Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

Champagne, il nuovo disciplinare apre al vitigno Chardonnay rosé

17 Ottobre 2025
Novità nel mondo degli Champagne Novità nel mondo degli Champagne

Con l’ingresso del nuovo vitigno il disciplinare riconosce adesso otto vitigni principali. E il gesto apre a nuove prospettive di stile

Da oltre un secolo la Champagne rappresenta una delle esperienze più affascinanti della viticoltura mondiale. È un territorio che ha imparato a resistere e reinventarsi: ha superato guerre, crisi, gelate e mutamenti del gusto, restando fedele alla propria idea di eleganza. Fin dall’inizio, la forza di questa regione è stata quella di saper conciliare regole severe e spirito d’invenzione. Oggi questo equilibrio si rinnova ancora, con l’ingresso ufficiale dello Chardonnay rosé tra i vitigni ammessi alla produzione.

Il 31 luglio scorso il Ministero francese ha, infatti, convalidato l’aggiornamento del cahier des charges, e nel disciplinare, accanto ai grandi protagonisti – Pinot Noir, Meunier e Chardonnay – compaiono ora anche Arbane, Petit Meslier, Pinot Blanc, Pinot Gris e un nome che incuriosisce: Chardonnay rosé. È una piccola aggiunta che, però, segna introduce importanti novità. Non cambia il volto della denominazione, ma ne amplia i toni, come un nuovo colore sulla tavolozza di un pittore.

Detto questo, va precisato che lo Chardonnay “in rosa” – per quanto studiato nei maggiori dipartimenti di enologia d’Europa, tra cui Geisenheim in Germania – non nasce in laboratorio, né è una moda recente. È una mutazione naturale, comparsa più di un secolo fa nei vigneti francesi, quando qualcuno notò che alcune piante di Chardonnay portavano grappoli con bucce sfumate di rosa. Da allora, la varietà è rimasta ai margini, quasi dimenticata, fino al suo ritorno ufficiale tra le uve di Champagne.

La buccia si tinge di un tenue rosa, ma i mosti restano chiari e danno vini bianchi. Il carattere è simile a quello dello Chardonnay classico, con sfumature più fruttate e un’acidità leggermente diversa. È una presenza discreta, che aggiunge complessità più che cambiamento.

L’aggiornamento del disciplinare non è isolato: rientra in una riflessione più ampia sul futuro della denominazione. Negli ultimi anni la Champagne ha dovuto confrontarsi con vendemmie sempre più irregolari, maturazioni anticipate e pressioni ambientali crescenti.

L’INAO ha così avviato una revisione che comprende anche la sperimentazione di varietà più resistenti, come Voltis, e l’adozione di pratiche agricole meno impattanti. Lo Chardonnay rosé, in questo quadro, è una risposta gentile: non una rivoluzione, ma un adattamento coerente con la sua lunga storia.

Non bisogna però aspettarsi un’ondata di Champagne di nuova concezione. Il vitigno rimarrà raro: pochi ettari, poche parcelle e molta curiosità. I produttori più attenti potranno inserirlo in piccole percentuali nelle cuvée, osservandone il comportamento in vigna e in cantina. Forse, col tempo, offrirà nuove sfumature aromatiche o una diversa capacità di reggere il calore delle annate più calde.

Più che un gesto tecnico, è un segnale culturale. Accogliere una mutazione antica significa riconoscere la vitalità di un patrimonio genetico e umano che non ha mai smesso di evolvere. In Champagne ogni cambiamento, anche minimo, diventa occasione per riaffermare la propria identità. E in questo senso l’ingresso dello Chardonnay rosé è un ritorno più che una novità: un frammento del passato che trova posto nel presente.

Fonti: Cahier des charges de lappellation dorigine contrôlee «Champagne» Homologue par larrête du 31 juillet 2025 Publie au jorf du 5 août 2025>

FP

Note sul vitigno: lo Chardonnay rosé è una rara mutazione naturale dello Chardonnay, riconoscibile per la buccia leggermente rosata che non incide sul colore del vino, ottenuto comunque da mosti chiari. Originario della Francia, probabilmente tra Borgogna, Alsazia e Champagne, si distingue per grappoli piccoli e compatti, maturazione leggermente più tardiva e profilo aromatico elegante, con note fruttate e una freschezza più morbida rispetto allo Chardonnay classico. Inserito nel catalogo varietale francese nel 2018 e ammesso nel disciplinare della Champagne nel 2025, unisce potenziale qualitativo e interesse agronomico, offrendo una sfumatura inedita di complessità e biodiversità alla famiglia delle uve bianche più celebrate al mondo.