Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 184 del 23/09/2010

IL PRODOTTO/2 Il museo del pomodoro

23 Settembre 2010
pomodoro pomodoro

IL PRODOTTO/2

Aprirà i battenti il 25 settembre nella zona di Collecchio in Emilia. In mostra anche gli oggetti e gli utensili che hanno fatto la storia dell’ortaggio

Il museo
del pomodoro

Azteco nel Dna ma parmense in tutte le salse. Il pomodoro, così come impera nelle dispensa e negli scaffali di mezzo mondo, conservato in bottiglia o in latta, non tutti sanno che nasce in Emilia. E sarà proprio questa terra a dedicargli un museo. Il 25 settembre 2010 l’inaugurazione.

Ad ospitare il monumento al gusto italiano è la Corte di Giarola, uno dei primi centri di trasformazione alimentare risalente al 900 d. C., nell’areale del comune di Collecchio. Per turisti e golosi un’esposizione permanente attraverso cui assaporare notizie e curiosità sull’ortaggio più famoso al mondo e scoprire i personaggi che l’hanno reso il protagonista della nostra quotidianità.
Fondato con il patrocinio delle Pubbliche Istituzioni si propone come luogo della memoria, tempio di un territorio che nei secoli si è posto alla guida del comparto agroalimentare italiano. Che proprio con il pomodoro muove i primi passi, si pensi che già nel 1910 erano ben 17 le industrie conserviere nelle campagne di Parma. Nelle antiche stalle della corte, pannelli, documenti, istallazioni, filmati, articolati, in una mappa cronologia, daranno al visitatore l’opportunità di conoscere l’alimento a noi così familiare ma in fondo sconosciuto. Si parte dai plastici che ripropongono tutte le varietà di pomodoro esistenti al mondo, tra questi il pomodoro giallo, di cui dal 500 in Italia si perde ogni traccia nelle cucine dell’epoca rimanendo solo nel nome: pomo d’oro appunto. Poi attraverso un viaggio virtuale nel tempo e nello spazio si segue il percorso che ha compiuto il pomodoro tra i continenti, per poi approdare in Emilia e fermarsi ai primi del’900 dinnanzi ai primi strumenti e tecniche di lavorazione. Tra questi un’autentica boule in rame degli anni 20, tecnologia sviluppata per la pastorizzazione il cuore della linea produttiva ancora oggi utilizzata seppur migliorata.
A corredare il percorso gli oggetti e gli utensili che hanno fatto la storia del pomodoro. Dalla sterminata collezione di latte in alluminio a quella degli apriscatole, classici o fantasiosi dal mondo. E poi il pomodoro in quasi un secolo di campagne pubblicitarie. E sempre il pomodoro come volano del comparto fieristico e del Cibus di Parma di oggi. Questi i principali capitoli che raccontano una storia da vivere e gustare in prima persona, respirando l’atmosfera di una tradizione che è innovazione insieme, oggi, cuore pulsante di quella che è la Food Valley d’Italia. Il museo però non si esaurirebbe solo come testimonianza del passato anzi vuole aprire una finestra sul futuro, scegliendo come interlocutori anche i più piccoli. Come tiene a ribadire il coordinatore dei Musei del Cibo, Giancarlo Gonizzi. “Il museo va visto sotto diversi aspetti. Attraverso il territorio, attraverso i suoi protagonisti che sono i produttori e attraverso l’educazione alimentare. Per questo il museo accoglie le scuole ed ha preparato un vero e proprio programma completo di una parte teorica, da scaricare dal sito del museo, e da una parte pratica costituita dai laboratori didattici organizzati al museo”. Per i piccoli utenti del museo, in accordo con il Comune di Parma, il museo inoltre metterà a disposizione anche il Food Bus. “Lo abbiamo attivato per i bambini delle scuole elementari e per i ragazzi delle scuole medie. Già questo servizio è iperativo per gli altri Musei del Cibo. Abbiamo portato al museo fino ad oggi ben 700 bambini”. Infatti non è una realtà a sé stante, il museo è l’ultimo nato dei musei del cibo, un circuito di luoghi pensato per tutelare il territorio attraverso le sue eccellenze. Oltre a quello dedicato al pomodoro vi è il museo del Parmigiano Reggiano, il museo del Salame Felino ed il museo del Prosciutto Crudo di Parma. Fermate obbligate per ritrovare le radici di una cultura gastronomica che appartiene a tutti, e per esplorare, tra l’una e l’altra, una cornice naturale mozzafiato tra i cui boschi e colline custodisce storie e castelli. “I musei sono solo una parte delle bellezze che caratterizzano questo areale, e sono proprio un modo per poterlo scoprire – dice Giannizzo -. Da quando li abbiamo istituiti, dal 2003, abbiamo portato qui 75.000 persone”.

Manuela Laiacona