Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 67 del 26/06/2008

L’ESPERIENZA Quella pizzeria cinese a Dublino

25 Giugno 2008
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    L’ESPERIENZA

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Quella pizzeria
cinese a Dublino

di Marco Volpe

Quando vado all’estero non mangio mai italiano. È una premessa che ritengo doverosa visto quello che sto per raccontare. Una storia che si conclude con una e-mail e con un ringraziamento, quello che Lonely Planet ha deciso di rivolgere a me (ma anche a qualche altro viaggiatore) in una delle pagine dell’ultima edizione della guida all’Irlanda pubblicata alcune settimane fa anche in Italia.

La vicenda risale ad un anno fa. Più o meno in questo periodo ho trascorso un paio di settimane in Irlanda con alcuni amici, abbiamo noleggiato un’auto e abbiamo coperto tutto il perimetro dell’Isola di Smeraldo, Aran comprese, mangiando tutto ciò che la gastronomia locale offrisse: dallo stufato alla Guinnes alle aragoste di Round Stone, passando con coraggio per le Irish breakfast preparate in grandi alberghi come nei B&B della periferia ovest dell’Eire.
L’ultima tappa del viaggio è stata Dublino. Dalla capitale eravamo partiti ma eravamo rimasti soltanto poche ore, intenzionati a visitarla al nostro ritorno e impazienti di ammirare il Connemara e il Donegal. E così abbiamo fatto. I nostri compagni di viaggio avevano fatto ritorno in Italia e mia moglie ed io abbiamo avuto un paio di giorni per gironzolare un po’ per la città di Joyce. Ed è qui che abbiamo ceduto. Dopo quei giorni trascorsi a non accontentarci, ad andare a caccia di ogni sfizio gastronomico, abbiamo deciso di concederci un pasto dal nome familiarissimo: la pizza. Abbiamo consultato la nostra Lonely Planet (che abbiamo sempre ritenuto e continuiamo a considerare una compagna di viaggio indispensabile) e abbiamo scelto secondo questa descrizione: “Le croccanti pizze sfornate da questo ristorante, condite con ingredienti fantasiosi, sono probabilmente le migliori che si possono trovare su questo lato del Liffey” un locale dall’accattivante nome vagamente italiano che si trova nelle vicinanze del Trinity College. Il fatto è che, appena superata la soglia del locale, due cose non ci hanno convinto: il forno elettrico e il pizzaiolo cinese, così come il resto del personale. Le pizze arrivate in tavola ci hanno dimostrato che il nostro presentimento non era sbagliato.
Ripeto: non sono fra chi va all’estero cercando la carbonara. Anzi. Credo però che se si parla di una pizza eccezionale bisogna parlare di una pizza almeno mangiabile per un italiano, se il consiglio è riportato in una guida in lingua italiana. Così al mio ritorno ho scritto alla Edt, l’editrice di Lonely Planet, dicendo la mia e citando il locale. Il risultato: il locale, nell’ultima edizione della guida, non è più citato.
Credo che la guida, in questo modo, ancora una volta, abbia dato dimostrazione della sua grande affidabilità.