Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 39 del 13/12/2007

L’INIZIATIVA/2 La rivoluzione industriale del vino

13 Dicembre 2007
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    L’INIZIATIVA/2

Giornalisti del settore, esperti e chef si sono dati appuntamento per “Vini rossi di Sicilia”. Tavole bikk_vino_hp.jpgrotonde e convegni dove protagonista è stata la qualità vista secondo le nuove regole del mercato

La rivoluzione
industriale del vino

È una provincia che va quella di Ragusa. Il primo riconoscimento di una Docg che ha incoronato il suo nobile Cerasuolo di Vittoria, una recentissima mission della strada del vino “Cerasuolo di Vittoria dal Barocco al Liberty” in Argentina e Brasile, un turismo che cresce esponenzialmente raccogliendo consensi un po’ per tutto: per la gente, per lo straordinario successo del commissario Montalbano con Luca Zingaretti e la firma del grande Camilleri, per la cioccolata di Modica, per i ristoranti di altissimo livello, per la bellezza e la cultura dei luoghi, delle città, delle campagne.

uvavite.jpgIn barba al cattivo tempo dal 7 al 9 dicembre si affiancano due manifestazioni: l’ottava edizione del Festival cinematografico “L'isola del Cinema” e la quinta rassegna “Vini Rossi di Sicilia”, ed entrambe tengono alto il livello di attenzione sull’enogastronomia: c’è Nino Frassica, Mita Medici, registi, giornalisti, lo chef Filippo La Mantia, i direttori delle strade del vino, giornalisti del calibro di Marco Sabellico, Enzo Vizzari ma soprattutto c’è curiosità, interesse, ci sono tanti giovani e tanta voglia di fare.
E la cosa nuova, straordinaria, che finisce per appassionare i giornalisti, ma non solo, è che non c’è solo voglia di fare vino buono e di venderlo al meglio, c’è piuttosto voglia di costruire attorno al vino un ragionamento sui grandi temi dell’attualità ovvero sull’ambiente, sull’energia, sulla bioetica, sulla qualità della vita, sui giovani e sull’idea del futuro. Dalla Sicilia parte un grande laboratorio di pensiero, quasi raccogliendo l’invito di Roberto Benigni che nella sua serata di massima audience recentemente in tv ha chiesto alla Sicilia di assumersi delle responsabilità importanti.
Nel corso delle tavole rotonde si ridefinisce la qualità del vino siciliano secondo le nuove regole del mercato mondiale. La qualità è il risultato in primo luogo della spesa necessaria a produrlo, in secondo luogo di quella per farlo desiderare, infine di quella per distribuirlo. Il grosso della spesa è, e sarà sempre più, rivolta a motivare il consumatore. Ed una delle principali sfide dei Paesi del Sud – citando Daniel Cohen, professore di Economia a Parigi, editorialista di Le Monde – sarà quella di avere la capacità di identificarsi come produttori di idee e di partecipare al mercato in qualità di attori.
Il mercato mondiale è infatti al centro di una trasformazione sostanziale, definita la terza rivoluzione industriale, che vede entrare nel gioco delle grandi potenze economiche, Europa, America, Giappone, fino ad oggi, la Cina, l’India e chissà la Russia. L’esportazione italiana dovrà sempre più identificarsi nella sua specializzazione verso i beni di lusso, che rispecchiano specializzazioni antiche, il cui valore delle competenze acquisite permette di far pagare un prezzo elevato. Sarà molto apprezzato nel mondo il saper fare mediterraneo. La formazione e l’organizzazione del sapere pongono nelle strategie delle moderne economie locali, le basi per la stabilità, e ben possiamo valutare quanto ciò possa oggi valere per il mondo del vino siciliano che ha già fatto i primi grandi passi nel mondo. Ma quale futuro stiamo costruendo? La storia ci insegna che il sapere conta quanto più è capace di trasmettersi attraverso le generazioni e quanto sia centrale in contesti come l’impresa agricola siciliana, considerare la scolarizzazione fattore di crescita sociale. Gli enologi siciliani che sono riusciti a distinguersi in questi anni, soprattutto quelli più giovani sono il segnale di un territorio che ha saputo cogliere il nuovo, spesso anticipandolo, con mirabile ingegno e creatività.
distesa_vigneti.jpgA livello mondiale, il liberismo economico che attraversa le società postindustriali, genera un nuovo fenomeno di stratificazione sociale anche, e nel nostro caso è quello che ci interessa di più, a livello dei consumi. Si configurano nicchie di benessere che fanno del lusso, e sono i mercati del vino nei quali affrontiamo la concorrenza, un culto che dovremo sempre meglio riuscire a comprendere. La Sicilia del vino non è cosa da poco negli scenari del nuovo mondo, anzi. Bisogna però saperla raccontare ed in questo gli enologi saranno sicuramente attori di primissimo piano. Perché c’è la storia, e ci vuole cultura, c’è la memoria dei luoghi e dei padri, e ci vuole sensibilità, bisogna conoscere il vino e saperlo fare bene. È oggi essenziale costruire nel mondo e vendere l’idea di un bere siciliano quale parte di uno stile di vivere siciliano, che gode già di naturali spinte favorevoli. Abbiamo un passato che ha pochi pari al mondo e ci dà una forte credibilità. Dobbiamo far in modo che alla parola vino corrisponda sempre l’idea del Mediterraneo, con alcune preziose perle, di cui la Sicilia per storia fa parte. La Sicilia che già Diodoro descrive nel V secolo a.C. adorna di vigneti di eccezionali dimensioni e bellezza, già allora destinati principalmente al commercio oltre mare. La Sicilia, ci piace ricordarlo, con le cantine agrigentine (allora Akragas) di Tellia, con le sue trecento cisterne tagliate nella pietra con vicino una vasca della capienza di mille anfore e locali per il travaso.
La Sicilia dove 2.500 anni orsono, la ricchezza ed il benessere – con le parole dello storico Francesco Renda- erano tanto diffusi che nel mondo antico il termine siciliano divenne sinonimo di ricchezza, di lusso, di spirito gaudente e spregiudicato. “Vestire alla siciliana”, voleva dire usare stoffe lavorate e colorate, generalmente prodotte per il lusso dei ricchi siciliani.”Vivere alla siciliana” – e questo che più ci piace- era condurre un modo felice di vita…
Un canto siceliota dettava come regole fondamentali:

