Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 182 del 09/09/2010

IL CASO Occhio al falso pecorino

09 Settembre 2010
pecorino pecorino

IL CASO

L’allarme della Coldiretti: basta con la concorrenza sleale. Tra i prodotti oggetto di imitazione il formaggio di latte di pecora prodotto dallo Stato italiano in Romania e venduto con marchi noti

Occhio al falso
pecorino

Ad uccidere i pastori italiani è la concorrenza sleale di imitazioni come il formaggio di latte di pecora prodotto dallo Stato italiano in Romania e venduto in Europa e negli Stati Uniti con marchi come Toscanella, Dolce Vita e Pecorino che richiamano al Made in Italy, a danno dei prodotti originali realizzati in Italia con latte italiano.

E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che la partecipazione della società Simest controllata dal ministero dello Sviluppo economico nella fabbrica rumena denominata Lactitalia è “un evidente caso di finto Made in Italy (o Italian sounding) che tutti condannano con l’aggravante che, a differenza dei casi più noti del parmesan e del provolone statunitense, in questo caso è lo Stato italiano a produrre all’estero e l’Italia a comperarlo”.    
Attendiamo i risultati – prosegue Coldiretti – del gruppo di lavoro istituito su nostra sollecitazione dal ministero delle politiche agricole per far luce sulla concorrenza sleale proveniente dall’estero al prodotto italiano, ma intanto dobbiamo rilevare che è confermata dalla stessa società Simest la partecipazione nel capitale della Lactitalia Srl che produce in Romania vicino a Timisoara. Inoltre, dal sito www.lactitalia.ro emerge che Lactitalia vende formaggi ottenuti con latte ungherese e romeno con marchi che richiamano al Made in Italy come Dolce Vita, Toscanella e Pecorino ma anche mascarpone, ricotta, mozzarella, caciotta, solo per citarne alcuni. La capacità di trasformazione dello stabilimento vicino a Timisoara è pari a circa 100mila litri di latte al giorno e per quanto attiene ai prodotti finiti la loro commercializzazione avviene verso gli Usa, l’Unione Europea e la Romania.
Infine, fa notare Coldiretti, secondo la Simest nella proprietà della Lactitalia l’altro socio Roinvest S.r.L. fa capo alla Famiglia Pinna, proprietaria di un’ azienda casearia in Sardegna che “é cresciuta a partire dal 2004, proprio quando è iniziata la grande crisi del pecorino italiano legato alla sostituzione sul mercato statunitense con finti formaggi Made in Italy, che ha portato alla chiusura di migliaia di allevamenti di pecora nell’isola”.  “Sarebbe opportuno a questo punto – conclude la Coldiretti – che, non tanto la Simest, ma il ministero dello Sviluppo economico spiegasse in dettaglio come si giustifica l’utilizzo di risorse pubbliche per effettuare un investimento all’estero in cui lo Stato diventa proprietario di una azienda che fa concorrenza sleale ai nostri pastori”. Coldiretti chiede anche “in quali altri imprese è coinvolta nel mondo la Simest nella produzione di finto Made in Italy, alimentare e non, che fa concorrenza sleale alle imprese italiane”.

C.d.G.