Rischia di saltare l’accordo commerciale tra l’Unione Europea e Mercosur. Le resistenze di alcuni stati membri – uno su tutti la Francia -, le tensioni sul fronte agricolo e i nodi ambientali ancora irrisolti, rappresentano un percorso a ostacoli che pesano su un dossier ritenuto strategico da Bruxelles. Intanto, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen non intende fermarsi, ed è decisa a recarsi in Brasile il 20 dicembre per firmare l’accordo. La Francia, che deve affrontare la rabbia degli agricoltori per i timori di una concorrenza sleale da parte dell’America Latina, si oppone e vuole rinviare il voto. In questo scenario così caotico, l’Italia potrebbe giocare un ruolo decisivo. Alla posizione del presidente Emmanuel Macron, infatti, sembrerebbe essersi associata la premier Giorgia Meloni.
Cosa prevede il Mercosur?
L’accordo Ue–Mercosur è un trattato di libero scambio tra l’Unione Europea e Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. Prevede sostanzialmente la riduzione dei dazi su oltre il 90% dei prodotti scambiati, facilitando l’export europeo di beni industriali e l’ingresso nel mercato Ue di prodotti agricoli sudamericani, come carne e zucchero, tramite quote. Per le imprese europee questo si traduce in un accesso più facile ai mercati sudamericani, in particolare per automobili, macchinari, farmaci, prodotti chimici e beni industriali, oggi soggetti a dazi elevati. Sul fronte opposto, per i Paesi europei, si aprirebbe maggiormente il proprio mercato ai prodotti agricoli del Mercosur, come carne bovina e avicola, zucchero, riso ed etanolo, attraverso quote a dazio ridotto. È proprio questo capitolo a suscitare le maggiori resistenze, soprattutto tra gli agricoltori.
Paesi Ue contrari e il ‘no’ della Francia
Perché l’accordo venga adottato, è necessaria una maggioranza qualificata degli stati membri dell’Ue e una minoranza di blocco di quattro Paesi che rappresentano il 35 per cento della popolazione dell’Unione potrebbe far saltare la ratifica. Al momento, i paesi contrari sono Ungheria, Polonia, Austria e la Francia tra i principali detrattori. In particolare, Parigi lamenta il mancato rispetto di tre condizioni poste mesi fa alla Commissione per la ratifica dell’accordo, e rimaste inascoltate. La prima sostanzialmente riguarda ‘una clausola di salvaguardia’, una sorta di ‘pausa’ quando si ferificano troppe importazioni che iniziano a stabilizzare il mercati. La seconda richiesta si riferisce alle ‘clausole di reciprocità o specchio‘, un principio molto semplice che afferma che non si possono lasciare che prodotti fabbricati con pesticidi e additivi vietati in Europa vengano importati nel mercato europeo. La terza, infine, i controlli, ovvero la possibilità di controllare i prodotti sia nei mercati di esportazione che nei nostri porti e mercati in Europa.
Il fronte del ‘no’ in Italia
Nel nostro Paese, il fronte del ‘no’ è guidato dalla Coldiretti che con 1,6 milioni di associati, è la principale organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo. Un’opposizione netta, quella di Coldiretti, che non ritiene credibile parlare di sostegno al mondo agricolo “mentre si porta avanti un piano che prevede il taglio di 90 miliardi di euro alla Pac, di cui 9 miliardi sottratti all’agricoltura italiana, colpendo direttamente redditi, produzioni e sicurezza alimentare”. Senza l’obbligo dell’etichetta d’origine e senza una revisione radicale di accordi come il Mercosur, così come oggi impostato, si “continua a spalancare il mercato a produzioni che non rispettano le stesse regole ambientali, sociali e sanitarie” sottoliena ancora Coldiretti, danneggiando “l’agricoltura europea e mettendo a rischio la salute dei cittadini”. In sintesi, l’accordo rappresenta “l’abbandono consapevole dell’agricoltura e della sovranità alimentare dell’Unione, è la dimostrazione che la Von der Leyen non è in grado di gestire il ruolo istituzionale che ricopre e che, come nel caso del Mercosur, continua ad ingannare agricoltori e cittadini consumatori di tutta Europa”. Una “scelta folle” che dimostrerebbe “tutta la miopia dell’attuale Commissione”, mettendo a rischio “la sovranità alimentare di 450 milioni di cittadini, mentre grandi potenze come gli Usa e la Cina vanno ad aumentare le risorse destinate alla produzione agricola”.
Il voto previsto sabato 20 dicembre
Domenica, Parigi aveva chiesto formalmente il rinvio della votazione sull’accordo per avere maggiori garanzie per gli agricoltori europei, ma senza il via libera degli Stati membri la presidente della Commissione Ursula von der Leyen non potrà firmare il 20 dicembre in Brasile a firmare l’intesa con il presidente Luiz Inácio Lula da Silva. Per bloccare l’accordo, serve un fronte compatto che deve comprendere almeno quattro Stati membri e, al memento, l’Italia non ha ancora chiarito la sua posizione. Il governo è diviso tra la protezione degli agricoltori e la sigla dell’accordo per non andare contro l’Europa. Un silenzio, tuttavia, che potrebbe presagire un voto contrario. E in questo quadro così incerto, Roma potrebbe diventare l’ago della bilancia tra i sostenitori dell’accordo e i Paesi che cercano di bloccarlo.