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Scenari

Vino: battaglia (quasi) vinta. L’Onu riconosce il consumo moderato contro la demonizzazione

28 Settembre 2025
Il palazzo delle Nazioni Unite a New York Il palazzo delle Nazioni Unite a New York

Il compromesso sul "consumo dannoso" rompe la linea del proibizionismo globale e rafforza la posizione italiana in Europa

Al Palazzo di Vetro di New York il vino conquista uno spazio inatteso nel dibattito internazionale. La nuova Dichiarazione Politica sulle Malattie Non Trasmissibili introduce, per la prima volta, la distinzione tra “consumo moderato” e “abuso di alcol”: un passaggio che il settore vitivinicolo considera storico, perché rompe con anni di condanne generalizzate e apre la strada a una narrazione più equilibrata.

L’adozione del documento è stata rinviata a ottobre, a causa dell’opposizione degli Stati Uniti sull’impianto procedurale e sull’Oms. Ma la larga convergenza dei Paesi membri lascia prevedere un’approvazione a maggioranza nelle prossime settimane.

Gian Marco Centinaio, vicepresidente del Senato, parla di svolta epocale e invita la Commissione europea a fermare le etichette allarmistiche volute dall’Irlanda. “Questa è una vittoria diplomatica – afferma – ottenuta grazie al lavoro congiunto dei governi dei principali Paesi produttori e delle rappresentanze del settore”.

Dal mondo produttivo arriva la voce dell’Unione Italiana Vini. “Finalmente si torna a distinguere tra consumo e abuso – sottolinea il presidente Lamberto Frescobaldi –. La moderazione è un tratto distintivo del vino e promuove da sempre una cultura del bere consapevole. Siamo fiduciosi che il voto positivo sia solo rimandato”.

UIV ha preso parte alla delegazione italiana guidata dal Ministero degli Esteri e ha seguito da vicino i negoziati insieme al Ceev, evidenziando l’approccio “whole of society” che riconosce il contributo di istituzioni, imprese e società civile nella prevenzione delle malattie non trasmissibili.

L’introduzione dell’espressione “uso dannoso di alcol” sottrae il vino alla logica del “no safe level“. Una distinzione che l’Italia rivendica da tempo e che, se confermata, potrebbe incidere anche sulle future scelte europee in materia di etichettatura e comunicazione al consumatore.