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Scenari

Arancina day a Palermo per Santa Lucia: un business da oltre due milioni di euro

11 Dicembre 2014
Gigi Mangia, presidente della federazione italiana pubblici esercizi Gigi Mangia, presidente della federazione italiana pubblici esercizi

Gigi Mangia, presidente della Federazione italiana pubblici esercizi però lancia l’allarme: “Troppi abusivi in giro”


(Gigi Mangia, presidente della federazione italiana pubblici esercizi)

 Una media di 1.000 arancine a bar. C’è chi nel giorno di Santa Lucia ne prepara tra 7.000 ed 8.000.

E casi estremi in cui si preparano anche più di diecimila arancine il 13 dicembre. Anche se la media standard si attesta intorno alle 800/1.000 arancine al giorno. Numeri da record che danno il senso della festa palermitana.

Il giorno di Santa Lucia per Palermo, ormai, più che una devozione, è un rito. Ed i giovani, ormai scherzano e tra il sacro ed il profano, hanno ribattezzato il 13 dicembre “Santa arancina”. Tutti (o quasi), mangiano arancine. Che siano acquistate o fatte in casa, in tutte le case dei palermitani, non mancherà di certo  la “cuccìa” e le pietanze a base di riso, tra le prime, le arancine.

Noi, abbiamo fatto semplici calcoli che ci hanno stupito e non poco. Palermo conta più di 700 mila abitanti. Ponendo il caso che la metà di questi il 13 dicembre mangi arancine e che se ne “divori” una media di 3 a testa, il calcolo è presto fatto: 1.050.000  arancine. Che, moltiplicate per un prezzo medio di 1,70, fa la stratosferica cifra di 1,785 milioni di euro. Un dato che molto probabilmente è sottostimato. Tra panelle, panelle dolci e timballini, superare i due milioni di euro è davvero un “gioco da ragazzi”.

Ma Gigi Mangia, presidente della federazione italiana pubblici esercizi, che conta oltre 250 iscritti tra Palermo e Provincia che producono arancine, oltre a rimanere un po’ perplesso sui conti, lancia l’allarme “abusivi”. “Sarà la crisi, sarà l’ingegno dei palermitani – dice Mangia -, ma è davvero facile, oggi, acquistare arancine dal vicino di casa anche ad un euro l’una”.

Un “mercato nero dell’arancina”, passateci il termine, che a nostro modo di vedere, se complica i conti, li rende superiori alle stime che abbiamo fatto. Immaginiamo dunque, che il 13 dicembri per le arancine si spenda molto più di 2 milioni di euro.
“Il mercato palermitano è ormai troppo saturo di locali che preparano street food – dice Mangia -. Ci sono più arancine che palermitani, ma la vendita illegale è un fenomeno troppo incontrollabile che andrebbe fermato”.

Intanto i numeri fanno impressione lo stesso: perché il 13 dicembre a Palermo si consuma la quantità di riso che viene di solito consumata in un mese nell’intero settentrione d’Italia.

“L’arancina è la storia ed una favola della tradizione siciliana – dice Mangia -. Poi ha un significato particolare, visto che dal 13 dicembre il sole comincia ad allungare la sua presenza in cielo. L’arancina è la raffigurazione di un sole che illumina la nostra Isola”.

I tradizionalisti (burro o carne), resistono, ma i temerari del gusto sono sempre di più: “C’è una grande innovazione in corso – dice Mangia – Si trovano in decine di gusti diversi e molti si ingegnano a farne di nuove, alcune davvero improponibili. Ma il pubblico è sovrano e decide”.

Poi l’appello finale di Mangia: “Mangiate le arancine che sono certificate – dice -, premieranno il lavoro onesto, ma soprattutto una filiera di legalità e giustizia sociale. Acquistarle dagli abusivi è come farsi un autogol clamoroso: scaviamo sempre di più la fossa alla nostra città”.

Giorgio Vaiana