Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 136 del 22/10/2009

L’INCHIESTA L’Isola dell’olio

22 Ottobre 2009
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L’INCHIESTA

Avviata la raccolta in molte zone della Sicilia, segnali positivi dalle campagne: quasi ovunque si registrano quantitativi generosi e ottima qualità. Un po’ meno bene le cose per la zona del Palermitano alle prese con i prezzi bassi di produzione

L’Isola dell’olio

Parte sotto i più buoni auspici la campagna olearia 2009/2010 in Sicilia. Basta ascoltare le voci dei produttori per capire come i dati siano tutto sommato confortanti. Si prevede un aumento nella produzione con percentuali variabili a seconda dell’area presa in considerazione.

Ovviamente si tratta solo di previsioni, anche perché gli imprevisti climatici sono sempre dietro l’angolo così come le sorprese dei mercati, dagli andamenti spesso altalenanti.
Il giro dell’Isola dell’olio comincia a Catania. Ai piedi dell’Etna la nuova annata sembra essere partita con il piede giusto. Le condizioni climatiche sono state favorevoli ed in particolare nelle campagne alle pendici del vulcano la raccolta è iniziata già da qualche giorno per l’invaiatura anticipata delle olive. Ad altitudini più elevate, come Randazzo o Castiglione di Sicilia, l’inizio della raccolta è invece previsto intorno al 7 di novembre. Va dal 10 al 20% in più la quantità di olio che quest’anno, secondo il presidente della Dop Monte Etna, Giosuè Catania, si riuscirà a produrre. Buoni anche i prezzi, in particolare per alcune delle nove aziende che hanno già registrato il proprio marchio e che così come lo scorso anno venderanno in mercati di nicchia, quindi enoteche e alta ristorazione, anche a 13 euro al litro. Si registra inoltre un’interessante richiesta di questi oli derivati, lo ricordiamo, dalla Nocellara Etnea, anche in mercati quali la Germania, disposta a spendere molto per il biologico Dop. “Il merito di tutto – spiega Catania -, è da attribuire non solo alle caratteristiche dell’olio prodotto e all’impegno dei produttori, ma anche all’attenta campagna promozionale da tempo portata avanti dal Consorzio e che nei prossimi mesi sarà avviata non solo al nord Italia, come a Milano, ma anche oltre, in particolare a Praga e Francoforte”. L’unico è rappresentato dalle giacenze che potrebbero influenzare i bilanci delle aziende.
Soddisfatto è anche il presidente della Dop Monti Iblei, Salvatore Spatola, che definisce già “storica” quest’annata. “Innanzitutto per la qualità – spiega -, grazie alla mancanza di attacchi da parte di parassiti, e poi per la quantità tant’è che si spera di poter toccare i 2500 quintali di olio prodotto dalle 8 sottozone in cui è suddivisa la zona della Dop”. Per quanto riguarda i quantitativi di olive raccolte, però, spiega Spatola, si è notata quest’anno una certa differenza tra la zona “mediterranea”, e quindi la zona Gulfi, Monte Lauro e Calatina, e la zona “ionica”: “In quest’ultima – continua Spatola – a differenza della zona mediterranea, ci sono stati alberi carichi di olive accanto al altri completamente privi di frutti e ciò per la nebbia e la forte umidità verificatasi a maggio durante l’allegagione, che avrebbe causato una scarsa impollinazione”. Per quanto riguarda il fronte dei mercati, non dovrebbero esserci particolari problemi: si continua a vendere l’olio imbottigliato  nei mercati nazionali e soprattutto esteri a circa 9-10 euro al litro.
Dall’altra parte dell’Isola, nella zona della Dop Val di Mazara, quella da tutti ritenuta la più vasta area Dop della Sicilia , le cose stanno diversamente. “La raccolta delle olive – spiega il presidente del Consorzio della Dop Val di Mazara, Salvatore Martorana -, è iniziata qui nei primi di ottobre e si prevede una produzione inferiore del 40-50% rispetto a quella dello scorso anno, in termini ovviamente quantitativi, visto che quello di quest’anno è un periodo di ‘scarica’. Inoltre non sono mancati alcuni problemi quali l’attacco della mosca dell’olivo o di tignole che hanno, anche se in piccola parte, compromesso alcuni frutti”. Per i produttori, anche quest’anno, si ripresenterà gravoso il problema dei prezzi di vendita, considerati troppo bassi. Al produttore infatti un chilo di olio sfuso viene pagato 3,50 euro.
Restando in zona, viene fuori che l’andamento della campagna olearia va diversamente per un produttore di Camporeale (Pa). Si tratta di Terre di Gratia e di Gaspare Triolo, che ha deciso di puntare sulla produzione di oli di qualità ma non a marchio (Dop o biologici). “L’unico inconveniente è dato dal tempo di queste ultime settimane – spiega Triolo – che sta creando qualche ostacolo a livello organizzativo rallentando in alcuni momenti la raccolta. Ad ogni modo qualità e quantitàsaranno davvero buone, facilitati dall’annata di carica”.
Annata di alto livello, caratterizzata da una bassa acidità a Castelvetrano, ancora in provincia di Trapani, dove la famiglia Amari produce olio da Nocellara del Belìce con il marchio Loconovo.  “Bassissimo tasso di acidità e abbondanti polifenoli – spiega Monica Amari, che fa la spola tra Milano e la Sicilia -. Questa è una grande annata, per questo abbiamo deciso di aprire l’azienda anche al pubblico nei fine settimana per una iniziativa battezzata ‘Aperitivo al frantoio'”.

Gianna Bozzali