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Scenari

Benanti punta sui bianchi dell’Etna: acquistati 3 ettari per un vigneto a Milo

02 Maggio 2016
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Prime bottiglie in commercio nel 2022. Attenzione anche sui rossi, con due etichette da uve Nerello Mascalese vendemmia 2016


(Antonio, Salvino e Giuseppe Benanti – Ph Armando Rotoletti)

di Francesca Landolina

Benanti, la cantina di Viagrande sul versante est dell’Etna, punta sui bianchi e preannuncia una novità: 6 ettari vitati, di cui 3 nuovi a Milo, in contrada Rinazzo, e 3 in contrada Monte Serra, nel comune di Viagrande, da destinare al Carricante, vitigno autoctono a bacca bianca. 

Ma non solo. In cantiere, anche un nuovo bianco da contrada Monte Serra e due rossi di Nerello Mascalese dalle contrade Monte Serra e Rovittello.

“Cominciamo ad approfondire la scelta di valorizzare il vitigno bianco per antonomasia sull’Etna – dice Antonio Benanti -. Una decisione quest’ultima, che nasce dalla consapevolezza di appartenere ad una zona del vulcano particolarmente vocata ai bianchi, dall’importanza del Carricante pari al Nerello Mascalese, vitigno a bacca rossa, ma anche dalla direzione della cantina, volta sempre più alla valorizzazione dei vitigni autoctoni da cui far nascere vini che siano fedeli interpreti del territorio, nel giusto connubio tra vitigno e terroir”.

Antonio Benanti, insieme al fratello Salvino, gestisce oggi l’azienda di famiglia. Prima di parlare però di questa e delle altre novità, facciamo un breve passo indietro per quanti non conoscono la storia della cantina. L’azienda viene infatti fondata dal padre Giuseppe nel 1988. La sua visione si concretizza nel momento in cui sceglie di portare avanti la passione del nonno e di far vino etneo come mai prima di allora. Avvalendosi della consulenza di enologi esperti e di conoscitori della Montagna, l’imprenditore dà inizio alla svolta. Determinante per Benanti l'apporto di Salvo Foti, l'enologo che meglio conosce l'Etna. E da quel momento il vulcano sarà destinato a divenire un nuovo distretto vinicolo d’eccellenza richiamando altri produttori e innescando un processo di propagazione qualitativa che oggi fa parlare non solo di “rinascita” ma anche di successo.

Torniamo a Benanti. In quegli anni, alla fine del secolo scorso, viene dato spazio a un'approfondita selezione dei terreni etnei altamente vocati alla vitivinicoltura e con la ricerca di particolari cloni di vitigni autoctoni, di nuove tecniche enologiche e di vinificazione. Inizialmente la cantina sperimenta anche con vitigni alloctoni ma quella fase, seppur in linea con la qualità, viene presto abbandonata per dar spazio a vini di maggiore espressione etnea. Nascono così etichette di grande carattere che oggi si articolano in una gamma composta da sei Etna Doc (quattro rossi e due bianchi), completata da altri due vini a forte matrice etnea come il monovitigno di Nerello Cappuccio ed il primo spumante (metodo classico) da uve Carricante prodotto sull’Etna. Esempio di grande bianco e vino di punta dell’azienda è in particolare il Pietramarina, cru di Carricante, Etna Bianco Superiore che nasce in vecchi appezzamenti nel comune di Milo, il solo territorio in cui l’Etna Bianco può fregiarsi del titolo di Superiore. La sua prima bottiglia è datata 1990. Ed è forse anche da questo esempio di bianco longevo che si può partire per comprendere la voglia che la famiglia ha oggi di valorizzare di più il vitigno etneo a bacca bianca.


“Siamo un’azienda che storicamente ha sempre dato ai bianchi la stessa importanza riservata ai rossi – afferma Antonio Benanti – e il Carricante ha avuto un ruolo da protagonista nella nostra produzione. Basti pensare al nostro primo spumante, metodo classico, e al fatto che le uve del vitigno non sono mai state assemblate con altre. Non abbiamo mai adoperato una vinificazione invasiva per lasciarne inalterata la fragranza. Vinifichiamo in acciaio e attendiamo a lungo prima di entrare in commercio, proprio come accade con i nostri rossi. Pensiamo che il Carricante possa dare molto. Ha tante potenzialità e carattere così come il Nerello Mascalese. In più ci troviamo nell’area dell’Etna culla del vitigno ed è quasi naturale dargli maggior rilevanza. Per questa ragione abbiamo scelto di puntare su tre nuovi ettari a Milo dove lo impianteremo ad alberello con altissima densità. Ed anche in contrada Monte Serra, a Viagrande, dove gli destineremo altri 3 ettari, di cui 2 per espianto di altre varietà ed uno da impiantare ex novo. Proprio in questo vitigno vedrà la luce il Monte Serra bianco. Cominciando l’impianto nel 2017, attendendo le varie vendemmie, il bianco potrebbe entrare in commercio nel 2022. Saranno circa 10 mila le bottiglie prodotte”. La gamma dei bianchi si declinerà così tra Etna Bianco, Bianco Superiore e il nuovo Bianco Monte Serra.
 

Novità però riguardano anche i rossi della cantina. “Lanceremo anche due rossi, da uve Nerello Mascalese vendemmia 2016: vinificheremo separatamente le uve da Rovittello e Monte Serra. Quindi avremo due monovitigni da due zone separate. In breve, vogliamo valorizzare il nostro Nerello Mascalese nato come monovitigno nel ‘98, quando per disciplinare il monovarietale era ancora un Igt. La nostra gamma completa sarà dunque composta da 10 vini. Agli 8 di oggi si aggiungeranno il Monte Serra Bianco e i due monovitigni coltivati a Rovittello e a Monte Serra che sostituiranno l'attuale Nerello Mascalese”.

La cantina al momento ha quindi 14 ettari vitati. La sua produzione, oggi di circa 150 mila, potrà crescere leggermente. “Abbiamo le potenzialità per arrivare alle 180 mila bottiglie, cercando di far fronte alla richiesta del mercato ma mantenendo i nostri standard qualitativi”, afferma Benanti.

Una scelta dettata dalla vocazione territoriale ed anche dai crescenti successi riscossi all’estero. Oggi i vini Benanti sono esportati in importanti mercati quali gli Stati Uniti, il Canada, la Scandinavia, la Gran Bretagna, la Francia, la Svizzera, Singapore, Hong Kong, la Cina, la Corea del Sud, il Giappone e l’Australia.