Primo, goder salute è all’uomo il meglio assai
Secondo aver aspetto seducente
Terzo far gran quattrini onestamente
Quarto tra amici non invecchiar mai

Il convegno “Vini Rossi di Sicilia”del 7-9 dicembre ha creato un’importante occasione di incontro e confronto tra diversi attori istituzionali e privati, nella cornice del castello di Donnafugata con l’obiettivo di incentivare le iniziative rivolte a valorizzazione il connubio vino-territorio, che proprio in virtù dello straordinario patrimonio umano e di produzioni tipiche dell’Isola, ha già cominciato a segnare la nuova strada, per dare stabilità nel tempo ai successi dei vini siciliani.
Il PSR2007-2013 come ha più volte indicato l’assessore regionale all’Agricoltura Giovanni La Via rappresenta uno strumento di portata straordinaria ed integrando tutto quanto già intrapreso in merito alla valorizzazione dei territori del vino e nel campo della internazionalizzazione dei prodotti, si potranno raggiungere risultati importanti. C’è un’imprenditoria giovane fortemente legata e motivata nei confronti dell’agricoltura e del territorio e questo rappresenta un valore aggiunto ma anche un modello per altri altre aree del mondo impegnate sul fronte della tutela della bio-diversità, che stanno seguendo con molto interesse le sorti della nuova sfida siciliana.


Dario Di Bernardi