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Scenari

Aumento delle accise, l’allarme di Federvini: danno al comparto della Doc Marsala

14 Novembre 2014
Federvini-Confindustria Federvini-Confindustria

Più 19% da ottobre 2013 ad oggi, un aumento quello delle accise che dal primo gennaio graverà su spiriti e distillati per il 30%. Troppo secondo Federvini che lancia l’allarme e avvia una campagna.

“Il danno è doppio – dice Ottavio Cagiano de Azevedo, direttore generale di Federvini – : perché inevitabilmente calerà il fatturato delle aziende e perché il gettito fiscale, a causa della contrazione delle vendite, non aumenterà come si spera anzi è destinato a calare. Abbiamo avviato una campagna e la stiamo presentando nei territori, dal Nord Est alla Sicilia”.
L’impatto di questa manovra è stato studiato da Trade Lab per Federvini, i dati sono stati illustrati nel corso di un incontro nella sede di Confindustria Sicilia: si stima un calo delle vendite in Italia (in termini di volume) del 9,4%, pari a 23 milioni di litri persi, circa 170 milioni di euro. Che si traduce nell’ipotesi di 6.700 posti di lavoro tagliati.
A rischio crollo sono le vendite di amari, liquori, brandy, acquaviti, grappe, limoncello. La filiera degli spiriti in Italia, insieme a quella dei vini, conta più di 340 mila strutture produttive e dà lavoro a tempo pieno a 332.500 addetti. La filiera allargata occupa 1,2 milioni di addetti, che direttamente o meno sono collegati alla catena della produzione e commercializzazione. Il valore della produzione è stimato in circa 25 miliardi di euro e genera entrate fiscali e contributive pari a 8,5 miliardi.
Il 42% del consumo degli spiriti avviene in casa, il 58% sul mercato “Away From Home”. La contrazione di vendite graverebbe proprio sul primo segmento, con aumenti di prezzo stimati intorno al 9% e contrazioni delle vendite per il 13%. Meno della metà (6,6%) il calo stimato nel segmento dei consumi fuori casa, e non tutto attribuibile all’aumento delle accise ma anche all’andamento del mercato.
In Sicilia a soffrire di questo aumento sarà soprattutto il Marsala, forse il vino liquoroso più famoso, certamente il più “storico”. Novanta milioni di fatturato, 15 aziende e 1000 lavoratori in tutta la filiera, il Marsala rappresenta oggi una quota importante di questo mercato. “Il Marsala – spiega Benedetto Renda, presidente di Federvini Sicilia – ha un patrimonio di “storicità”, 250 anni di vite, che lo rendono famoso in tutto il mondo. È il vino più esportato, ha un grande valore simbolico. Con questa manovra si vanificano gli sforzi fatti per rilanciarlo”.
L’aumento delle accise rischia di fare più che raddoppiare il costo base: oggi uva e prima lavorazione costano 70 centesimi al litro (senza considerare i procedimenti successivi, l’invecchiamento per periodi molto lunghi, l’ammortamento degli impianti, tutti gli investimenti), dal primo gennaio le accise graveranno per 88 centesimi al litro. “La situazione prospettata davanti a questi gravosi aumenti – dice Diego Maggio, consigliere delegato del Consorzio di tutela del vino Marsala – potrebbe rappresentare il ‘colpo di grazia’ per numerose nostre aziende, specialmente per quelle che sostanziano il proprio fatturato vendendo nel mercato italiano, che registra una spaventosa e repentina crisi dei consumi”.
La Sicilia potrebbe pagare più di altre regioni il peso di questa manovra. “L’impatto più forte a seguito dell’ultimo incremento accise previsto per gennaio 2015 – sottolinea Gregory Bongiorno, presidente di Confindustria Trapani – si avrà proprio sulle produzioni di quei territori come la Sicilia che, per tradizione e per una presenza capillare di imprese di piccole e medie dimensioni, hanno creato dei veri distretti di qualità”.
La campagna nazionale avviata da Federvini passa anche attraverso una petizione on line: per firmare www.stopalleaccise.it

Stefania Giuffrè