Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

Aglio di Voghiera, la domanda supera l’offerta: “Rischiamo la contaminazione cinese”

01 Luglio 2015
mr2 mr2

da Ferrara, Ilaria de Lillo

Fosse la volta buona che un’eccellenza italiana non rischia di essere surclassata dalla Cina. Si tratta dell’aglio di Voghiera Dop, l’eccellenza del ferrarese coltivato da secoli nella Pianura Padana le cui condizioni climatiche peculiari hanno esaltato e distinto il prodotto: un aglio bianco dal sapore gentile, facilmente digeribile, caratterizzato da spicchi grandi, forma tondeggiante e un aroma esclusivo grazie alla presenza dell’allicina, un battericida che si sviluppa al momento del taglio.

È certificato e tutelato dal Consorzio Produttori Aglio di Voghiera creato nel 2000 e riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Raro e prezioso, una vera “perla bianca”, prodotto Eataly e scelto da Conad per la linea Sapori e Dintorni. La domanda del prodotto è in forte crescita e, a ragion veduta, trattandosi di una Dop inimitabile che solo la tipologia del suolo ferrarese, leggero e sabbioso, poteva originare. Dunque, la notizia positiva è che l’aglio di Voghiera è fortemente richiesto sia in Italia sia all’estero, ma quella negativa è che non ci sono risorse per soddisfare la domanda. Come risolvere il problema?

La denominazione del prodotto garantisce che la produzione e la lavorazione dell’aglio di Voghiera Dop avvenga esclusivamente nell’area geografica delimitata, nel rispetto del disciplinare di produzione, dalla filiera alla tracciabilità per garantire qualità e provenienza.

“Ogni 4 anni – ha spiegato una socia del consorzio – è necessario effettuare una rotazione del suolo e fermare la coltivazione per rispettare i canoni di tradizionalità”. Questa certificazione di pregio limita la produzione, circoscritta nell’area e il numero di tonnellate prodotte non arriva a coprire il fabbisogno neanche in Italia, figurarsi all’estero. Ma le 50 aziende del consorzio si stanno muovendo per soddisfare la domanda che arriva a gran voce soprattutto dagli Stati Uniti (buoni intenditori).

Premesso che la produzione di aglio italiano soddisfa a malapena il 20% del fabbisogno interno e la parte preponderante dei consumi è soddisfatta da aglio importato prevalentemente dall’estero, Cina e Argentina come apri-fila, le aziende agricole del consorzio puntano ad investire in innovazione e sviluppo per superare questi colossi e bloccare la caduta dei prezzi.

“Innanzitutto, oltre alla vigilanza sul rispetto del disciplinare Dop, il consorzio ha lanciato iniziative promozionali e accordi commerciali per favorire l’allargamento del mercato, con l’obiettivo di assicurare un reddito adeguato ai produttori”. E poi in marcia verso l’Europa, per chiedere a Bruxelles “politiche di trasparenza nei flussi commerciali e di controllo sull’origine dei prodotti e interventi sulle etichette per riportare sempre l’indicazione del Paese d’origine”. Il tutto privilegiando la qualità, ciò che contraddistingue il nostro aglio di Voghiera, una rara perla bianca.