“Il gioco si è fatto duro. E noi ci siamo, tutti, a giocare la nostra parte”. Con queste parole, Silvana Ballotta, CEO di Business Strategies, ha aperto il suo intervento ad Agrigento, durante il Congresso Assoenologi 2025, accendendo un dibattito necessario sul presente e il futuro della filiera vitivinicola italiana.
In un mondo in continua trasformazione – tra crisi sanitarie, dazi, instabilità geopolitica e nuovi modelli di consumo – il vino italiano è chiamato a una prova di maturità. Serve coesione, visione strategica e un nuovo equilibrio tra regole e imprese.
Biodiversità vitivinicola: il nostro asso nella manica
Secondo il MASAF (2024), oltre 100 milioni di euro sono stati stanziati per la campagna OCM Promozione 2024-25, a supporto dell’internazionalizzazione delle imprese vinicole italiane. Silvana Ballotta ha ricordato come questi strumenti siano fondamentali per: raccontare il vino italiano ai nuovi mercati esteri, parlare alle nuove generazioni di consumatori, costruire identità di marca solide a livello globale.
Il tutto in un settore che, nonostante le sfide, continua a crescere: “Nel 2023, l’export vinicolo italiano ha raggiunto i 7,8 miliardi di euro, con un +1,2% rispetto all’anno precedente (Nomisma Wine Monitor, 2024).
Sud-Est asiatico: un mercato in fermento. Secondo l’OIV (2024), la domanda di vini di qualità in questa regione cresce dell’8% all’anno. Paesi come Vietnam, Thailandia, Indonesia e Filippine stanno riscoprendo il vino – e tra questi, l’Italia ha un’opportunità unica. Una presenza strutturata, però, richiede visione, contenuti mirati e gestione professionale dei fondi OCM. In questo, il supporto dei consulenti specializzati diventa determinante.
Secondo Coldiretti (2023), un’azienda agricola italiana impiega in media 120 ore l’anno nella gestione delle sole pratiche amministrative.
“A volte i controlli dimostrano che c’è un apparato più impegnato a difendere le proprie posizioni che ad andare incontro alle esigenze reali delle cantine”. Silvana Ballotta ha denunciato un sistema che rischia di rallentare l’accesso agli strumenti e impedire reattività nei mercati globali, dove i tempi di risposta sono sempre più rapidi.
Da esecutori a facilitatori
Non basta più limitarsi a “copiare la norma”. Chi affianca le imprese nel percorso OCM deve oggi diventare: traduttore della complessità, mediatore tra esigenze aziendali e regolamenti, facilitatore di crescita. Una sfida culturale, prima ancora che amministrativa.
Presidiare il futuro, insieme
Il messaggio di Agrigento è chiaro: il settore ha risorse, competenze e prospettive.
Ma per affrontare i cigni neri che si profilano – crisi sanitarie, guerre commerciali, cambiamenti climatici – serve presidiare il tempo presente con visione e coerenza. “Il nostro lavoro è tradurre la complessità. E dare forza, voce e respiro alle cantine che credono nel valore del vino italiano nel mondo”.