Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 134 del 08/10/2009

I NOSTRI GUSTI La mia top ten

08 Ottobre 2009
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I NOSTRI GUSTI

Ecco un elenco di dieci cose a cui è difficile rinunciare. Oltre al cibo anche gli alberghi, i luoghi turistici e i centri benessere

La mia top ten

di Gaetano Luca La Mantia

Meglio chiarire subito che sui gusti non si discute. Soprattutto sui miei. Ovviamente è una provocazione. Anzi, chi è pronto a smentirmi lo faccia pure, ma deve offrire una motivazione valida almeno quanto la mia. Il riferimento è alla top ten del sottoscritto.


In sostanza sto per dirvi quelle dieci cose alle quali tengo particolarmente, quelle, per intenderci, alle quali non ho intenzione di rinunciare o alle quali rinuncio solo per ragioni geografiche. Mi spiego meglio. Se potessi mangiare almeno una volta alla settimana una bistecca newyorkese, avrei un motivo in più per sentirmi felice. Ma New York per un palermitano non è certo dietro l’angolo. E allora vi rinuncio a malincuore. Negli States, infatti, non ci sono solo hamburger, hot dog e patatine fritte. La bistecca newyorkese, per esempio, è quel souvenir che bisogna portare nel cuore oltre che nella memoria. Un ristorante americano specializzato in questo piatto è il Maloney & Porcelli. In realtà più che un semplice ristorante può essere definito una grande steakhouse, un tempio della bistecca. Il locale si trova nel pieno di Manhattan, a pochi metri dalla Quinta Strada, il cuore commerciale della città. Lì si trova una fetta di carne molto spessa ma al tempo stesso tenera e gustosa.
Per fortuna, le bistecche non sono un privilegio americano. E allora mi accontento, ma si fa per dire, di una Fiorentina da 800 grammi o di qualcosa che le somigli. Un posto fidato e che per questo consiglio, è una macelleria palermitana di via Perez, al civico 107, di proprietà della famiglia Zimmatore. Una “carnezzeria”, come si legge nell’insegna, che oltre alla Fiorentina, è specializzata in panzerotti con prosciutto e galbanino e soprattutto negli spiedini alla palermitana (prosciutto e caciocavallo fresco tra gli ingredienti) tanto da venderne circa 800 alla settimana.
Veniamo ai prodotti del mare. Nella mia top ten c’è il crudo di pesce della Capinera di Taormina e il pesce sfilettato della pescheria di Claudio Raccuglia. Cominciamo dall’antipasto, quindi dal crudo di pesce del giovane e fantasioso chef Pietro D’Agostino, che con la sua Capinera ha vinto il premio Best in Sicily 2009 come miglior ristorante. Sapori della Sicilia, tra cui l’insalata di agrumi, il sale di Mozia, l’extravergine di Nocellara dell’Etna, che si abbinano ad una selezione di 7-8 pesci crudi (scelti in base alla loro freschezza) tagliati sottilissimi. Provare per credere. Il pesce sfilettato è invece una prerogativa di Claudio Raccuglia, palermitano trentaduenne. Nella sua pescheria di corso dei Mille 59 è consuetudine vederlo all’opera mentre rimuove le lische al pescato del giorno, un lavoro certosino che da una decina d’anni svolge con arte e tanto sentimento.
E adesso un’altra ammissione: sono un fanatico della pasta. Ne mangio a volontà, quasi tutti i giorni, e mi manca quando sono costretto a rinunciarvi. Fra i possibili primi piatti cito quello che più adoro: gli spaghetti alla carbonara. Ma sia chiaro: quelli romani. Tutte le volte che mi capita di trascorrere qualche ora nella capitale non posso fare a meno di attuare il mio progetto: fermarmi in una trattoria (direi quasi una qualunque) per gustare una carbonara nella sua versione originale e non come viene preparata in molti altri posti del mondo. Dunque deve essere servita con un soffritto di guanciale ed una salsa rigorosamente senza panna, fatta col tuorlo d’uovo e aggiunta dopo aver messo la pasta nel piatto. Il tutto deve essere riempito di pecorino e pepe.
Nella mia top ten c’è posto pure per la pizza, anche se non ne vado pazzo, a meno che non sia sottile, non troppo cotta, con la salsa poco dolce. Trovarla a queste condizioni non è semplicissimo, ma una pizzeria che fa al caso mio è la Taverna di John di Palermo (via Sperlinga 57). E veniamo al dolce: i miei preferiti sono quelli con la crema di ricotta, dal cannolo alle “sfince”, dai ravioli alla cassata. Cito due pasticcerie siciliane: Oscar di Palermo (Via Mariano Migliaccio, 39) e il bar Vito di Marsala (Via Capitano Falco, 2).
Oltre alle cose buone da mangiare, vorrei soffermarmi anche sui posti buoni dove stare. Parlare degli alberghi di lusso sarebbe troppo facile, e allora preferisco soffermarmi su quegli hotel low cost o a conduzione familiare, comunque confortevoli e perché no in luoghi ameni. Un esempio è l’hotel Victoria di Taormina, in Corso Umberto I 81, cioè in pieno centro. Un albergo antico, del 1885, dove peraltro soggiornò Oscar Wilde, confortevole e comodo: due stelle che sembrano tre.
Tra i posti in cui soffermarsi, specie per chi ama il benessere del corpo oltre ai piaceri della tavola, ci sono le spa. Su tutte, il paradiso dei sensi (ma per chi non bada a spese) è l’Albereta Resort di Erbusco (Brescia), un 5 stelle immerso nelle colline della Franciacorta a pochi minuti dal Lago d’Iseo. Tra i suoi punti di forza (oltre al ristorante del noto chef Gualtiero Marchesi) c’è dunque il centro benessere, un luogo all’insegna del silenzio e della pace dove poter sfuggire allo stress di tutti i giorni.
Per completare l’elenco manca solo un punto che voglio riassumere in una parola di 4 lettere, ma che è un concentrato di natura, turismo, enogastronomia, sport: l’Etna. Il parco, il vulcano, il vino (a me piace soprattutto il rosso),  sci e trekking e tutti i prodotti tipici che ne fanno un luogo d’eccellenza. Quanto basta per renderlo un posto incantevole, da scoprire e riscoprire, e di cui ogni siciliano deve essere orgoglioso.