Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 32 del 25/10/2007

L’INDAGINE Occhio al prezzo

24 Ottobre 2007
supermercato.jpg supermercato.jpg

    L’INDAGINE

supermercato.jpgI rincari condizionano le scelte della spesa per tre italiani su quattro. Lo dice una ricerca Coldiretti-Swg: colpa dei troppi passaggi dal produttore al consumatore

Occhio al prezzo

Si guarda meno al gusto e più al portafogli. Sono i rincari a condizionare le scelte della spesa per tre italiani su quattro che hanno deciso di cambiare il modo di fare la spesa (il 40 per cento in modo drastico), aumentando l’attenzione riposta nella lettura dell’etichetta e prestando più attenzione alla provenienza dei cibi a favore di quelli locali.

Lo sostiene l’indagine 2007 di Coldiretti-Swg su “Le opinioni di italiani ed europei sull'alimentazione”, presentata al Forum di Cernobbio organizzato dalla Coldiretti e Studio Ambrosetti. L’indagine evidenzia come la responsabilità degli aumenti viene attribuita in Italia soprattutto ai tanti passaggi intermedi che i prodotti fanno per arrivare dal produttore al consumatore (66 per cento) a differenza di quanto accade negli altri Paesi europei (42 per cento). Ma sotto accusa sono anche i rincari eccessivi applicati dai commercianti e dalle catene di distribuzione (37 per cento) mentre sono del tutto “assolti” gli agricoltori. Gli italiani temono per il mancato controllo della situazione e addirittura il 37 per cento arriva a chiedere un intervento pubblico per calmierare i prezzi degli alimenti. Il 29 per cento ritiene che occorra favorire direttamente gli acquisti dagli agricoltori e soltanto il sei per cento considera come soluzione la concentrazione della distribuzione commerciale con la riduzione dei piccoli negozi a favore degli ipermercati.
mercato.jpgI cambiamenti nel comportamento di acquisto sono giustificati dal fatto che la spesa alimentare è la seconda voce dopo l'abitazione e assorbe il 19 per cento della spesa mensile totale delle famiglie per un valore che è salito a 467 euro al mese destinati nell'ordine principalmente all'acquisto di carne (106 euro), di frutta e ortaggi (84 euro), di pane e pasta (79 euro) e di latte, uova e formaggi (64 euro). Se complessivamente la spesa alimentare è rimasta invariata, le quantità portate a casa si sono ridotte dell’1,5 per cento e tra gli spostamenti più significativi si registra un calo nei consumi di pane (-7,4 per cento), pasta di semola (-7,4 per cento), latte fresco (-2,6 per cento), vino (-7,9 per cento), carne bovina (-4,1 per cento) mentre aumentano la carne di pollo (+7,5 per cento) e le uova (+6,4 per cento), secondo le elaborazioni su dati Ismea Ac Nielsen nei primi otto mesi del 2007.
Secondo un studio della Coldiretti, dei circa 467 euro al mese che ogni famiglia destina per gli acquisti di alimenti e bevande, oltre la metà, per un valore di ben 238 euro (51 per cento), va al commercio e ai servizi, 140 (30 per cento) all'industria alimentare e solo 89 (19 per cento) alle imprese agricole. «Questo significa chiaramente che i prezzi aumentano in media di cinque volte dal campo alla tavola con una tendenza che – dice il presidente della Coldiretti, Sergio Marini – tende ad accentuarsi nel tempo». Per Marini: «È necessario lavorare per rendere più chiaro e diretto il percorso del prodotto con l'etichetta di provenienza, ma anche intervenire sulle filiere inefficienti che perdono valore senza ritardare le necessarie ristrutturazioni». I consumatori però adesso alle parole chiedono che seguano i fatti.

Elena Mancuso