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Scenari

I nuovi bevitori oltreoceano, il neo-proibizionismo visto dalla filiera del vino in Usa

09 Marzo 2024
Da sinistra Gino Colangelo, fondatore della società Colangelo & Partners e Nunzio Castaldo, importatore e distributore di vino a New York Da sinistra Gino Colangelo, fondatore della società Colangelo & Partners e Nunzio Castaldo, importatore e distributore di vino a New York

 

Drink a base di cannabis e CBD, vini di Kombucha extra fermentata, Riesling e Chardonnay dealcolizzati e bevande no-alcool promossi dalle celebrities come il Prosecco Rose’ di Kylie Minogue e la linea di aperitivi botanici analcolici di Katy Perry. Gli scaffali negozi e supermercati parlano chiaro: mentre gli “healthy drink” si moltiplicano in quantità e varietà, la fiducia accordata al vino va riconquistata. 

Di sicuro il rapporto tra americani e l’alcol offre oggi un panorama frastagliato e composito. Per fare luce sul fenomeno del “neo-proibizionismo”, la compagnia di PR americana Colangelo & Partners e la società di ricerche Wine Opinion hanno lanciato, a Dicembre dell’anno scorso, un sondaggio che indaga i sentimenti e le nuove prospettive dei consumatori di alcol. 

“Nel 2025 l’U.S.D.A., il Dipartimento federale dell’Agricoltura, rivedrà le linee guida della dieta alimentare, -spiega Gino Colangelo, fondatore della società di PR- e ci si aspetta che dalla quantità di due drink alcolici al giorno per gli uomini e uno al giorno per le donne si possa passare a due soli drink a settimana, seguendo un po’ quanto e’ successo in Canada. La ricerca che abbiamo lanciato mostra che i Millennials abbracceranno questo cambio di direzione, cosa che ridurrà  drasticamente il consumo di alcol negli anni a venire”. 

Tra i risultati più significativi dello studio – effettuato su un campione di duemila persone distribuite su tre fasce di età comprese tra i ventuno anni e over sessanta-  è risultato che due terzi dei bevitori di vino nella fascia di età compresa tra i 21 e i 39 anni ridurrebbero l’attuale frequenza di consumo di vino mentre la compagine più anziana, tra i 40 e gli over-sessanta anni, si è mostrata più propensa a non voler cambiare le  abitudini di consumo del vino, dichiarando che non modificherebbe i propri livelli di consumo attuali. 

“Nella fascia di età compresa tra i 21 e i 39 anni, il 58% degli intervistati identifica in un consumo di bicchieri al giorno un potenziale rischio per la salute”- dice John Gillespie, fondatore di Wine Opinions. 

La strada verso il Neo-proibizionismo è reale e tutta la filiera della distribuzione americana sta riflettendo sulle soluzioni da nuove da intraprendere, sugli approcci. 

Focalizzarsi sui valori immateriali ma reali del vino è una delle principali risorse per arginare i rischi per Gino Colangelo: “Non si devono dare falsi messaggi né si possono imporre scelte di salute ma bisogna senz’altro educare la Gen Z e i Millennials più giovani a quei valori che il vino si porta dentro: la cultura e l’agricoltura dei nostri territori, la socialità e la compatibilità con il cibo. Penso che i volumi di consumo del vino scenderanno notevolmente se tutta l’industria del vino non farà uno sforzo coeso per comunicare i propri punti di forza in modo deciso”.   

Rispetto ai valori unici del vino gli fa eco Nunzio Castaldo, importatore e distributore a New York, che abbraccia la sfida: “A mio parere si devono esplorare opportunità come approcci innovativi di branding e marketing, diversificazione dei prodotti, miglioramento dell’esperienza del cliente ed esplorazione di nuovi mercati per rivitalizzare la crescita e coinvolgere consumatori nuovi ed esistenti nel mondo del vino. Il calo di interesse da parte delle giovani generazioni e la concorrenza di altre bevande alcoliche e analcoliche segnalano la necessità di innovazione e adattamento all’interno del settore vino.  Sebbene l’industria del vino abbia una storia lunga e leggendaria, è anche possibile che questa flessione possa essere vista come un incidente di percorso temporaneo in un mercato altrimenti resiliente.

Comunque, è importante considerare che il vino è un prodotto profondamente intrecciato con la cultura, la tradizione e l’ospitalità, che potrebbe conferirgli un livello di resilienza che altri settori potrebbero mancare. Pertanto, per il futuro, io sono ottimista nel pensare che l’interesse e i consumi del vino rimarranno notevoli.  In merito alla campagna contro l’uso dell’alcool, francamente, sono fiducioso nel pensare che il nuovo consumatore sarà sempre più consapevole e in controllo di quello che respirerà, mangerà e berrà. Che ben venga più moderazione intelligente ma senza privarsi dell’esperienza del buon bere e del piacere della tavola’, dice Castaldo. Il neo-proibizionismo si configura anche come uno scontro generazionale e all’industria del wine & spirits del 2024 sarà richiesta una grande sensibilita’ nel gestire il rapporto tra antichi e nuovi bevitori.