Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 211 del 31/03/2011

Marsala all’angolo

03 Aprile 2011
convegno convegno

Di Marsala ne sono stati prodotti solo 96 ettolitri nel 2010, una quantità equivalente alla produzione di poco meno di due ettari.

Dato che dice molto sullo stato attuale in cui versa il Marsala, diffuso da Gaspare Baiata, presidente di Cantine Paolini e alla guida del neo Comitato Cittadino per la revisione del disciplinare di produzione del vino Dop Marsala, in occasione della seconda rassegna sui vini siciliani tenutasi nell’Istituto Agrario A. Damiani di Marsala. Appuntamento che in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia ha scelto come tema il vino simbolo enologico del Paese. Di riflessioni e proposte su quello che è diventato ultimamente un caso nel mondo vinicolo non ne sono mancate, prendendo come riferimento quanto emerso dal dibattito tenutosi su cronachedigusto nei mesi scorsi. Accesi i toni del lungo pomeriggio che ha visto confrontarsi manager, enologi, viticultori, giornalisti, enotecari in un clima che attesta l’urgenza di un intervento di recupero su questo vino che sconta un grave, oneroso e troppo lungo ritardo. Volontà ribadita da chi ha fatto gli onori di casa, il direttore scolastico Domenico Pocorobba:. “In un momento così delicato come quello che sta attraversando il Marsala la scuola vuole porsi come mediatore tra i produttori e la base, i viticultori. E cercheremo anche di sensibilizzare le istituzioni che oggi non possono non interessarsi di agricoltura”.


Domenico Pocorobba

Dopo il dibattito ha preso il via con la presentazione di Lucio Monte dell’Istituto Regionale della Vite e del Vino sulla certificazione del Marsala, cui è seguito l’intervento di Giancarlo Moschetti, presidente del corso di laurea di Enologia di Marsala, sullo studio condotto sui lieviti dell’areale conclusosi su un richiamo, rivolto a tutti, a “riappropriarsi del nostro primato enologico”. Sul podio sono saliti anche rappresentanti dei brand storici del Marsala. Critiche e accorate le posizioni di Massimo Bellina, export manager di cantine Pellegrino. “Diciamocelo chiaramente – così esordisce – il Marsala non si vende da nessuna parte. Da trent’anni faccio questo lavoro. All’estero è considerato come una salsa da usare in cucina. Vado in giro per tutto il mondo e nessuno è interessato alla qualità del vino. Parlare di Marsala oramai è diventato frustrante. Bisogna fare qualcosa. Riscattarlo. Riportarlo nel suo ambiente naturale: le tavole. Purtroppo oggi è difficile, paghiamo gli errori commessi nel passato”. Poi si dichiara scettico sull’efficacia di una possibile modifica del disciplinare: “Il disciplinare conta poco. Cambiarlo non contribuirebbe a restituire al Marsala l’immagine che merita, anzi potrebbe giocare contro portando ad una riduzione della produzione e ad un innalzamento del prezzo”. Anche Marcello La Monica, wine ambassador di Duca di Salaparuta spezza una lancia a favore dell’attuale disciplinare e segnala come unica strategia possibile la comunicazione. “Mi ritrovo facce sempre sorprese quando vado fuori e faccio conoscere il Marsala, conquista. Purtroppo oggi la percezione che ne ha la gente è o di quello all’uovo o del vino da cucina. E questo accade non in un’altra parte del mondo, ma a Palermo. È bastata una distanza di 120 chilometri per dimenticare questo vino. Se il Marsala lo si fa conoscere, lavora da solo”.


Marcello La Monica e Massimo Bellina

Durante al dibattito si è sottolineato anche il legame col territorio in vista del quale si è avanzata la proposta di un recupero a doppio senso. Idea che porta la firma del giornalista Attilio Vinci: “Il rilancio di questo vino non può prescindere dal rilancio del territorio. Acquista la sua importanza solo se in rapporto alle altre attrattive del luogo. Purtroppo non è stato trainato dal rinascimento dell’enologia cui abbiamo assistito in questi ultimi 15 anni. È stato il primo vino a varcare i confini nazionali, partendo dalla storia possiamo ricostruire il rilancio del Marsala”. Per chi tutti i giorni osserva la vita che conduce questo vino sugli scaffali una delle cause del declino sarebbe da imputare ad una politica del prezzo sbagliata. Franco Rodriguez, enotecaro storico di Marsala e membro vice delegato Ais solleva il problema dell’imbarazzo nel proporlo ad una certa cifra. “Oggi un Marsala Superiore o Vergine in media lo troviamo sui 10 euro o poco più. E’ questo che gli ha tolto dignità. Come posso giustificarlo se promuovo un vino che nasce da un procedimento complesso, da una tradizione, e soprattutto dal tempo? Alla fine del convegno non sono mancate critiche nei confronti di chi non ha presenziato alla discussione. “Quello che vogliamo fare è aprire un terreno di confronto, uno spazio comune e invece dobbiamo ammettere che il Consorzio non vuole confrontarsi – dice Guido Falgares dell’Unione europea dei Gourmet -. Stiamo vedendo da una parte un’apatia rassegnata e dall’altra, come possiamo vedere adesso, una voglia di partecipare. Vedo che la situazione del Marsala sta peggiorando, dobbiamo far ritornare questo vino a perla enologica d’Italia”.

Manuela Laiacona