Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 49 del 21/02/2008

VIVERE DIVINO Vino, due siciliani tra le Alpi

21 Febbraio 2008
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    VIVERE DIVINO

manni-nossing.jpgDue enologi, Bambina e Centonze, diventano i tecnici di una cantina altoatesina. Nel  nome della qualità si accorciano le distanze tra Pantelleria e la Valle Isarco

Vino, due siciliani
tra le Alpi
 

Il vino accorcia le distanze geografiche d’Italia. La Valle Isarco come Pantelleria, più o meno. Nel nome della qualità può accadere anche questo.

Succede infatti che due enologi siciliani siano diventati i tecnici di un produttore altoatesino. Tutto nato per caso, per un amico comune, perché a Manni Nössing, titolare di Hoandlhof, cantina sulle montagne che guardano Bressanone, in piena Valle Isarco, a pochi chilometri dal confine con l’Austria e dal valico del Brennero, siano piaciuti i ragionamenti di Vincenzo Bambina e Nicola Centonze. Il modo di accostarsi al vigneto, il modo di interpretare il vino, il modo di lavorare in cantina tra i piccoli silos di acciaio, anche una certa esuberanza ha fatto la sua parte. L’amico comune è Peter Di Poli, altro produttore altoatesino e grande esploratore di luoghi e zone del vino, sodale di lunga data dei due siciliani. Alla fine l’amicizia è sbocciata e Nössing dalla scorsa vendemmia si è affidato a Bambina e Centonze. I quali si divertono già come matti ad assaggiare anteprime di Kerner, Sylvaner e Veltliner, tipiche uve a bacca bianca che crescono dove fa freddo, quasi al limite settentrionale della vite, tra le Alpi. Vitigni attraverso i quali (ma c’è anche il Müller Thurgau e il Gewurztraminer) Nössing produce le sue trentamila bottiglie dai circa sei ettari vitati. Racconta il produttore altoatesino: «Mi sento in sintonia con tutti e due, amiamo il vino allo stesso modo, era naturale che gli chiedessi una mano per migliorare la mia cantina. Ora viene il bello perché stanno uscendo le nuove annate dei miei bianchi e sono certo che verranno fuori cose buone. Poi è doveroso aggiungere – spiega nell’italiano un po’ storpiato degli altoatesini – che la Sicilia mi piace molto e ho iniziato ad apprezzare i suoi vini. Anche questo mi ha spinto nella decisione». E i due tecnici siciliani che già firmano parecchie bottiglie dell’Isola e anche quelli di un’azienda sarda che dicono? «Siamo colpiti dall’acidità di questi bianchi altoatesini – spiegano Bambina e Centonze -. All’inizio ci siamo accostati con un po’ di timore verso uve che non conosciamo dalle nostre parti. Il Kerner, il Sylvaner…un altro mondo. Ma solo in apparenza perché è uva che si coltiva ad altitudini impensabili per la Sicilia, anche 700-800 metri, ma poi a pensarci bene è uva che, grazie proprio all’altitudine, gode dello stesso sole che può godere un Catarratto o un’Insolia. Basta vedere il grado alcolico. E poi è un’esperienza che alimenta la nostra voglia di confronto. C’è sempre qualcosa da imparare. Anche dalla Valle Isarco».

F. C.