Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 36 del 22/11/2007

L’ORO VERDE Nel nome dell’olio

22 Novembre 2007
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    L’ORO VERDE

ulivo_hp.jpgIl Consorzio Verdorolio Bilìci lavora per unire quante più aziende della filiera produttiva di tutta la Sicilia. La vicepresidente Alessandra Cuscinà: “Dal 2008 un marchio unico con l’etichetta realizzata da Serena La Scola”

Nel nome dell’olio

L’olio siciliano è alla continua ricerca di uno spazio nel mercato internazionale. Oltre alla promozione, l’intento è quello di commercializzarlo sotto un’unica etichetta di qualità, un marchio dalla forte immagine riconoscibile in tutto il mondo. È questo l’obiettivo del Consorzio Verdorolio Bilìci, nato nel 2005, che lavora per unire quante più aziende della filiera produttiva dell’olio di tutta la Sicilia.

Finora 780 aziende hanno aderito al progetto, che è incardinato su un disciplinare rigido di produzione. In larga parte si tratta di produttori (50%). Poi ci sono i frantoi (20%) e gli imbottigliatori (20%), che imbottigliano con una loro etichetta il proprio olio extra vergine di oliva – per la maggior parte sono oli Dop o biologici o entrambi che vantano premi o menzioni. Il 10% sono aziende varie della filiera. Una formazione vincente, come dice il vicepresidente del consorzio e coordinatrice delle aziende iscritte, Alessandra Cuscinà, che assieme al presidente Giuseppe Califano hanno scommesso sull’oro verde siciliano.
“La grande potenzialità del consorzio Verdorolio può far fronte alle richieste ingenti di prodotto di alta qualità – dice la Cuscinà – a cui ogni piccola azienda da sola non potrebbe far fronte”.

Un po’ come dire che l’unione fa la forza?

“È proprio così. L’olio siciliano, essendo uno dei migliori al mondo per posizione geografica, clima e tradizione deve essere conosciuto per essere apprezzato”.

E il Consorzio è il mezzo?

“È lo strumento, è l’aggregazione attraverso cui può essere diffusa l’educazione al gusto. Pensi alla carta degli oli siciliani: un ristoratore di alto livello dovrebbe essere in condizioni di presentare al cliente più esigente una carta degli olii con una buona scelta do oli sia per qualità organolettiche sia per gusto e proporre i dovuti abbinamenti”.

Voi ne avete una?
“Sì, con tre tipi di olio: verdorolio (fruttato delicato), verdorolio (fruttato medio), verdorolio (fruttato intenso), verdorolio (sublime denocciolato biologico) e verdorolio (da agricoltura biologica). Su tutti c’è l’indicazione di provenienza, le qualità organolettiche e i consigli di abbinamento al cibo”.

Parliamo di etichetta unica.
“A partire dal 2008 ci sarà il marchio unico del Consorzio con l’etichetta fatta realizzare appositamente dall’artista siciliana Serena La Scola. Continueremo a fare promozione mirando sempre più al nord Italia e all’Estero con manifestazioni, degustazioni e quanto si potrà fare per far conoscere la qualità dell’olio siciliano. In un mondo che va sempre più verso la globalizzazione il prodotto tipico artigianale è un segno di distinzione”.
 A che punto siete con la commercializzazione?
“La maggior parte delle aziende sono vincitrici di premi nazionali e internazionali per i migliori oli del mondo e sono già inserite da anni nei cataloghi pubblicati dalla Regione Siciliana dei migliori Oli extra vergini della Sicilia e nelle guide culinarie internazionali più illustri. Continueremo a far conoscere il nostro olio nelle manifestazioni di settore. Circa sei mesi fa abbiamo anche creato il sito e-commerce www.verdorolio-store.com, che pian piano va crescendo essendo in continuo aggiornamento, sul quale è possibile acquistare alcuni degli oli del consorzio, lasciare commenti, chiedere informazioni o altro”.

Ma il mondo dell’olio appare un po’ in affanno.

“È inutile nascondersi dietro la rete. In alcune zone della regione la crisi c’è. In molte zone le olive sono state messe all’asta, visto che il raccolto era scarsissimo. Basse rese e prezzi alti ne hanno confermato il momento no”.

 Difficile andare avanti per i produttori?

“Le piogge tardive – dice Maria Di Giovanna, produttore di Alcamo – hanno buttato giù il 50% dei fiori all’albero. Spesso il produttore non viene nemmeno ripagato delle spese sostenute in una stagione olearia. La maggior parte di loro abbandona gli oliveti. Per la raccolta ci sono costi elevatissimi. Si pensi che un operaio costa in media 45 euro al giorno, più 22 euro di contributi fiscali. Con gli agevolatori, quattro persone riescono a raccogliere non più di 1.500 chili di frutto al giorno. Da perfezionare anche il meccanismo dei contributi ai produttori da parte della Regione”.


Sa.Ri.