Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 188 del 21/10/2010

LA PROVOCAZIONE Le discariche della discordia

21 Ottobre 2010
campo campo

LA PROVOCAZIONE

Dopo la Valle del Dittaino ecco dove piazzare l’immondizia da smaltire. Una mappa ragionata nelle varie province siciliane. E se tutto fosse vero?

Le discariche
della discordia

di Giulio Ambrosetti

Domanda: perché solo la valle del Dittaino deve avere il ‘privilegio’ di una moderna ‘integrazione’ tra agricoltura e monnezza? Perché soltanto Enna deve godersi le ‘bellezze’ e i ‘profumi’ tardo Chanel di una megadiscarica?

In democrazia, come nei matrimoni, è giusto che tutti abbiano le stesse opportunità, nella buona e nella cattiva sorte. Così abbiamo pensato di regalare al governo della Regione siciliana un paio di idee per dare a tutte le province dell’Isola la possibilità di usufruire dei benefici economici e, soprattutto, ambientali, legati alla presenza di montagne di rifiuti.
Si tratta di una mappa ‘ragionata’ dei luoghi dove localizzare un’altra decina (o forse più) di megadiscariche per ‘valorizzare’ i prodotti della terra. Se ci permettiamo di indicare alcune ‘soluzioni intelligenti’ (almeno quanto quella ‘partorita’ per la valle del Dittaino) è perché abbiamo notato che l’attuale giunta regionale, oltre che percorsa da un’interessante vena psichiatrica,  è composta da personaggi con alle spalle robusti studi di giurisprudenza, ma un po’ digiuni in materia di agricoltura.
Allora. Una seconda mega-discarica potrebbe trovare posto dalle parti di Vittoria, per distruggere definitivamente l’ingombrante serricoltura di queste zone. Una terza tra Pachino e Porto Palo, per avvelenare le coltivazioni di pomodoro ciliegino e di datterino. La quarta mega-discarica andrebbe senza dubbio piazzata nel triangolo compreso tra i Comuni di Partanna, Castelvetrano a Campobello di Mazara per disfarci una buona volta e per tutte delle coltivazioni di Nocellara del Belìce, una cultura di olivo che il mondo ci invidia ma che noi, con la nostra lungimiranza, possiamo sempre rovinare.
Una quinta mega-discarica dovrebbe ‘ridisegnare’ il paesaggio agrario che si distende tra Menfi e Sciacca, giusto per mandare al macero i vigneti e, magari, pure le cantine sociali di queste zone che ancora non hanno chiuso i battenti. Una sesta discarica andrebbe baricentricamente dislocata tra Lentini, Carlentini e Francofonte per sbarazzarci una buona volta e per tutte di un prodotto tutto siciliano: le arance pigmentate (o, se preferite, rosse) Moro e Tarocco. 
La settima mega-discarica dovrebbe servire per chiudere l’inglorioso quanto noioso capitolo della zootecnia del Ragusano: basta con questi animali al pascolo, basta con questi muretti a secco realizzati con volgari pietre, basta con questo latte, basta con i caciocavalli e con le provole e sì, invece, a tante dolci, chiare e fresche immondizie, magari pretrattate per fare felice il nostro amico ‘immondizzologo’ Peppino Catanzaro da Agrigento. E siccome ‘sti vaccari e pecorai che si lamentano sempre hanno stufato, altre due belle mega-discariche – la nona e la decima – andrebbero localizzate, rispettivamente, sui Nebrodi e sui Peloritani dove, purtroppo, continuano inopinatamente a pascolare troppi animali.
Direte: che fa lasciamo senza rifiuti l’agricoltura dell’Etna? Giammai! Però siccome non vogliamo creare disparità, sempre con l’aiuto del nostro ‘immondizzologo’ di Girgenti si potrebbe pensare a un sistema integrato di piccole ma sincere quanto efficaci medie-discariche per abbracciare ed appestare un po’ tutto il comprensorio che si distende alle falde del vulcano. Una discarichetta, per esempio, andrebbe rifilata a Zafferana Etnea per liberare il paese dalle api; un’altra discarichetta ad Adrano per la felicità di Mario Ciancio e dei suoi aranceti; una terza discarichetta a Randazzo per avvelenare l’orticoltura di pieno campo di queste zone; una quarta discarichetta a Maletto per fare scomparire le fragole e, naturalmente, una discarica un po’ più ampia (ma senza esagerare) a Bronte per prendere tre piccioni con una fava: mandare in malora i pistacchi, liberare il paese dal senatore Pino Firrarello (come sogna il presidente Lombardo) e vaporizzare Giuseppe Castiglione.
Alla dodicesima mega-discarica hanno già pensato una speciale commissione di scienziati, l’assessore Pier Carmelo Russo e altri valenti-consulenti: si tratta, ovviamente, della già citata discarica della Valle del Dittaino.
Stiamo lasciando fuori alcune aree che, a nostro modesto avviso, sono già state abbondantemente ‘servite’ da altre opzioni ‘intelligenti’ che hanno, alla fine, la stessa valenza dei rifiuti: a Gela a massacrare ambiente e abitanti sta pensando lo stabilimento chimico; a Melilli e Priolo c’è una stupenda chimica ‘pesante’ che, forse, in termini di avvelenamento, ha una marcia in più rispetto ai rifiuti. Mentre ad Augusta ad ammorbare aria e tutto il resto ci pensano le raffinerie di petrolio.
Tranquilli: non abbiamo dimenticato Agrigento. Dove, a meno di un chilometro dalla Valle dei templi, sta per vedere la luce uno stupendo rigassificatore a cura dell’Enel e di un’azienda bresciana con il contorno di politici felici e soddisfatti.
Va da sé che se assessori & prefetti avranno altre esigenze (se, per esempio, vorranno di aumentare il numero delle discariche) qualcosa da ‘masticare’ ancora c’è: i meloni Cantalupo di Campobello di Licata, la frutticoltura di Ribera, le mandorle di Avola, la manna di Pollina e via continuando.
Insomma: da rovinare con una gestione dissennata dei rifiuti c’è ancora tanto. Basta puntare sulla fantasia messa in campo nella Valle del Dittaino…