adesso invece i bianchi per noi rappresentano circa il 30% della produzione. Abbiamo imparato a fare dei bianchi davvero buoni, come il Cirò Bianco. Sono vini molto freschi, con una buona acidità, facili da bere. Siamo vicini al mare, quindi si sente anche il suo flusso nella sapidità. Per i bianchi il vitigno è il Greco Bianco. Un vitigno abbastanza caratteristico che dà dei vini molto beverini, leggeri, con un tocco di pesca caratteristico”. Non solo vini però… “Non troppo tempo fa abbiamo ristrutturato un bellissimo casolare nel comune di Casabona. All’interno di questo casolare abbiamo fatto un museo del vino e lo usiamo anche per fare accoglienza e ristorazione su prenotazione, facendo scoprire i piatti della nostra tradizione cirotana”.

Giorgia Tabbita