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Lutto

Addio a Cesare Pillon, un intellettuale col bicchiere in mano

10 Ottobre 2025
il giornalista Cesare Pillon il giornalista Cesare Pillon

“L’evoluzione del gusto riuscirà a cancellare una tradizione millenaria come quella del vino?” un testamento per chi continua a raccontarlo

Cesare Pillon, scomparso il 7 ottobre 2025 all’età di novantaquattro anni, è stato una delle voci più riconoscibili del giornalismo enologico italiano. Con lui se ne va un intellettuale raffinato e curioso. Non un semplice cronista del calice, ma un osservatore elegante che nel vino trovava materia di cultura e costume.

Nato nel 1931, aveva cominciato la sua carriera in tutt’altro contesto. Giornalista economico per vocazione e ironia (“nel senso che mi pagavano poco”, amava scherzare) è approdato al vino dopo anni di esperienze in altri settori dell’informazione. Da quel momento, il suo nome si è legato a testate come Civiltà del Bere, dove per decenni ha firmato articoli, rubriche e saggi che hanno contribuito a formare una generazione di appassionati ma anche addetti ai lavori. Ogni suo testo era costruito con rigore artigiano: mai una parola di troppo e nessuna concessione al banale.

Pillon non è stato un giornalista “di settore” in senso riduttivo. Aveva una visione ampia, capace di intrecciare vino e società, costume e linguaggio. Parlava di vino come si parla di un libro o di un film: con interesse al contesto, con rispetto per il vignaiolo e con attenzione al lettore. Nei suoi scritti non mancava quella ironia che stemperava il rigore e rendeva le pagine vive. Tra i suoi lavori più noti, i “quaderni” dedicati ai grandi vini italiani e il Manuale di conversazione vinicola, un piccolo classico per chi cercava nel linguaggio del vino chiarezza e intelligenza. Nel 2018 ricevette il Premio Khail per il suo contributo duraturo alla cultura enologica italiana, riconoscimento che coronava una carriera interamente dedicata al racconto del vino come fenomeno culturale.

Oltre la penna elegante si nascondeva un uomo profondo e di valori. Dopo la tragica scomparsa del figlio Marco, Pillon e la moglie Carla istituirono tre borse di studio alla Scuola di giornalismo “Walter Tobagi”, destinata ai giovani che si affacciavano al mestiere con la stessa curiosità e lo stesso senso etico che avevano guidato lui.

Fino agli ultimi giorni ha continuato a lavorare, consegnando articoli lucidi, attraversati da una domanda che oggi suona come un testamento: “L’evoluzione del gusto riuscirà a cancellare una tradizione millenaria come quella del vino?”.

La sua scomparsa lascia un vuoto nel giornalismo e nella cultura del vino. Ma il suo stile sobrio, intelligente e colto resta come una bussola. Un invito a pensare prima di scrivere.