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Scenari

Blue Sea Land 2014. I Distretti sono pronti a Expo 2015?

14 Ottobre 2014
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Blue Sea Land, l’evento organizzato dal Distretto Produttivo della Pesca a Mazara del Vallo nei giorni scorsi, ha dimostrato di essere quello strumento attraverso il quale i distretti possono promuovere il territorio affinché il modello dei cluster diventi vincente a Milano, all’Expo. 

E la partita ha avuto in inizio. Scesi  in campo i più illustri rappresentanti delle Istituzioni siciliane, africane e del Medioriente per dire che il momento della rinascita culturale ma soprattutto economica è adesso. Basta perdere tempo. Il Mediterraneo deve riacquistare la centralità di un tempo. E facendo squadra è possibile. Parole d’ordine condivise a gran voce: sviluppo, cooperazione, dialogo. Al centro di tutto, la cultura radicata nei prodotti del mare e della terra, nel patrimonio condiviso e condivisibile della dieta mediterranea. A farne esplicito riferimento l’Assessore all'Agricoltura, Sviluppo Rurale e Pesca Mediterranea della Regione Siciliana, Ezechia Paolo Reale che ha sottolineato: “C'è un filo conduttore tra Blu Sea Land e l’Expo Milano 2015: è la dieta mediterranea  con i suoi pilastri: olio, grano e vino ma anche il pesce e la nostra antica cultura del mare di cui Mazara del Vallo è il centro”.


Alessandro Pacciani, Massimo Barbin, Giovanni Tumbiolo,
Michela Giuffrida, Salvatore Lentini, Antonio Carullo

La manifestazione è stata un momento proficuo di confronto e di partenariato internazionale, dalla quale sono emersi importanti considerazioni tra buoni propositi e linee guida. Ma approfondiamo la questione focalizzandoci sui distretti agroalimentari e sul loro stato dell’arte per approdare a ciò che ha permesso effettivamente Blue Sea Land.

Da un intervento di Biagio Pecorino, Rappresentante dei Distretti Agroalimentari Siciliani emerge che i distretti agroalimentari  in Italia sono 170 ed otto in Sicilia. Il loro fatturato è di un miliardo e mezzo di euro annui, in tutto 1400 le imprese, 10 mila addetti coinvolti,  ma la notizia è che con la crisi i dati tengono, anzi avanzano per il prodotto trasformato di qualità, come nel caso delle passate di pomodoro. Una panoramica positiva dunque se non fosse per la frammentarietà di aziende ancora molto piccole, che da sole non possono competere nel mercato internazionale. Da qui la necessità di aggregare e ancora aggregare. E la voce è unanime. Ad affermarlo lo stesso Presidente del Distretto Produttivo della Pesca, Giovanni  Tumbiolo: “Il modello dei cluster è vincente e lo porteremo a Milano, all’Expo, la condizione è però che bisogna remare tutti nella stessa direzione; l’Italia ha bisogno di portare avanti il sistema identitario del distretto”.

Detto questo, però, ci si è posti una domanda. Si è davvero pronti verso questa direzione? Troppi sono i ritardi per alcuni. Tra questi ultimi, c’è Michela Giuffrida, Membro della Commissione Agricoltura e Sviluppo rurale del Parlamento Europeo che ha affermato: “Non è bastato solo istituire i distretti per decreto, bisogna accompagnarli perché rappresentano il valore aggiunto, ma anche i Distretti devono darsi da fare, non basta solo aggregare”. Simile voce è quella di Biagio Pecorino: “La Regione non ha bandi adatti alla dimensione di piccole imprese, ma ci vuole il coraggio di arrivare al consumatore, occorre cogliere investimenti per la ricerca e il marketing associativo”. Un monito giunge anche da Federica Argentati, presidente del Distretto agrumi di Sicilia che ha affermato: “Non possiamo più assistere a bandi pubblici che vedono penalizzati i distretti produttivi, introdotti nel 2005 in Sicilia. Ognuno deve fare la propria parte e questo vale per la politica ed il Governo regionale”. 

Per sintetizzare, dal confronto ciò che emerge è che la rete dei distretti produttivi è una grande opportunità per fare impresa e presentarsi competitivi sul mercato mondiale, i Clusters possono essere la chiave di volta per fare economia mettendo insieme tutti i soggetti legati dagli stessi interessi. Ma bisogna agire ora, senza perdere altro tempo. E né l’interesse, né la volontà sembrano essere mancate attorno ai tavoli a cui hanno preso parte i vari rappresentanti dei Paesi del Mediterraneo a vario titolo coinvolti. 

Francesca Landolina