Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 175 del 22/07/2010

L’ANALISI Il Washington Post elogia il legame tra gli italiani e il cibo

23 Luglio 2010
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L’ANALISI

Il giornale Usa mette a confronto lo stile di vita americano con quello del Belpaese. Con un appello forte: dosi piccole, tempi lenti e Mc Donald’s vietato

Il Washington Post
elogia il legame
tra gli italiani
e il cibo

E se la differenza di linea tra gli americani e gli italiani non fosse una  questione di dieta e di regole, ma di un diverso modo di concepire il  ruolo dell’alimentazione nella vita quotidiana? A domandarselo è il Washington Post, che alla luce degli ultimi dati sull’obesità nei due Paesi ha messo a confronto le abitudini alimentari di italiani e  statunitensi individuando una differenza culturale ed emotiva, più  ancora che gastronomica in senso stretto, nel loro rapporto con il cibo.

  Negli Stati Uniti, riferisce il Post, l’80,5% degli uomini e il  76,7% delle donne è sovrappeso, cioè ha un indice di massa corporea  superiore a 25, mentre il 44,2% degli uomini e il 48,3% delle donne  sono obese, ovvero ha lo stesso indice superiore a 30. In Italia,  invece, è sovrappeso soltanto il 55% degli uomini e il 40% delle  donne, mentre gli obesi costituiscono appena il 14,4% tra i maschi e  il 13,7% tra le femmine. Numeri che fanno il paio con quelli  rilasciati dall’Organizzazione mondiale della sanità sulla mortalità per patologie non trasmissibili come diabete, tumori e malattie  cardiovascolari: 450 decessi su 100mila persone negli Usa, soltanto  372,3 in Italia.  Come si spiega un simile divario? Secondo il quotidiano, è  sufficiente un breve viaggio nel Belpaese per trovare la risposta.  Girando per le vie di qualunque città italiana, sostiene i Post, è  ben raro imbattersi in una coppia a passeggio che beve la sua soda da  un bicchierone gigante, come quelli tanto in voga negli Usa, o magari  seduta a tavola di fronte a un enorme piatto di pasta condito con ogni genere di salsa. Al contrario, in Italia un caffè a portar via viene  servito in un bicchierino di plastica taglia mini, e un piatto di  pasta al ristorante è non più grande di un pugno, rigorosamente al  dente e condito con un leggero pesto o una salsa di pomodoro fresco.  Discorso simile per un arrosto di pollo, di cui viene portato in  tavola un unico, squisito petto.  Sebbene i McDonald non manchino  neanche in Italia, sottolinea il Post, sono pochi i giovani che vi si  fermano per un pasto. La maggior parte degli italiani preferiscono un pezzo di pizza appena cotta e molto sottile, condita con verdure  fresche o un filo di formaggio e una buona dose di olio d’oliva. Il  gelato, poi, è servito in coppette piccole come quelle che in America si usano per i bambini. E anche nella popolare catena Autogrill, il  pasto prediletto è l’insalata, abbondante ad economica, che viene  consumata senza fretta, scambiando chiacchiere amichevoli con i vicini di tavolo.  Le sane abitudini alimentari degli italiani, precisa il  quotidiano di Washington, non sono certo una novità. La Oldways, l’organizzazione di Boston per la promozione del mangiar bene, ha  sempre indicato come modello di corretta alimentazione la dieta  mediterranea, con la sua predilezione per i cibi coltivati sul  territorio e consumati in compagnia, magari accompagnati da un buon  bicchiere di vino. Tuttavia, secondo l’autore dell’articolo, ci vuole  ben altro che un manuale alimentare per portare gli americani sulla  strada del mangiar bene.  La soluzione, afferma il giornalista del Post, è creare un  luogo dove il comune cittadino americano, che magari non può  permettersi un viaggio in Europa, possa immergersi per qualche giorno  nella cultura e nello stile di vita italiano.

Agata Polizzi