Gianfranco Marrone, Lucio Rossetto
Il concetto di biologico nasce negli Usa per combattere l’eccessivo uso di pesticidi adoperati nelle coltivazioni e gli allevamenti intensivi.
Ma spingere questo concetto all’esasperazione non sempre significa assicurare la qualità di ciò che porta con sé il marchio bio. È stato questo il filo conduttore della tavola rotonda svoltasi presso la facoltà di Agraria di Palermo a conclusione di una due giorni sul tema “Alimenti, salute e sicurezza: il progetto Piass”.
Il progetto Piass, ovvero, Platform for Agrofood Scienze and Safety, nasce per il potenziamento delle infrastrutture di ricerca e vede uniti in questo comune intento l’Università degli Studi di Foggia, il Centro per la Ricerca e Sperimentazione in Agricoltura (Cra) e l’Università degli Studi di Palermo.
L’obiettivo del progetto è creare una rete scientifica e tecnologica distribuita che permetta di standardizzare i concetti di alimentazione, salute e sicurezza alimentare a livello internazionale e multidisciplinare. Si tratta, spiegano gli organizzatori dell'incontro, di un progetto all’avanguardia poiché si prefigge l’ambizioso obiettivo di proporre soluzioni globali per garantire la sicurezza alimentare e la tutela dei consumatori.
Ma si è parlato anche di altro: tendenze e scenari. Come ha spiegato Gianfranco Marrone, Ordinario di Semiotica presso l’Università degli Studi di Palermo e autore del libro Gastromania “oggi viviamo in un paradosso, non facciamo che parlare di cucina ma nessuno cucina quasi più. Perdendo questa pratica quotidiana ci siamo anche allontanati dal vero significato del cibo ovvero la convivialità”. In effetti di paradossi legati all’alimentazione oggi ce ne sono davvero tanti. Basti pensare al fatto che oggi i polli raggiungono a meno di un mese di età quattro volte il peso che avevano fino a pochi anni fa. Questo deve far riflettere che qualcosa è cambiato, non solo da parte di chi produce ma anche e soprattutto da parte di chi consuma.
Finchè i consumatori continueranno a lasciarsi affascinare dai messaggi pubblicitari piuttosto che diventare dei Consum-attori consapevoli del potere generato dal proprio portafoglio, sarà facile per le aziende produrre alimenti di scarsa qualità. “I consumatori sono scarsamente informati – spiega Agostino Macrì, presidente dell’Unione Nazionale dei Consumatori , avrebbero voglia di potersi fidare perché sono disorientati da messaggi contradditori che arrivano dai mezzi di comunicazione”.
D’accordo con la responsabilità della comunicazione è anche il Lucio Rossetto, amministratore delegato della Coop Sicilia che spiega: “La crisi economica condiziona l’approccio verso la sicurezza alimentare. Oggi il consumatore guarda soprattutto al prezzo e tutto questo si riflette a vantaggio degli hard discount o nella filiera corta. Occorre creare invece dei “segni” che portino nuovamente il consumatore a fidarsi e la Sicilia ha tutte le carte in regola per rappresentare un marchio che sia sinonimo di qualità a prezzi corretti”.
La soluzione dinanzi alla confusione generata dai messaggi spesso contraddittori che vengono inviati ai consumatori consiste nella presa in carico da parte di ciascuno delle proprie responsabilità. Ecco che il noto slogan “buono, pulito e giusto” lanciato da Slow Food deve porre maggiormente l’accento sul passaggio intermedio tra il buono e il giusto e per farlo è in atto un progetto con Coop Sicilia in modo da avvicinare i piccoli produttori spesso sprovvisti di certificazione, alla grande distribuzione in grado di offrire maggiori garanzie sui controlli.
Manuela Zanni