Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 67 del 26/06/2008

L’INCHIESTA Il tempo delle angurie

25 Giugno 2008
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    L’INCHIESTA

anguria_hp67.jpgEcco il frutto dell’estate, amato sia dai consumatori che dai coltivatori. La Sicilia ogni anno ne produce 70 mila tonnellate. «Farao» e «Tide» le varietà migliori

Il tempo
delle angurie

L’estate si avvicina e il frutto che più la rappresenta è certamente l’anguria, meglio nota nel resto dello stivale col nome di «cocomero». È una pianta della famiglia delle Cucurbitacee e il suo nome scientifico è Citrullus lanatus, probabilmente per le sue foglie ricche di peluria.

In Sicilia viene coltivata su oltre duemila ettari che producono circa settantamila tonnellate di frutti, preferiti in estate non solo dai consumatori ma anche dai produttori.
«La pianta di anguria richiede pochissima manodopera rispetto ad altre specie come ad esempio la fragola – spiega Vincenzo Pellegrino, imprenditore di Mazara del Vallo, che ha destinato alla cucurbitacea ben quattro dei 20 ettari della sua azienda – e dà grandi soddisfazioni». Più che grandi se si pensa che una sola anguria della cultivar Farao può pesare fino a trenta chili. «La Farao, però – precisa l'imprenditore – produce solo tre frutti per pianta: per arrivare a cinque bisogna passare ad un'altra varietà, la Crimson Tide, che ne produce almeno cinque, anche se il peso è inferiore e si attesta intorno ai quindici chili». Altra differenza, non da poco, tra le due varietà sta neanguria_dentro67.jpgl periodo di ingresso nel mercato, elemento che ha un'influenza non indifferente sul prezzo alla produzione.
«La Tide è più precoce – spiega Pellegrino – inoltre la coltiviamo in tunnel anticipando ancora di più il periodo di maturazione del frutto ed entrando nel mercato in un momento più favorevole. Adesso ad esempio che siamo a fine campagna per la Tide, i prezzi si aggirano intorno ai 25 centesimi al chilo». Con la Farao, invece, la cui raccolta inizierà tra dieci giorni e che viene rigorosamente coltivata in pieno campo, l'anno scorso i prezzi sono scesi a 6 centesimi, permettendo a stento di recuperare le spese. Spese che partono dalla manodopera, seppur marginale, ed arrivano agli antiparassitari.
«All'anguria facciamo in media quattro trattamenti per ciclo produttivo tra antiperonospora, antioidio e insetticidi vari – prosegue Pellegrino – ma in questo momento le piante sono così pulite che non hanno bisogno di altri interventi e le prossime angurie, grazie anche all'andamento climatico favorevole, ne avranno ricevuti solo tre».
In definitiva, calcolatrice alla mano, considerando che in un anno nell'azienda Pellegrino si producono 1.500 quintali di angurie (800 in tunnel e 700 in pieno campo) e che le vende ad un prezzo medio di 15 centesimi al chilo, con tutte le spese, il conto è presto fatto.
Tra alti e bassi si tratta comunque di un business su cui puntare, anche alla luce delle nuove ricerche dell'assessorato regionale all'Agricoltura della Regione siciliana che dimostrano come con la tecnica dell'innesto si possa ottenere un incremento della produttività di oltre il 200%. Nella provincia di Trapani, dove il frutto è coltivato in oltre trecento ettari, molte delle cento aziende interessate ne hanno già approfittato.
E intanto, Vincenzo Pellegrino sta tramandando la sua professione al figlio Girolamo di 25 anni, che ha già ricevuto il contributo di ventimila euro previsto per i giovani imprenditori dalla scorsa programmazione regionale col Por 2000-2006.

Riccardo D’Anna